Ted Cruz, è lui l’anti-Trump

I caucus del “super-Saturday” a Sanders e Cruz, le primarie ai frontrunner
Republican presidential candidate Sen. Ted Cruz, R-Texas speaks to potential supporters at the Londonderry Fish and Game club in Litchfield, N.H., Sunday, April 19, 2015. (AP Photo/Mary Schwalm)

Può davvero fermarlo? Questa la domanda che migliaia di sostenitori del partito repubblicano si stanno facendo in queste ore dopo l’esito del “super-Saturday” che ha visto il giovane Ted Cruz battere Donald Trup, mentre fra i democratici la notizia è che “Bernie” non molla. Il voto del primo sabato di marzo americano non ha però alterato in maniera molto significativa la corsa alla nomination dei due partiti. I sostenitori del GrandOld Party (GOP) hanno votato in quattro Stati (Kansas, Maine, Kentucky e Louisiana, oltre alle Samoa americane) ed è stata la volta di Cruz che ha vinto nei primi due e perso nei restanti con distacchi minimi, e Rubio? E’ andato malissimo al punto che l’irriverente Donald Trump – al termine della lunga serata di sabato – lo ha sollecitato a ritirarsi. Potere dei numeri, chissà, ma il magnate adesso sa che non è più così sicura la sua vittoria e inizia a “mordere” con più ferocia, politica s’intende. I democratici sono andati alle urne in tre Stati, Sanders si è accaparrato il Kansas e il Nebraska mentre la Louisiana è andata a Hillary che mantiene così un distacco importante dal suo (unico) inseguitore. Ma i dati del “super Saturday” sono positivi, come detto, soprattutto per Cruz – che dopo aver vinto in Iowa, Texas, Oklahoma e Alaska – ha confermato il suo status di unica alternativa praticabile a Trump, le speranze di Rubio rimangono legate all’unica possibilità di vincere in Florida il 15 di marzo. Secondo Trump: “Ted ha vinto qualche stato, ma non mi batterebbe mai in quelli grandi, come New York, Florida, New Jersey, Pennsylvania, California. Non vedo l’ora di scontrarmi solo contro di lui”. Gli analisti e i politologi statunitensi ritengono che Cruz stia effettivamente emergendo come unica alternativa possibile, lui è un conservatore molto legato al movimento del Tea Party e agli evangelici, spesso attaccato da Trump per via delle sue origini canadesi da oggi sarà il bersaglio numero uno del magnate, senza dubbio. Tornando infine ai democratici  le vittorie di Sanders in Kansas e Nebraska dimostrano che lui ha ancora una forte presa sull’elettorato liberal, che domina il Partito democratico in questi stati più conservatori, ma la Clinton ha vinto alla grande in Louisiana, lo stato che offriva più delegati, confermando il suo vantaggio tra gli afroamericani. Bernie dunque resta in corsa, ma con poche possibilità di riuscire davvero a fermare Hillary. In conclusione, al momento per i repubblicani Trump ha 384 delegati, Ted Cruz 300 e Marco Rubio 151, mentre Hillary troneggia per i democratici coi suoi – finora – 1130 delegati contro i 499 di Bernie Sanders.

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