Nel Canale di Sicilia si recuperano i corpi dei 700 immigrati naufragati il 18 aprile

La Marina Militare impiega veicoli a comando remoto del Gruppo Subacquei in grado di raggiungere quote profonde
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Immagine : Unità della Marina Militare nel Canale di Sicilia

Su indicazione della presidenza del Consiglio, sono cominciate il 29 giugno nel Canale di Sicilia le operazioni di recupero dei corpi dal peschereccio inabissatosi il 18 aprile scorso con circa 700 migranti a bordo. Lo rende noto la Marina Militare. Il recupero sarà effettuato con l’utilizzo dei veicoli a comando remoto in dotazione al Gruppo Operativo Subacquei in grado di intervenire a quote profonde.

La Procura di Catania che conduce le indagini sul naufragio del 18 aprile informa che “la documentazione raccolta e le valutazioni operate dal personale tecnico della Marina indicano l’esistenza sul relitto di danni alla prua e sulla parte anteriore sinistra della fiancata, derivanti probabilmente dall’urto con il mercantile” intervenuto per soccorrere i migranti.

Su richiesta della Procura di Catania, la Marina Militare ha messo a disposizione i cacciamine Gaeta e Vieste, insieme alla corvetta Sfinge, per le operazioni di ricerca. Il peschereccio affondato è stato localizzato a circa 85 miglia a nord est delle coste libiche, ad una profondità di 375 metri. Il relitto di colore blu della lunghezza di 25 metri, “è correlabile – sottolinea la Marina – con il barcone inabissatosi lo scorso 18 aprile”. La rilevazione del relitto è stata possibile grazie alle strumentazioni sonar ed il mezzo subacqueo Gigas in dotazione ai cacciamine.

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