Ferrovia Roma Nord, una sortita al centro. C’era una volta la Cap…

Roma,28 ottobre 2023 – Questo articolo nasce da una mia sortita un paio di mattine fa, di buonora al centro di Roma. Per poter arrivare ho lasciato la mia vettura al parcheggio della stazione di Montebello a nord di Capitale. Molto funzionale per la verità perché consente di posteggiare l’auto ed utilizzare il treno facente funzione di metropolitana fino al piazzale Flaminio, in pieno centro storico della capitale.

Da molto tempo non utilizzavo questa opportunità ma è stato come scendere agli inferi ed osservare non il declino ma la voragine nella quale è finita Roma. Trascurando i soliti drammatici problemi irrisolti dei rifiuti e delle strade piene di buche mi sono calato in quello dei trasporti ed ho usufruito dei servizi della “ferrovia Roma Nord” così è chiamata. Una breve storia ci fa scoprire che essa fu inaugurata nel lontano 1932 per collegare la città di Viterbo a Roma per complessivi 102 km ed è suddivisa in due tratte: la tratta urbana, quella da me utilizzata con 15 stazioni, è di 12 km e svolge il servizio di metropolitana. Il parcheggio è un’ottima idea ed è efficiente tranne per la pavimentazione completamente sconnessa per cui, al passaggio della propria vettura, si sente il rumoreggiare delle mattonelle che non sono più incollate alla strada. Inoltre ho evitato di parcheggiare lungo i muraglioni che separano i tre piani del parcheggio in quanto dalle pareti sono venute giù almeno il 50% delle maioliche che coprivano il muro e, per evitare danni alla mia auto, ho parcheggiato lontano da esse.

Sceso in stazione ho trovato un convoglio, come si può vedere dalla foto di copertina, completamente verniciato da sedicenti artisti che, di notte, entrano nei depositi e si sbizzarriscono coi loro verniciatori spray, uno spettacolo orripilante. Mi chiedo ma nei depositi non ci sono telecamere di controllo e vigilanza?

Salito a bordo c’era un lerciume abbastanza diffuso e i vetri, oltre ad essere stati verniciati dagli “artisti”, erano afflitti da una sporcizia a dir poco storica. Anche qui nel bilancio della società ferroviaria per caso ci sono fondi per ditte che sono addette alle pulizie delle carrozze?

Sono riuscito a sedermi ma dalla fermata successiva c’è stato un vero e proprio assalto tipo “Forte Apache” per cui il treno diviene stracolmo di gente. Fra di loro c’erano molti studenti e studentesse, molte persone di origine asiatica che andavano a lavorare ed un discreto numero di lavoratori romani.

Una cosa accomunava il 90% della mandria di “deportati” sia quelli seduti che quelli in piedi sballottolati dai sussulti, dalle frenate e dalle ripartenze: tutti avevano gli occhi incollati al cellulare. Quattro ragazzi seduti dietro di me facevano una guerra atomica con un video gioco con commenti ad alta voce, altri sentivano musica con le cuffiette e cliccavano in continuazione, altri invece cliccavano in modo continuo ed ossessivo. Tutti insieme hanno smesso allorchè siamo arrivati a piazzale Flaminio. Sceso dal treno mi sono avviato all’uscita e invece della piazza vi ho trovato una “Casbah” nella quale la fortezza era rappresentata da molte bancarelle che vendevano cianfrusaglie di vario genere, ma quella presa quasi letteralmente d’assalto da molte signore era una molto grande che vendeva abbigliamento femminile usato a partire da € 2,90. Il tutto condito da grida e richiami in un romanesco abborracciato di un magrebino a cui le donne rivolgevano richieste varie. Una foto precisa della situazione economica in cui versa il paese.

Attraverso per fortuna illeso le mischie fra le varie bancarelle e mi accingo ad usare le strisce pedonali del Viale del Muro Torto per arrivare a piazza del Popolo. Ebbene non ci crederete c’è un semaforo affollatissimo che dà il verde ai pedoni dopo diversi minuti visto l’intenso traffico veicolare, ma quello che attende i poveri pedoni è lo scorrere dei pochi secondi che concede ai bipedi che devono attraversare. È una vera e propria corsa e come facciano gli anziani e i portatori di handicap a passare in quella manciata di secondi resta un mistero.

Attraversato le strisce in tempo ed illeso entro in piazza del Popolo e decido di fare colazione ad un famoso bar del posto, ordino un caffè ed un cornetto integrale. Risposta: “sono finiti gli integrali”, al che replico: “ma non sono nemmeno le 8 e già sono finiti?”, a tale domanda non ottengo nessuna risposta. Mi incammino per via del Babbuino e posso sbirciare alcune belle vetrine di negozi ancora tutti chiusi finchè arrivo a piazza di Spagna che, nonostante sia presto, è già assalita dalla moltitudine di turisti che praticano in modo convulsivo il Duck face ovvero il modo di usare un’espressione facciale con le labbra unite. A quel punto mi sono sentito come il marziano di Italo Calvino. A quell’ora erano già aperti i caldarrostai gestiti da decenni da un’unica società che, in regime di un particolare monopolio, vendono le castagne al modico prezzo di 90 centesimi l’una.  

Mi faccio largo tra la folla di turisti fotografi di sé stessi sulle scalinate di Trinità dei Monti e quando arrivo alla fine evitando sporcizie varie sulla destra attaccata ad una parete scorgo una targa, potete vedere in foto, con data 1664 emettente una grida con la quale si intimava di non buttare immondizie, pena 20 scudi di multa. Non so se sia stata fatta propria dal Comune di Roma in quanto non c’era nessuno che controllasse.

Scorrendo il tablet scopro che le pessime condizioni della metro che mi aveva condotto in centro, le era valso il secondo posto del satirico Trofeo Caronte di Legambiente nel 2015 come peggiore mezzo di trasporto pubblico in Italia, preceduta solo dalla Ferrovia Roma-Lido.

In queste condizioni è ridotta Roma in quanto da un trentennio buono nessun governo della città è stato in grado di gestire la normale e civile amministrazione della capitale.

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Raffaele Romano, nato a Napoli vive a Roma, è un giornalista e scrittore di Storia contemporanea. Attualmente collabora con “Paese Italia Press.it” “La Freccia Web.it”, “Pensa Libero, La voce di New York”, con “L’Avanti on line” e col “Nuovo Giornale Nazionale”. In passato ha collaborato con l’Avanti per diversi anni, al quotidiano economico finanziario Ore 12 poi ha diretto Events Karate la rivista della federazione internazionale di Karate, ufficio stampa del Sindaco Roma ecc. Aver avuto per docenti all’università il prof. Renzo De Felice, Gaetano Arfè e Gabriele De Rosa e aver fatto la tesi in storia contemporanea col prof. Francesco Malgeri lo hanno forgiato nella costruzione di una “visione storico contemporanea” capace di guidarlo su quanto ha scritto in articoli e saggi. Durante la crisi pandemica Covid-19 ha avuto tempo e modo per mettere mano a tutta la documentazione che aveva accumulato in diversi anni e ricostruire empiricamente le interferenze straniere nella politica interna dell’Italia in un arco temporale che va dal 1941 al 1994 con la pubblicazione de “Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA”. Mentre “Il Sindacalismo italiano visto dalla CIA. Dal fascismo alla Guerra Fredda” appena terminato, invece, è il sequel redatto avvalendosi del FOIA statunitense che gli ha consentito di poter accedere e pubblicare documentazione desecretata dai precedenti “Top Secret” per il periodo che va dagli anni ’30 agli ’80 del secolo scorso. In passato ha pubblicato una biografia storico politica su Giacomo Matteotti, il piano sanitario per il Lazio, un’inchiesta sulle italiche corporazioni: “I furbetti della penisola” ecc. Il suo lavoro storico si basa su vari documenti desecretati di diplomatici, servizi di intelligence, Dipartimento di Stato, Casa Bianca, interviste, articoli e Commissioni parlamentari di indagini italiane e straniere e tant’altro. Ha avuto grosse esperienze professionali nel settore bancario per 15 anni ed anche una grossa esperienza politica. Ovviamente tifa Napoli!

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