Grecia: discorso del Presidente Juncker al Parlamento europeo

Dobbiamo discutere nel dettaglio cosa significhi rispettare il voto greco. Per questo motivo è importante capire a cosa i greci abbiano detto No

Questa sera avremo un’altra riunione del Consiglio europeo sulla Grecia.

Su questo argomento vorrei dire rapidamente qualche parola. Ho letto nella stampa tedesca che "Juncker è scomparso". Sconsiglio di rallegrarsi troppo presto. Non ho rilasciato dichiarazioni sul referendum greco né domenica sera né ieri. A volte dovrebbe essere consentito, e certe persone farebbero meglio a riflettere prima di parlare. Non sono scomparso, ma mi pronuncio per la prima volta sul referendum greco di fronte al Parlamento europeo. Questa è la casa della democrazia. Una rapida intervista sulla stampa non può sostituire un dibattito nel Parlamento europeo. Possiamo rispettare il Parlamento, o rilasciare in fretta una dichiarazione. Sono qui in Parlamento perché è qui che sono responsabile, ed è qui che debbo riferire. Vorrei anche chiarire quanto segue. Non insisterò su questo, ma voglio precisarlo come prima cosa. Il ruolo della Commissione europea nella gestione della crisi greca è stato pesantemente criticato in alcuni Stati membri, soprattutto in quelli in cui si parla la stessa lingua che sto usando adesso (il tedesco, NdT).

Se il Parlamento vuole una Commissione politica, la Commissione deve essere autorizzata a esprimersi su questioni politiche. In caso contrario, il Parlamento e gli altri avranno una Commissione fatta di alti funzionari. Io non sono un funzionario. Sono un leader politico, e trovo incredibile che tutti possano esprimere il loro parere sulla Grecia e sul futuro dell'eurozona ad eccezione del presidente della Commissione. Non sarò messo a tacere. Sono stato eletto per ricoprire questa posizione. E lo stesso vale, aggiungo immediatamente, per il Parlamento europeo e il presidente del Parlamento europeo. Il presidente del Parlamento europeo spesso partecipa alle riunioni del Consiglio europeo e presenta i sentimenti, le sensibilità e le opinioni del Parlamento, e lo fa in modo molto gradevole, sebbene non sempre altrettanto gradevole per tutti.

L’idea che il presidente del Parlamento europeo venga al Consiglio, faccia la sua presentazione, esca e tenga la bocca chiusa fino a quando non sarà nuovamente ammesso, è ridicola. Il Parlamento europeo non è una tigre di carta e deve esprimere pareri sulle questioni in gioco in Europa anche tra le riunioni del Consiglio europeo. E sono grato al presidente del Parlamento europeo che, pur non avendo sempre un mandato (anche io a volte non ce l'ho), a nome del Parlamento europeo ha partecipato alle discussioni, talvolta in modo deciso, talvolta forzando, talvolta in maniera convincente, e talvolta in modo illuminante. Il Parlamento europeo non è una tigre di carta e il presidente del Parlamento europeo non è uno zerbino. Deve fare quello che deve fare.

Questa sera dedichiamo un altro vertice europeo all'argomento Grecia. Si tratta di un’ottima decisione. Ora, tutti dicono che dobbiamo rispettare il voto dei greci. Io lo rispetto. Ma vorrei anche comprendere la scelta degli elettori greci, del popolo greco. È stato posto loro un quesito al quale è impossibile rispondere.

Dobbiamo discutere nel dettaglio cosa significhi rispettare il voto greco. Per questo motivo è importante capire a cosa i greci abbiano detto "no".  La maggioranza dei greci ha risposto "no" a una bozza di testo delle tre istituzioni, già superata nel momento in cui è stata sottoposta al voto. Fino a giovedì della settimana scorsa stavo negoziando intensamente con il governo greco, e il primo ministro greco sa bene che la proposta sottoposta al voto non era quella aggiornata.

Proprio per questo inviterò il primo ministro greco questa sera, come ho già fatto ieri notte, a spiegarmi il voto greco, perché la proposta sottoposta al voto non era più sul tavolo da tempo, e chi ha partecipato ai negoziati lo sa bene.

Non si tratta, dunque, di perdere tempo discutendo chi sia nel giusto. Dobbiamo mettere da parte il nostro piccolo ego – o, nel mio caso, il nostro grande ego, – e far fronte alla situazione che abbiamo dinanzi. E la situazione è che io ancora penso, e lo penserò sempre, è il mio appello ed è la mia volontà, che voglio prevenire l'uscita della Grecia dalla zona euro.

Voglio oggi, così come lo volevo ieri, prevenire una Grexit.

Non sono favorevole a una "Grexit".

Nell’UE c'è chi, apertamente o di nascosto, preme per un'espulsione della Grecia dalla zona euro.

Ho una certa esperienza di vita e la vita mi ha insegnato che le risposte semplici spesso sono sbagliate. Non sono favorevole alle risposte semplici. In Europa non esistono risposte semplici. Europa significa sforzarsi costantemente per trovare soluzioni di compromesso: questa è, e resta, la missione della Commissione europea.

Non voglio che la Grecia, la grande nazione greca, pensi che vogliamo buttar fuori il paese e il suo popolo dall’unione monetaria o dall’Unione europea. Nessuno dovrebbe voler espellere i greci.

Per questo motivo la Commissione europea farà il possibile per garantire che riprendano i negoziati con la Grecia.

Che tipo di Unione europea sarebbe quella in cui le persone smettono improvvisamente di parlarsi? Se le nazioni dell’Europa smettere di parlarsi sarebbe la fine dell'Unione europea. Credo che sia giunto il momento di ritornare al tavolo, con buon senso e comprensione, anche occasionalmente con passione, poiché senza passione non possiamo farcela.

Ero costernato quando la delegazione greca ha abbandonato i negoziati. Non è così che agiamo nell'UE. In Europa negoziamo fino all’ultimo momento utile. Il governo ellenico non l'ha fatto, ed è stato un grave errore.

Va da sé che dovremo nuovamente tornare al tavolo, come sempre facciamo in Europa, e cercare di trovare una soluzione. Non sarà possibile trovare le risposte immediatamente. Se troviamo oggi una soluzione, sarà ancora una volta troppo semplice.

Ma oggi intendiamo aprire la strada per rimettere a posto le cose, discutendo con reciproca comprensione e tolleranza.

Per fare questo, dobbiamo fermare immediatamente l'escalation della retorica.

Non accetterò — lo dico qui, nella casa della democrazia europea — che il governo greco definisca "terroristi" i rappresentanti delle istituzioni e, in particolare, mi rifiuto di accettare che siano definiti in questo modo la Commissione e il suo presidente. Non è così che ci si comporta in Europa.

Abbiamo dato il massimo, e la Commissione più di chiunque altro. Se tutti si fossero impegnati come la Commissione e il suo presidente non saremmo nella posizione in cui ci troviamo oggi.

Per questa ragione stasera dobbiamo incontrarci nuovamente, e faremo del nostro meglio per tornare sulla strada giusta, senza chiassose distrazioni retoriche, per raggiungere un consenso.

Con tutto il rispetto dovuto all'opinione espressa dal popolo greco, la Commissione vorrebbe sapere che cosa significhi questo voto. Mi dicono che non si tratta di un "no" all’Europa e non è un "no" all’euro. Non può essere un no alla proposta delle istituzioni perché quella votata è una versione già superata.

Vorrei pertanto un chiarimento dal primo ministro greco. La palla è nel suo campo. Oggi a Bruxelles il governo ellenico deve spiegare come intende avanzare in questo fallimento.

Da parte loro la Commissione europea e il suo presidente, sono disposti a fare tutto il necessario per raggiungere un accordo in tempi accettabili.

I greci e i cittadini europei possono fidarsi della Commissione.

Grazie!

 

Maggiori informazioni

La versione integrale del discorso del Presidente Juncker

 

* fa fede il discorso effectivamente pronunciato

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