Napoli, Il Teatro San Carlo dedica un’opera a Leopardi

Celebrazioni Bicentenario de L’infinito:Dalle polizzine, gli indici dello Zibaldone nasce l’opera di Eugenio Gilberti

Immagine di copertina: Fabio Corvatta Rosanna Purchia Eugenio Gilberti

 

Il Teatro San Carlo di Napoli ha omaggiato Giacomo Leopardi, dedicando al grande Poeta l’opera di Rossini  “Ermione”, nell’ anno delle celebrazioni per i 200 anni dalla composizione de “L’Infinito”.

Alla presenza di Fabio Corvatta, Presidente del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, la Sovrintendente Rosanna Purchia e il Direttore Artistico Paolo Pinamonti si sono aperte le rappresentazioni de l’“Ermione”, nel ricordo della recente scomparsa del pro nipote del Poeta recanatese il conte Vanni Leopardi, venuto a mancare qualche giorno fa.

La celebrazione parte da un dato storico il 23 gennaio del 1823 al teatro argentina di Roma dove Giacomo Leopardi viene conquistato da “La donna del lago” di Rossini (di cui ne parla entusiasta in una lettera al fratello Carlo )  su libretto di Andrea Leone Trotta, lo stesso librettista di Ermione, entrambe le  opere sono state  presentate a Napoli il nel 1819 l’ anno della composizione de “L’infinito”.

In occasione della celebrazione partenopea è stata presentata l’opera di Eugenio Giliberti realizzata a “sei mani” con i giovani musicisti Michelangelo Pepe e Stefano Silvestri dal titolo “Teorica delle arti, lettere ecc. da “Voi siete qui / vico Pero / Giacomo Leopardi / progetto di artista abitante”

Il pittore Eugenio Giliberti partendo dagli indici (polizzine) con i quali lo stesso Giacomo Leopardi  ci orienta per “navigare” nell’“immenso scartafaccio” del suo monumentale “Zibaldone di pensieri” ha realizzato un dispositivo teorico che consente di stabilire una corrispondenza tra frequenze cromatiche e frequenze sonore, grazie all’aiuto dei musicisti  Stefano Silvestri e Michelangelo Pepe  è stata   tradotta in suoni la composizione cromatica di “teorica delle arti, lettere ec.” ricavandone una sinfonia elettronica di 18 minuti.

Quei numeri mi avevano colpito – ha detto l’artista Eugenio Giliberti – “mi tornavano alla memoria come immagini, ho realizzato una serie di quadri – dipinti involontari – in cui le cifre da 0 a 9 sono rappresentate da altrettanti colori che si dispongono in piccoli quadrati nella superficie della tela secondo l’ordine degli indici. Il più grande di questi dipinti rappresenta l’indice “teorica delle arti, lettere ec.”

L’opera è parte del “progetto di artista abitante”, progetto di arte pubblica che si pone l’obiettivo di accendere i riflettori sui luoghi leopardiani della città di Napoli, sul piccolo triangolo urbano, tra Via Santa Teresa, vico Pero, vico Noce e vico Cimitile, per riavvicinare gli abitanti, alla “loro” storia e renderli custodi fieri di essa come di propria storia familiare. Un progetto che culminerà nella trasformazione dell’immobile di vico Pero 2, ultima casa di Giacomo, in una grande installazione artistica.

 

 

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