Roma, 6 novembre 2023 – Lettera all’amico Roberto in quel di Palestrina, il quale rivolgendomi ammirazione esagerata e smisurata ma che, lo ammetto fa piacere, mi ha sollecitato ieri un commento sulla proposta di presunta riforma istituzionale del governo Meloni. Riconosco di non averla ancora letta e studiata ma sono molto scettico in quanto due proposte di riforma sui pilastri fondanti di un Paese liberale che vuole far parte del consesso civile, propedeutiche a qualsivoglia iniziativa, sono state sempre annunciate e mai realizzate.
D’altronde i “ governi” dal 1994 ad oggi, nelle mani degli eterni ed aspiranti leader da Berlusconi, passando per Dini, Prodi, Amato, D’Alema, Letta, Gentiloni, Conte, Monti, Draghi e per finire con Meloni, si sono insediati alcuni con l’intento di voler riformare il sistema giustizia ed altri il fisco e quelli più arditi addirittura entrambi.
Orbene nessuno di loro parrebbe abbia fatto nulla.
Gli incompiuti cantieri di riforma della giustizia e del fisco sono lì ad attendere. Sono trenta anni che si assiste a campagne elettorali basate su promesse sull’abbassamento delle tasse. Cosa buona e giusta ma, se con l’altra mano i partiti aprono i rubinetti della spesa pubblica per garantire le loro corporazioni del momento, ecco che tutto naufraga.
Le miriadi di sanzioni, di accertamenti e tant’altro posto in essere dallo Stato in questi 30 anni, non sembrerebbero abbiano avuto la forza di trovare prove nel dichiarare un cittadino “evasore. Questo dimostrerebbe debolezza ed inadeguatezza anche quando l’onere della prova apparirebbe invertita: non è il fisco che deve dare prova dell’evasione fiscale da parte del contribuente, ma è questi che deve provare di non averla commessa.
Tale principio è quello che fu adottato da una procura nell’anno del Signore 1992, secondo cui era l’indiziato di un reato penale a dover dimostrare la sua innocenza e non il procuratore a dimostrare la sua colpevolezza.
Anche l’ ex procuratore Nordio ci ha provato nel settembre scorso ma, intorno alla vicenda è caduto il silenzio.
Ormai, dopo 30 anni, la narrazione sul piano giudiziario e fiscale ci ha messi fuori dal consesso civile del mondo, valga per tutti una famosa frase di un notissimo ex vice procuratore ormai vergata nei tribunali, nelle radio e nelle Tv per cui, sul piano penale, non esistono innocenti ma colpevoli non ancora scoperti.
E per completare il quadro con lo scandalo cosiddetto “Palamara”, in cui si è avuta la prova provata del livello di nefandezze a cui si è arrivati nel gestire la giustizia, cosa è successo? Nulla!
Nel frattempo ogni tanto i due schieramenti politici, pari per deludente approccio al bene del Paese, si azzuffano come fra neo guelfi e neo ghibellini.