Arriva la Politica Agricola Comune 2023-2027, la parola chiave sarà ‘ecoschemi’

CIA: E’ urgente il piano strategico nazionale

La Politica Agricola Comune 2023-2027, la PAC, si avvia ad una riforma che renderà l’agricoltura europea più equa e sostenibile. La CIA- Agricoltori Italiani, in una nota stampa, ha lanciato l’invito a “un lavoro serio con il Piano strategico nazionale per salvaguardare la competitività delle imprese agricole” grazie all’intesa raggiunta tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue. L’attenzione ambientale sarà il faro regolatore e la riforma sarà strutturata secondo tre pilastri: green, lavoro e condizionalità sociale. La PAC non finanzierà gli agricoltori che non onorano i diritti contrattuali dei dipendenti. Questa la svolta cruciale. Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha espresso grande soddisfazione a proposito. Slow Food non è invece entusiasta considerando sacrificata l’agro-bio-diversità.

Per l’Italia l’accordo vale circa 34 miliardi fino al 2027, che salgono a 50 considerando anche il cofinanziamento nazionale dei fondi per lo sviluppo rurale. Complessivamente il 15% in meno in termini reali rispetto alla passata programmazione secondo le stime di Confagricoltura, a fronte di un taglio medio Ue del 10 per cento’. Ora la sfida sarà definire entro l’anno il Piano strategico nazionale, in accordo con le regioni, per l’attuazione della riforma e l’attesa per i famosi eco schemi e la loro applicabilità. Le risorse assegnate alla nuova Politica agricola comunitaria subiranno quindi una riduzione del 9% circa. Cia Agricoltori italiani considera indispensabile fare in modo che la diminuzione degli aiuti rispetto all’attuale programmazione possa essere controbilanciata e integrata da altre politiche e fondi Ue e l’utilizzo del NextGeneration Ue.

Ricordiamo che la PAC impegna il 39% del bilancio Ue e da tre anni si attendeva una soluzione alle questioni sul tavolo soprattutto nella direzione di una spinta innovativa, aggravata dallo stato di emergenza globale. Il cuore dell’accordo, come riportano diverse testate, ruotava intorno ai circa 350 miliardi di finanziamenti europei al settore agricolo fino al 2027. Il compromesso raggiunto prevede innanzitutto che un quarto (il 25% contro il 30 chiesto dall’Europarlamento e il 20 proposto dal Consiglio) degli aiuti diretti riconosciuti agli agricoltori sarà vincolato al rispetto di buone pratiche ambientali, nell’ambito di un menu fissato a livello Ue che i singoli Stati membri dovranno poi adeguare ai piani strategici nazionali.

Nei primi due anni di applicazione del nuovo sistema ‘la percentuale potrà scendere di cinque punti percentuali- emerge dall’accordo- ma sono stati fissati rigidi criteri per l’utilizzo a livello nazionale delle somme non richieste dagli agricoltori. Il 15% degli aiuti potrà essere destinato al sostegno di singole produzioni con pagamenti legati cioè ai prezzi. Gli Stati membri, inoltre, dovranno varare un pagamento redistributivo a favore delle aziende di minore dimensione, per un ammontare pari almeno al 10% della dotazione complessiva per gli aiuti diretti’. La partita quindi è anche molto nazionale.

“Ora l’Europa può essere più forte di fronte alle sfide post pandemia e l’agricoltura dei Paesi membri più in grado di guardare con ottimismo al suo ruolo da protagonista della transizione ecologica”, hanno dichiarato dalla CIA- Agricoltori Italiani sottolineando come green ma anche garanzia di reddito potranno camminare insieme. “Almeno il 60% delle risorse saranno dedicate a una nuova architettura verde, con il 25% delle risorse del I pilastro da destinare agli eco-schemi. Sarà, inoltre, inglobata nella Pac anche la dimensione sociale, la valorizzazione di una Pac rivolta anche alla collettività e ai lavoratori, senza ostacoli e aggravi burocratici”. Come? Dal 2025, con vincoli ai finanziamenti per le aziende che non rispettano le regole sul lavoro e saranno multate le imprese che non rispettano i contratti e alcune normative europee sul lavoro.

“Non è più rinviabile- ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino- la definizione del Piano strategico nazionale che permetta agli agricoltori italiani di essere all’altezza del cambiamento che gli si richiede, che mostri nei fatti di riconoscere le specificità del settore e le sfide oggi spinte da emergenza sanitaria e climate change”.

*Foto da pressKit ANBI

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