L‘annuale discorso di Juncker sullo stato dell’Unione europea

Temi trattati immigrazione, crescita economica, Brexit, copyright, disoccupazione e investimenti

Immagine: L’intervento di Juncker a Strasbnurgo

 

di Redazione

Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha tenuto mercoledì 13 settembre, al Parlamento europeo di Strasburgo,l'annuale discorso sullo stato dell'Unione toccando vari temi tra cui immigrazione, Brexit, accordo sul clima, crescita economica, unificazione di Cipro, internet e copyright, disoccupazione e investimenti.

"Un anno fa – ha esordito – avevo detto che la situazione nell'Unione europea lasciava a desiderare, non c'era abbastanza Europa e non c'era abbastanza unione nella Ue. A un anno di distanza questa constatazione in Europa resta. La Ue non è in gran forma. Sono cambiate tante cose. Possiamo parlare di crisi esistenziale e dire inoltre che l'ambito in cui cooperiamo insieme è ancora troppo piccolo”. L'integrazione europea non deve piegarsi agli interessi degli stati-nazione in Europa non può diventare un meltingpot incolore, ha sostenuto il presidente dell’Esecutivo Ue, scagliandosi contro il pericolo di populismo.

"Tenere un discorso europeista qui non è così difficile, ma tutti devono fare discorsi europeisti nei loro parlamenti nazionali. Dire sì con entusiasmo a Bruxelles e poi fare finta di non aver partecipato è il contrario di quello che definisco coerenza. Non dobbiamo più menare per il naso i cittadini europei. Li dobbiamo guardare negli occhi: sono stufi di lotte interne e menzogne. Si aspettano risultati e attuazione di quanto decisivo", ha detto chiamando in causa la coerenza degli Stati membri.

Non è mancato naturalmente un riferimento alla Brexit: "Rispettiamo e allo stesso tempo ci rammarichiamo della decisione del Regno Unito, ma la Ue in sé non è a rischio. Saremmo felici se la richiesta di lanciare l'articolo 50 avvenga il prima possibile", ha detto, in linea con quello che i leader europei sostengono da giugno, ovvero che si avvii il prima possibile la procedura di uscita, per non creare ulteriore instabilità all'Europa.

Juncker ha poi toccato l'aspetto della disoccupazione, dei diritti sociali e delle divisioni interne. "La disoccupazione è ancora troppo alta e l'ingiustizia sociale continua, nonostante siano stati creati 8 milioni di posti di lavoro", ha detto, e poi ancora: "Propongo un programma positivo per i prossimi 12 mesi, che saranno decisivi, se vogliamo superare le divisioni tra est e ovest che si sono aperte in questi ultimi mesi. Li dobbiamo superare se vogliamo dimostrare al mondo che l'Europa esiste".

 

 

 

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