25 aprile 1945 – 8 settembre 1943

La liberazione e l'eccidio di Cefalonia

Festa della liberazione…

25 aprile 1945 gli italiani conquistano il diritto di essere popolo, di decidere senza pressioni e oppressioni, di dare voce ad ogni parte, ad ogni singolo membro di tutte le comunità.

Un liberazione agognata, voluta, desiderata, conquistata a suon di fucile, sangue e battaglie, con vittorie e sconfitte, con persone e personaggi illustri o meno, che ne hanno scritto ogni singolo istante.

Mi piace, comunque, oggi, ricordare che la liberazione ha avuto l’esplosione con il 25 aprile, ma storicamente, italicamente, era iniziata molto prima.

Vorrei, oggi, fare luce anche su una parte della storia che, purtroppo, troppo spesso viene poco considerata: l’eccidio di Cefalonia.

Una strage, una tragedia, con protagonista un giovane esercito italiano che alla data dell’ 8 settembre 1943, giorno dell’armistizio di Cassibile, che aveva sancito la cessazione delle ostilità tra Italia e anglo-americani, si ritrovò a dover combattere contro l’esercito tedesco che ne chiedeva il disarmo.

La maggior parte dei militari facevano parte della divisione Acqui, ma erano presenti anche finanzieri, Carabinieri ed elementi della Regia Marina stanziati, tra l’altro anche a Corfù che ne ospitava un presidio.

Furono ingenti le perdite durante la battaglia e dopo la resa, quando, non paghi ancora del sangue versato, i “vinti” furono massacrati e deportati…

Una resistenza che si è battuta per il Paese per cui aveva giurato fedeltà, una resistenza fatta di giovani vite, precursori e sostenitori di una lotta che sarebbe durata ancora per molto tempo.

Vorrei dedicare a loro la liberazione, a loro e a tutti coloro che, ancora adesso, combattono e sono la “resistenza” vera di questo Paese. Perché voglio credere che ancora oggi, come allora, ci siano giovani e meno giovani che hanno nel cuore la Patria, giovani e meno giovani che non si accontentano di quello che gli viene detto o accuratamente servito, che non si lasciano facilmente “comprare” dal comodismo diffuso di uno Stato malato e preda di arrivisti e politicanti. Perché voglio ancora credere che un domani, non così lontano, ci sarà ancora la LIBERAZIONE e, finalmente, dalla foschia e dall’annebbiamento dei sensi, ci risveglieremo e saremo ancora e sempre una Nazione, saremo, finalmente orgogliosi di essere ciò che siamo, orgogliosi di essere italiani.

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