Le “Tre Età” tra le vie di Ostia Antica

“I beni archeologici e paesaggistici sono da noi custoditi e valorizzati e da consegnare alle nuove generazioni”. Questa massima è stata al centro della piacevolissima giornata che UniTre di Ostia Antica, capitanata dalla sua presidenteMaria Rosaria Naddeo, ha organizzato per le Unitre laziali, tra le vie archeologiche e naturalistiche della città.

La mattinata è corsa via molto velocemente presi tra gli squarci sempre sorprendenti della città antica, il cui prezioso recupero, in realtà, data solamente gli ultimi due secoli. La visita al Parco archeologico è stata guidata dal Direttore del Parco Archeologico di Ostia Antica, Alessandro D’Alessio, e dall’archeologo Alessandro Torrese.  Si tratta di uno dei parchi archeologici e naturalistici più grandi del continente. In Italia è secondo per estensione solo a Pompei, di fatto è uno dei più grandi d’Europa, perché si estende su una superficie di oltre 170 ettari di aree demaniali, di proprietà dello Stato, e su due territori comunali.  E’ situato nel territorio del Municipio X del Comune di Roma dove c’è appunto l’area principale, gli scavi di Ostia, che è da più tempo nota.  I primi scavi, come ha sottolineato Alessandro D’Alessio, iniziano alla fine del Settecento, alla quale segue una fase molto importante sotto il governo pontificio nell’Ottocento e, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, viene scavato quasi tutto quello che ora è in luce. “Ci sono ancora ampie aree non scavate, – ha detto – che non ci azzardiamo a scavare, perché già mantenere in condizioni minime quello che c’è in luce, non è semplice”. La vicinanza al fiume e al mare ha determinato la fortuna di Ostia che ha visto crescere la sua importanza nel corso del tempo. La sua prima destinazione è stata quella di un accampamento militare, il cosiddetto castrum, preposto alla difesa della città di Roma.

Ostia era anche legata allo sfruttamento delle salineche c’erano lungo la foce del Tevere. La presenza del sale era molto importante per i Romani poiché in epoca monarchica esso era la retribuzione dei soldati delle legioni romane. Il termine “salario”, utilizzato per definire la retribuzione di un lavoratore, deriva proprio dalla parola sale. Ostia diventò con il tempo uno snodo molto importante per il commercio. In particolare il porto era diventato un centro in cui arrivava il grano, successivamente destinato all’approvvigionamento di Roma, il quale, dopo il sale, era un altro bene fondamentale per la crescita di Roma. Come tutte le città romane, anche Ostia aveva il suo Decumano, la principale arteria stradale che percorreva la città da est a ovest; ed è proprio questo viale largo che conduce il visitatore agli edifici pubblici ed abitativi della città di maggiore interesse.

Ostia fu cinta da mura protettive e tre grandi porte, Porta Romana, Porta Laurentina e Porta Marina le quali assicuravano l’accesso alla città. I porti raccontano più di ogni altro elemento la storia e la vita del sito. Il porto che l’imperatore Claudio fece costruire nel 42 d.C., era di supporto a quello fluviale e a quello di Pozzuoli per approvvigionare di grano Roma. Si tratta di un porto artificiale collegato poi al Tevere per fare giungere le merci a Roma. Ostia visse un periodo di grande splendore, si riempì di depositi per i beni arrivati da ogni parte dell’impero e divenne sede di corporazioni di artigiani e mercanti. Al porto artificiale, che si riconduce all’epoca di Claudio, se ne aggiunse successivamente un altro di forma esagonale commissionato dall’imperatore Traiano, che, tra gli altri, aveva lo scopo di moltiplicare i punti di attracco per le navi.

L’area demaniale comprende essenzialmente una necropoli monumentale di età romana imperiale che, con oltre duecento edifici funebri con iscrizioni latine e disegni sui muri di particolare pregio, rappresenta nel bacino del Mediterraneo un esempio unico, per estensione e livello conservativo degli edifici, molti dei quali presentano intatta la facciata. I romani non potevano fare a meno di complessi termali, come i greci credevano nel potere curativo dell’acqua, questi luoghi benefici per la salute, è lo stesso concetto delle spa di oggi, per l’alternanza di caldo e di freddo. L’acqua calda, le saune e i massaggi venivano utilizzati per favorire il rilassamento e la guarigione. Le terme romane erano luoghi importanti, dove le persone si incontravano, intrattenevano rapporti sociali, si svagavano e si prendevano cura del proprio corpo.

 Le Terme di Nettuno costituiscono il più grande complesso termale di Ostia. La città era abitata da ricchi e poveri che vivevano insieme, negli stessi quartieri. Si trattava di persone di culture, religioni e professioni differenti. Troviamo quindi fastose domus decorate con mosaici a tessere, cortili, portici, pozzi, pavimenti di marmo, fontane, e le insule, gli attuali condomini, dove ai piani inferiori vivevano le classi basse del popolo, mentre ai piani superiori, nei comodi appartamenti, vivevano le classi medie della popolazione. Una città cosmopolita dove si incontravano commercianti, liberti, cristiani e pagani. In quanto melting pot culturale, crocevia di genti provenienti da ogni parte del Mediterraneo, Ostia è stato il luogo attraverso il quale sono penetrati a Roma culti provenienti dal Mediterraneo Orientale. Qui, più che in ogni altro sito archeologico, è attestata la presenza di numerosi luoghi di culti stranieri. Tra questi il più suggestivo, il Mitreo sotterraneo delle Terme, e la Sinagoga ebraica,la più antica rinvenuta nel Mediterraneo Occidentale.  Da menzionare anche le caratteristiche tabernae, gli antichi bar, che avevano un bancone di pietra con alcuni contenitori murati che conservavano legumi e tutto quanto potesse essere cotto rapidamente e mangiato o in strada o nella piccola sala interna. Infine, non poteva mancare lavisita all’antico teatro edificato sotto l’imperatore Augusto.

Nella vita dell’Impero Romano il divertimento e gli spettacoli teatrali erano quasi quotidiani e molto spesso gratuiti, in occasione di festività religiose o laiche; erano un modo per mantenere un buon rapporto tra i politici e la plebe e quindi non si pagava mai un prezzo troppo elevato.

Gli archeologi Alessandro D’Alessio e Alessandro Torrese hanno accennato alla differenza nei materiali e nelle strutture tra il teatro greco e quello romano. I teatri romani sono più o meno tutti uguali, costituiti da una cavea, un insieme di gradinate, divise in tre settori per ceto sociale, ima, media e summa, bassa, media e alta. Nella ima cavea trovavano posto i rappresentanti della classe sociale più alta. La media cavea era riservata ai cittadini e ai ceti agiati e la summa cavea raccoglieva la plebe e le donne. Sulla summa cavea c’era anche un portico colonnato con un muro di fondo pieno e delle colonne. E poi gli altri luoghi del teatro, l’orchestra, nella quale erano seduti i senatori e i personaggi pubblici che avevano finanziato lo spettacolo, i diversi accessi, il luogo dove avviene la scena, la fossa scenica e il post scaenium. I generi che venivano rappresentati, oltre alla tragedia e alla commedia, erano il mimo e la pantomima, un insieme di canti, danze e dialoghi salaci che ebbero molto fortuna a Roma.

Alle spalle del Teatro Romano di Ostia Antica si estende il Piazzale delle Corporazioni, un vasto spazio aperto in età antica circondato da un portico, che conserva oggi la sua celebre pavimentazione costituita da splendidi mosaici raffiguranti le principali attività commerciali della città ed alcuni dei mestieri legati all’attività portuale e marittima.

Nel primo pomeriggio il gruppo si è recato nel piccolo e suggestivo borgo rinascimentale di Ostia Antica, di origine medievale, appena fuori dagli Scavi, particolarmente apprezzato anche dai registi e scelto come location di set pubblicitari e cinematografici. “Sono ancora onorata con questa iniziativa di proseguire quella che è un’ammirevole tradizione con le Unitre laziali, – ha detto Maria Rosaria Taddeo – gli incontri culturali mirati allo scambio di esperienze e conoscenze con particolare attenzione a quello che è il filo conduttore che, da quindici anni a questa parte, lega tutte le Università del Lazio, vale a dire la tutela e la valorizzazione dei beni culturali di tutti i nostri territori, non solo quello di Ostia Antica. Noi oggi abbiamo aperto il nostro territorio, siamo stati felici e anche orgogliosi di avervi potuto mostrare questi tesori che sono racchiusi nel nostro Parco Archeologico con gli scavi e nel piccolo borgo che avete potuto ammirare entrando qui nell’episcopio, il borgo rinascimentale, dove avete potuto ammirare, anche solo dall’esterno, il Castello di Giulio II e la Basilica di Sant’Aurea”.

E’ importante ricordare che la città di Ostia è legata anche alla figura del dottore e santo della Chiesa cattolica, Agostino d’Ippona, che papa Giovanni Paolo II proclamò patrono della città. Egli visse 76 anni dei quali, il tempo trascorso ad Ostia fu di cinque o sei mesi, tutto il resto della sua vita lo visse perlopiù in Africa. Ad Ostia morì la madre di sant’Agostino, santa Monica, che era nel 387 si trovava nel luogo insieme a suo figlio, e trovò sepoltura dove sorge la Chiesa di Sant’Aurea. I suoi resti furono in seguito traslati ed oggi si trovano nella Chiesa di sant’Agostino vicino Piazza Navona a Roma. Nel De Civitate Dei, la sua opera latina nella quale difende il cristianesimo dalle accuse dei pagani ed esalta la salvezza dell’uomo, Sant’Agostino cita questo episodio e il miracolo dell’incontro con Gesù Bambino sulla spiaggia.

Nel pomeriggio le Unitre laziali hanno partecipato ad un convegno all’interno dell’Episcopio, nella Sala del cardinale Riario, che ospita alcuni notevoli affreschi di Baldassarre Peruzzi riportati alla luce da padre Geremia Sangiorgi negli anni settanta del Novecento, allora parroco di Ostia Antica, che ha visto come relatori il giudice Alberto Cozzella, già Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma e Presidente dell’Unitre di Civitavecchia, il Direttore del Parco Archeologico di Ostia Antica, l’architetto Alessandro D’Alessio, la dott.ssa Maria Ruffino, Consigliera nazionale dell’Unitre, Guglielmo Calcerano, Assessore ai Lavori Pubblici e al Patrimonio Municipio Roma X e il dott. Mario Falconi, Presidente del Municipio Roma X.

Nel suo intervento il giudice Cozzella si è soffermato sui diversi passaggi della notevole e complessa congenie normativa relativa ai beni culturali, partendo dall’art. 9 della Costituzione Italiana per approfondire quattro elementi concettuali: che cosa si debba intendere per beni cultuali, che cosa significhi promuovere lo sviluppo della cultura, in che cosa consista la tutela del patrimonio artistico e quali entità pubbliche o private siano gravate dagli oneri di cui sopra, cioè promuovere lo sviluppo della cultura e tutelare il patrimonio artistico.  Dall’articolo 9 che afferma “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione”, si è verificato un susseguirsi di norme nel tempo che pian piano hanno portato a un risultato, ma ci sono voluti settant’anni. In seguito a tutte le normative e specialmente il Codice della Tutela dei Beni Culturali e del Paesaggio, è stata varata una normativa, con Legge Costituzionale 11 febbraio 2022, terzo comma: “La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.   Il Direttore D’Alessio ha trattato il tema della biodiversità del Parco naturalistico di Ostia Antica sottolineando che mentre la tutela resta materia di legislazione esclusiva dello Stato, la valorizzazione è materia di legislazione concorrente; anche le Regioni, in quanto enti pubblici territoriali, concorrano alla valorizzazione e anche gli enti pubblici privati senza scopo di lucro hanno una potestà di intervento.

“Oggi è la festa delle Unitre – ha detto la consigliera nazionale Maria Ruffino – questo è il senso di questo convegno dedicato alle Unitre come protagoniste di questo risveglio civico, dell’etica collettiva a tutela dei beni culturali e della civiltà, perché questo è il nostro compito, la mission. Noi qui e nei nostri territori costituiamo delle reti comunitarie. La rete comunitaria è il modello di sviluppo delle nostre società, se vogliamo dare un contributo vivibile alle nuove generazioni. Significa partecipazione attiva, cittadinanza attiva, ma significa soprattutto diffusione della conoscenza e dell’informazione. La nostra è un’epoca caratterizzata dalla contesa tra barbarie e civiltà, noi possiamo avere un ruolo attivo e propositivo se con la conoscenza, con la lotta all’ignoranza, con la lotta alla disinformazione possiamo contribuire a che la barbarie non avanzi, a che la nostra civiltà si possa affermare e sviluppare per dare alle nuove generazioni un futuro vivibile e sostenibile”.  “Quindici anni fa – ha aggiunto – facemmo in questa stessa sede un analogo convegno con la partecipazione di cinque Università della Terza Età. Abbiamo pubblicato gli atti che poi abbiamo distribuito alle varie Unitre del Lazio. Oggi che cosa vogliamo fare? Vogliamo riprendere quel cammino, proseguire questa tradizione di sviluppo di una coscienza etica per noi e per le generazioni giovani. Il 5 giugno avremo tutte le scuole del Municipio X al Teatro Romano di Ostia Antica, perché la nostra mission è quella di diffondere non solo nella cittadinanza, ma soprattutto fra le nuove generazioni, il seme della cultura, della tutela ambientale”.

La consigliera Maria Ruffino ha quindi salutato i presenti lanciando una iniziativa, la proposta di celebrare questa giornata della tutela dei beni culturali e ambientali auspicando che possa diventare un appuntamento annuale, su questo filo rosso, un contiinuum, che unisce l’attività intrapresa quindici anni fa a quella di oggi e a quella che le Unitre faranno nei prossimi anni. Una giornata preferibilmente itinerante per esaltare la mission e il protagonismo dei territori anche a tutela della cultura tenendo sempre alta la bandiera che ha come logo distintivo le tre U di Universalità, Umiltà e Unità.

Francesca Maccaglia a destra di alcuni partecipanti all’incontro

Un salto nel passato, un’esperienza molto interessante in un territorio ricco di natura, storia, arte e cultura. Le Università delle Tre Età sono associazioni aperte a tutti, la loro frequentazione può aiutare a mantenere la mente attiva e acuta. È anche un ottimo modo per incontrare nuove persone, fare amicizia e possono aiutare a ridurre il senso di solitudine diffuso nella nostra era della post-globalizzazione.

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