La decisione di Trump un altro inganno per i curdi siriani

Il ritiro delle forze militari USA dalle zone curde del nord della Siria, in aggiunta all’offensiva turca fa svanire ancora una volta il grande sogno di uno dei gruppi etnici storicamente senza uno stato. La storia del popolo curdo- racconta strazi e tormenti alternati a brevi pause di speranza di indipendenza sempre bruscamente interrotte.

I Curdi ancora vittime di un inganno. A tradirli, gli Stati Uniti.  Il ritiro delle forze militari USA dalle zone curde del nord della Siria, in aggiunta all’offensiva turca fa svanire ancora una volta il grande sogno di uno dei gruppi etnici storicamente senza uno stato, da sempre in balia di sè stesso. La storia del popolo curdo, di origine indoeuropea di lingua vicina al persiano, stanziato nella attuale regione da circa duemila anni dove è vissuto principalmente di pastorizia e agricoltura, negli ultimi 50 anni in evoluzione con il formarsi di una élite colta nelle grandi città, racconta strazi e tormenti alternati a brevi pause di speranza di indipendenza sempre bruscamente interrotte.  

Dai primi del secolo scorso, i tradimenti verso il popolo curdo si sono intervallati periodicamente, quasi a ritmi regolari.

Il primo sogno di indipendenza svanisce quasi cento anni fa, quando per effetto del trattato di Sèvres del 1920, che oltre a sancire  la fine della grande guerra e dell’impero ottomano, ai Curdi sarebbe stato riconosciuto uno  Stato autonomo nell’altopiano del Kurdistan. L’accordo, insieme al principio di autodeteminazione dei popoli non venne rispettato e la delusione per questo popolo fu dolente. Un tradimento, il primo di una lunga serie che la gente curda non si sarebbe aspettata. Losanna fu la sede dell’inganno da parte di Francia, Regno Unito e Stati Uniti che non tennero conto di quanto deciso aSèvres tre anni prima, dando il via alla formazione di altri stati a vantaggio dei loro interessi geopolitici.

Così il popolo curdo fu parcellizzato in quattro entità differenti per eterogeneità territoriale: Turchia, Siria, Iraq ed Iran. Malgrado tutto i curdi non si arresero e continuarono a rivendicare la propria identità etnica che rimase inascoltata fino al 22 gennaio 1946, quando con la costituzione della Repubblica di Mahabad, in una piccola regione del Kurdistan iraniano, sembrava che il loro sogno d’indipendenza fosse stato appagato. Qazi Muhammad, forte dell’appoggio sovietico proclamò a Mahabad, in piazza Cuwar Cira (Quattro Lampade), la nascita della Repubblica e poco dopo fu eletto presidente.

La Repubblica, nella sua estrema fragilità si sentiva garantita e protetta dall’occupazione dell’Armata Rossa a nord dell’Iran. L’entità statale curda crollò presto, in occasione dell’accordo raggiunto dai sovietici per l’evacuazione dell’Iran, ottenendo in cambio una consistente  concessione petrolifera.

Nel maggio 1946, l’ Armata Rossa lasciò l’Iran e la situazione divenne rovente. Teheran si lanciò alla conquista della regione curda. Lo scontro tra Iran e Curdi fu impari così la Repubblica di Mahabad cedette nel sangue e il presidente Qazi Muhammad dopo un processo sommario fu impiccato all’alba nella stessa piazza che aveva visto la proclamazione della prima Repubblica curda.  

Sofferenze e delusioni continueranno ad accompagnare il popolo curdo che nel 1978 si ritrova al centro di un conflitto contro Ankara. Alla cruenta guerriglia si aggiungerà il genocidio avviato da Saddam Hussein negli anni ’80 durante il conflitto tra Iran e Iraq, dove saranno trucidate oltre cinquemila persone.   

Pochi anni dopo, altro spargimento di sangue per la gente curda in rivolta contro una repressione cruenta ordinata da Saddam durante la Guerra del Golfo nel 1991.Gli Stati Uniti anche se non totalmente, inganneranno i Curdi. Il secondo imbroglio Usa in loro danno Usa sarà mitigato da una azione che li salverà dai raid aerei. L’accordo per la no-fly zone durerà fino al 2003.

Segue la guerra civile in Siria iniziata nel 2011. La Turchia inizia a combattere il regime siriano di Bashar al Assad sciita finalizzato ad instaurare un regime islamista sunnita. I curdi siriani vengono visti dal governo turco come una minaccia alla sicurezza nazionale del paese e considera le milizie armate curde, YPG (Unità di Protezione Popolare), un gruppo terroristico per le vittorie contro l’Isis. Alla fine del 2014 la situazione si complica per l’ingresso degli Stati Uniti nella lotta contro l’Isis che per decisione dell’allora presidente Barack Obama, si allearono con i curdi siriani le cui milizie avevano messo in campo abili strategie nella conquista dei territori invasi dall’Isis. Questa alleanza interpretata dai curdi siriani una garanzia nella causa per la creazione di uno stato curdo autonomo dal stato centrale siriano, incrinò i rapporti tra Turchia e Usa entrambi alleati e membri della NATO. Le ostilità del governo turco contro i curdi si intensificarono. I carri armati turchi penetrarono nel nord della Siria, a ovest del fiume Eufrate, prendendo il controllo di alcuni territori assoggettati dall’Isis, battendo sul tempo le forze curde siriane nella conquista di quelle aree. La Turchia sostenuta dall’Esercito Libero Siriano nel 2018 si impossessò della città di Afrin, controllata da due anni dai curdi siriani, la vincente operazione militare si estese anche sulla zona nord della Siria che da allora, insieme ai territori ad ovest del fiume Eufrate, è soggetta al governo di Erdogan. Le aree ad est rimangono dominate dai curdi siriani.

La decisione presa domenica da Donald Trump, viene definita ‘tradimento’ nei confronti dei curdi siriani che negli ultimi anni hanno appoggiato gli Stati Uniti nella guerra contro l’ISIS. Soltanto in agosto era stato firmato un accordo che stabiliva una zona cuscinetto ‘safe zone’ divisoria tra le forze militari turche e quelle curde ed anche il ritiro di queste ultime dai distaccamenti di confine.  

Così stava andando, i curdi in agosto avevano già avviato la ‘ritirata’ dalle aree stabilite in cambio di sicurezza e protezione Usa.Invece  la variazione di programma ,annunciato dal presidente degli Stati Unitiil 6 ottobre, diretto al ritiro delle truppe militari dalle zone curde del nord della Siria, secondo gli analisti, rappresenta l’ultimo inganno per il popolo curdo costretto ancora una volta  a rinunciare al sogno indioendentista. 

Un grave errore politico, così è stata criticata la decisione di Trump, da molti politici repubblicani e dall’amministrazione del governo.

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