Roma. Riapre l’Accademia di Francia con “I Peccati” di Johan Creten

Dal 28 aprile al 23 maggio le porte dell'Accademia di Francia riaprono al pubblico per la proroga della mostra "I peccati" di Johan Creten. L'esposizione è visitabile anche il sabato e la domenica e sono previste visite guidate sia in italiano che in francese.

Roma- Inaugurata il 15 ottobre 2020, l’esposizione “I Peccati” presenta le opere di Johan Crete, scultore fiammingo con sede a Parigi, è curata da Noëlle Tissier ed è organizzata dall’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici con il sostegno delle gallerie Almine Rech e Perrotin. Dopo tre mesi di chiusura, la mostra, che avrebbe dovuto concludersi a fine gennaio, è prorogata fino al 23 maggio.

Johan Creten si è distinto fin dagli anni Ottanta per l’uso innovativo della ceramica. Oggi è considerato una figura di spicco del suo rilancio nel campo dell’arte contemporanea. Un ulteriore aspetto della sua opera è l’uso virtuoso del bronzo nella realizzazione di sculture monumentali, di cui un importante esempio, “De Vleermuis – Il Pipistrello”, presentato nei giardini di Villa Medici. Con I Peccati, Creten raccoglie per la prima volta in Italia un insieme di 55 opere in bronzo, ceramica e resina che dialogano con le opere storiche di artisti come Lucas Van Leyden (1494-1533), Hans Baldung (1484-1545), Jacques Callot (1592-1635), Barthel Beham (1502-1540) e Paul van Vianen (1570-1614), ai quali Creten si è ispirato.

Di questa esposizione lo storico dell’arte Colin Lemoine dice: “Con Johan Creten, i peccati non sono sette di numero. Sette, questa cifra implacabile, pari al numero dei sacramenti nella Bibbia e dei colli di Roma. Qui, i peccati sono infiniti e illimitati, inesauribili.
Non sono numerabili, ma solo designabili. I peccati non sono tutti capitali, essi possono essere imperiali, imperiosi, periferici, insidiosi, insignificanti, invisibili. Sono sempre al disotto del calcolo e del linguaggio.


I sette peccati capitali valgono poco a confronto della bassezza, la barbarie, la noia, la mutilazione, il rimpianto, la melanconia ed il terrore, in breve, la vita. Così, le sculture di Johan Creten non hanno nulla a che vedere con la morale o la sanzione, la ghigliottina o la censura. Esse parlano dei peccati, parlano della vita che infonde desiderio e dolore, speranza e pena, lussuria e collera, amore e morte, Eros e Thanatos.
Parlano della vita anfibia, tra Stige e Paradiso. Parlano della vita pulsionale, quando i cuori battono, quando i serpenti si attorcigliano, quando si spiegano le ali, quando si aprono le vulve, quando si sposta la tenda ed appare infine la verità nuda, quella Medusa ipnotica.
Il peccato non sarà poi in fondo la forma stanca della purezza? Non indica forse la nostra condizione di uomini estremamente fallibili? Il peccato non è forse, per riprendere le parole di Victor Hugo, una meravigliosa “gravitazione”?

La riapertura al pubblico dell’esposizione “I Peccati” è accompagnata dalla pubblicazione del catalogo in tre lingue (italiano, francese e inglese). Questo volume di riferimento offre un’immersione nell’opera di Johan Creten, scultore fiammingo, e include dei testi inediti degli storici dell’arte Colin Lemoine, Nicolas Bourriaud e le fotografie di Gerrit Schreurs.

Immagini: De Vleermuis, 2019 e Desert Storm, 2014-2015 – Creten Studio & Gerrit Schreurs

Stampa Articolo Stampa Articolo