
PIERFRANCO BRUNI
Non ci si perde in un bosco. Nel bosco si accoglie la luce passando attraverso le ombre. E dire che la metafisica la si vuole tramontata o oltre il crepuscolo degli dei. Ma è vigile nel cuore dell’uomo. Una parola che diventa Anima. Un sapere dell’anima come ha ben detto Maria Zambrano. Dopo Kant il naufragio sino alla leggerezza del pensiero e al relativo del vivere. Un superamento dell’inconsistenza dell’antropologia delle cose.

La prevalenza del Sacro definisce un percorso che ha come centro la dimensione spirituale. Ovvero Dio. Si incastra ciò in una ragione filosofante. L’incontro è tra mistero (quindi fede) e ragione poetica, ancora con la Zambrano. Ma la percezione fondamentale è riportare non l’uomo al centro, come antropos soltanto, bensì il sacro come valenza fondante dell’essere.
Pensare all’essere è dare appunto senso alla metafisica. Superare il male della leggerezza con una riflessione sulla vita come dono e come mistero in realtà divina. L’uomo muore in terra. Anzi finisce con il corpo. Ma il corpo non è tutto. Sarebbe troppo semplicistico far finire l’essere con il corpo.
L’essere è un labirinto che incontra non il superstizioso o l’antropologico umano bensì l’antropologico divino. La metafisica trova qui la sua grandezza e la sua definizione. Un importante metafisico è Vittorio Possenti che ha incastonato due punti di riferimento: “il realismo conoscitivo” e appunto “la metafisica dell’essere”.
Tutti elementi che il Rinascimento e l’Illumismo disconoscevano o trasformavano nel relativismo del reale.
Da Kierkegaard in poi la metafisica non può essere assunta come metafisica del reale. Ma come conoscenza della ricerca del Sacro. Hegel la impone come fenomenologia delle cose. Bisogna attendere Maritain per discutere di una tradizione che pone l’antitesi tra il male perenne e Dio e per poter affermare coraggiosamente che “Coloro che credono di non credere in Dio, in realtà poi credono inconsciamente in Lui, perché il Dio di cui negano l’esistenza non è Dio, ma qualcos’altro”.
Una visione chiaramente agli antipodi della posizione della “larvata filosofia” freudiana che impone il travestimento di Edipo dappertutto. Con queste posizioni faranno i conti gli anti metafisici che però lungo la loro strada devono superare il pensiero di Dio sino a Manlio Sgalambro, il quale però non nega la metafisica. Prende soltanto atto che dove finisce la metafisica inizia la consapevolezza del reale delle macerie e delle rovine. Il mondo è pessimo perché Dio muore. Ma Dio non muore. Nietzsche crea paradigmi proprio su questo. L’essere umano è tale proprio perché comprende il tragico dell’ecce uomo.
Il tragico non è privo di metafisica. Anzi. Il tragico comprende che l’esistenza di Dio è imperitura e non si ferma alla Croce soltanto. La Croce è tragedia metafisica che diventa rivelante cammino. Da Giovanni Gentile a Emanuele Serverino il viaggio gira intorno alla conoscenza e alla visione di Dio oltre il senso del logico. Possenti dirà: “Dobbiamo curare la mortale malattia del logicismo, culmine del razionalismo moderno che ha disseccato il rapporto con la vita”.
Se dovessimo finire come finitudine l’essere umano avrebbe senso del vivere stesse. Del vivere non come spirito ma come cosa, cose. Noi siamo altro in quanto anima. Siamo altro in quanto esseri metafisici. La Tradizione non è il ricordare o una antropologia del non dimenticare. È trasmissione divina.
La morte è un male in sé. La morte metafisica è superare questo male. Non una rimozione del reale. Ma una permanenza della trasformazione. Dio è conquista ci dice Sant’Agostino. Dio è attesa della luce nel bosco. Ci dice Maria Zambrano. Restare nell’ombra per percepire la luce. La metafisica è anche sapere accogliere questa misericordia. Perché l’uomo è Essere e mai astrazione.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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