Tutto è diventato muto. Anche il mio cuore

Il tempo raccoglie memorie dietro gli angoli della vita. Diventano ricordi. Immensi richiami a una età che frantuma giorni dopo giorni. Cammino lungo i viottoli.

C’è vento tra i passi che percorro cercando immagini e segni di un paese che non è più il paese dell’infanzia. È pur sempre il mio paese. Qui ho casa. Ho radici. Ho eredità.

Nonostante abbia vissuto più tempo altrove resto legato a questa gente, al caffè dal sapore d’antico e al profumo dei camini che sbuffano ombre e nebbia. I miei tre alberi non ci sono più. Anche mia sorella è diventata un’aquila in volo come mio padre e mia madre.

Le parole hanno assenze che sfiorano un distacco indelebile. Una assenza carnale che non consola alcuna vicinanza spirituale. È vuoto. Si sente l’incolmabile vuoto nelle stanze, nei rumori, nelle voci. È il silenzio che occupa lo scenario di tutte le storie. Le storie. La storia. Noi siamo storia? Non lo so. Siamo destino. Forse sì. Ci portiamo dentro un destino che intreccia l’oblio e la vita di colma di solitudine. Immensa.

Mia sorella in un battito d’ali di un istante si è messa in viaggio. Non so verso quale isola. Ci sei Cristo a convincermi di cosa? Io cristiano nolente o volente, ma il vuoto è un assurdo che si trasforma in un abisso. Passa il tempo. Soltanto per chi ricorda. Per chi non c’è più si ferma in un attimo irremovibile che segna tutti i passaggi possibili.

Piero e Giulia erano il filo che intrecciava la luna al tramonto e l’alba al mattino. Ora Piero scende le scale e non conta più i gradini. Per tante volte che li ha contati li ha addirittura dimenticati. Piero non ha tristezze. Malinconie tante e nostalgie infinite. Come passa il tempo e in ogni ruga si contano le macerie di un’esistenza.

Piero è invecchiato e non nei capelli o nelle pieghe del corpo. È invecchiato anche nell’anima. Giulia è scomparsa nel momento in cui non sarebbe dovuta sparire come un’aquila in volo. La solita aquila che si riposava sulla palma del giardino.

Il mio paese è fermo tra le dita. Mio padre e mia madre sono una foto ingiallita. Mia sorella non risponde più al telefono.

Tutto è diventato muto. Anche il mio cuore.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, è direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Recentemente, con decreto del Ministro della Cultura, è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“.

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