Libia, Isis rivendica l’attentato contro l’accademia di polizia di Zliten

Secondo al Arabiya i morti sarebbero circa settanta
epa04487788 Destroyed cars at the scene of a car bomb explosion near the Egyptian embassy in Tripoli, Libya, 13 November 2014. Two car bombs exploded outside the vacant embassies of Egypt and the United Arab Emirates, the official news agency Lana reported. The attack at the Egyptian embassy injured two guards and destroyed a number of vehicles. No injuries were reported at the UAE embassy. Islamists and allied militias who control Tripoli have accused Egypt and the UAE of aiding forces loyal to the internationally recognized rival government, based in the eastern city of Tobruk. EPA/STR

C’è lo zampino dei miliziani dell’Isis dietro l’attentato all’accademia di polizia libica presso Zlitan, circa settanta morti il bilancio provvisorio in costante aggiornamento. A riferirlo è l’emittente televisiva al Arabiya che cita fonti mediche. La città libica, a circa 175 chilometri ad est di Tripoli, è l’ennesimo teatro di una guerra condotta in maniera cinica dei miliziani del califfato che, prontamente, hanno rivendicato l’attentato.

Il colpo è stato sferrato tramite un camion-cisterna imbottito di tritolo e guidato da un kamikaze contro un nutrito gruppo di reclute che stavano svolgendo un corso di addestramento per “Guardia costiera” e lotta contro l’immigrazione clandestina. Un chiaro segno di come i vertici dell’Isis lucrino anche su questo.

Proprio i miliziani della sezione libica hanno rivendicato l’attacco kamikaze che si aggiunge in questi primi giorni del 2016 ad altre poco incoraggianti notizie legate al terrorismo, Parigi oggi e Corea del Nord ieri. La cosa più preoccupante, tornando all’attentato, è stata la totale mancanza di coordinamento tra le forze libiche, mentre è in corso un’offensiva lanciata lunedì dai gruppi jihadisti vicini all’Isis per prendere i porti petroliferi di Ras Lanuf e Sidra, i maggiori della Libia.

Secondo alcune fonti della sicurezza nella città di Agedabia ci sarebbero almeno sei depositi di petrolio in fiamme nei due terminal, assediati dalle forze dell’autoproclamato – è bene ricordarlo – califfato nero.

Tutti questi attacchi, uniti all’offensiva multipla in corso nell’area, confermano l’intensificazione della presenza dei jihadisti in Libia che stanno approfittando del conflitto politico in corso tra i governi di Tobruk e di Tripoli per insediarsi in un’altra area “calda” del continente africano.

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