L’Albania. Dall’impero ottomano all’Unione europea. Il saggio di Roberto Rendina

L’Adriatico è un pezzo di Mediterraneo che segna il confine tra  Oriente e  Occidente. E un braccio  di mare di soli 75 km tra Otranto e Valona separa geograficamente  l’Italia  dall’ Albania,  “il paese delle Aquile”.

 Una terra in cui convivono etnie e minoranze interreligiose, un Paese che ha subito  il giogo della dittatura ottomana per oltre 400 anni, poi le guerre balcaniche e l’isolamento sotto l’ex dittatore comunista Enver Hoxha, che ha governato il paese dal 1944 al 1985.  Oggi  è in fase di crescita in un processo che  guarda all’Occidente con la speranza di vedere finalmente realizzato il percorso di adesione  all’Unione Europea.

Il saggio “L’Albania -dall’Impero ottomano all’Unione Europea” di Roberto Rendina, socio d’onore dell’Istituto per l’Oriente Nallino  e studioso delle culture orientali, ripercorre la storia albanese fin dai tempi antichi. Rendina conduce il  lettore nella storia dell’Albania  attraverso una narrazione appassionante, chiara ed esaustiva.  Nella prima parte del libro è presente un’analisi sintetica che inquadra  l’attuale profilo geografico, economico e demografico dell’Albania.

Rendina si sofferma sulla  tematica religiosa e il legame profondo e particolare con l’Islam. Nel Paese si intrecciano etnie e minoranze diverse (albanesi, greci, valacchi e rom), in un mosaico religioso composto da differenti culti  (cattolico, islamico sunnita, ortodosso, Bektashi).

Una popolazione eterogenea ma unita da un profondo senso di appartenenza nazionale, sentimento che si estende anche al vicino Kosovo e alla Macedonia del Nord.   “Un livello di coesione tra le popolazioni albanofone, un sentimento d’identità collettiva diffuso tra popolazioni che fanno parte di diversi soggetti collettivi organizzati in forma statale […]”.

L’autore pone l’attenzione  sui rapporti millenari con l’Italia, partner politico, commerciale ed economico impegnato nel processo di democratizzazione e modernizzazione del Paese. L’Italia ha accolto le popolazioni albanesi durante il corso dei secoli, come gli Arbereshe, la più antica popolazione albanese insediatasi nel Meridione e riconosciuta come minoranza etno-inguistica dallo stato italiano.

L’Italia ha  sempre sostenuto il processo di adesione nell’Unione Europea dell’Albania, membro della Nato dal 2009 e candidata ad entrare nell’Unione Europea. Ora Tirana è guidata da Bruxelles per il processo di recepimento di norme, procedure, regolamenti, standard europei. E si comincerà con la giustizia, la libertà di stampa, i diritti. Ma il processo di adesione deve avvenire anche per gli altri Paesi dei Balcani occidentali: “spesso a proposito dei Balcani, si usa l’espressione “buco nero”, spiega l’autore evidenziando la geografia post bellica di questi Paesi, con presidi militari e frontiere. Un equilibrio sottile, fatto di protettorati e retti da Autorità nazionali. “Se non si desidera che questo equilibrio si rompa- scrive Rendina- occorre dare seguito alle candidature dei paesi dei Balcani occidentali all’adesione dell’Ue…”per garantire “standard democratici e diritti essenziali” e “giungere all’effettiva pacificazione dell’Europa sottraendoli alla minacciosa influenza di potenze quali Russia, Cina, Turchia se non ostili, quanto meno in concorrenza con il progetto di costruzione della casa Europea”.

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