“Anche da un punto di vista laico il pettegolezzo è un’arma letale. Le parole come dice Andrea Cammilleri sono pallottole. Sul web la bugia o la maldicenza rischiano di diventare fatti certi perché s’inncesca la pericolosissima catena rumor-gossip-notizia”. Intervistato dalla giornalista Gaia Giorgetti del diffusissimo settimanale F (Cairo Editore) a pagina 16 nella rubrica “Un fatto, due opinioni” nel numero in edicola da poche ore, il sociologo Francesco Pira professore di comunicazione e giornalismo all’Università di Messina commenta l’anatema di Papa Francesco contro i chiacchieroni: “Sono come i terroristi, buttano la bomba e fuggono, ma le loro parole possono uccidere. Non sanno il male che fanno: la lingua è come un’arma.
Il professor Pira si confronta sul settimanale femminile con Padre Enzo Fortunato, giornalista e direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi e del mensile San Francesco Patrono d’Italia.
“Tutto ciò che è indiscrezione –sottolinea Pira nell’intervista- si trasforma tragicamente in news: il pettegolezzo diffuso in rete diventa vero, anche se dopo viene smentito. L’appello di Bergoglio è importante, perché mette l’accento su un problema drammatico, la rete espande su una scala di proporzioni enormi quella che un tempo era la spettegolata al bar tra amici. Sono atti di terrorismo il cyberbullismo, il sexting, le fake news. Pensiamo a Tiziana Cantone che si è uccisa perché è stata denigrata da chi ha messo in rete un suo video privato. E quanti ragazzi vengono presi di mira sui social? Il trauma ci sono esposti è drammatico e i colpevoli si nascondono dietro l’anonimato”. Alla domanda se il Pontefice con il suo anatema ha fatto centro, il sociologo Pira risponde: “Si è un grande comunicatore e ha saputo scegliere le parole e il momento giusto: il pettegolezzo sul web è come una bomba o un attentato”.
Molto diretto Padre Enzo Fortunato che alla domanda della giornalista Gaia Giorgetti che chiede gli antidoti al pettegolezzo risponde:“Silenzio e preghiera. Ci aiutano ad accorgerci del rammarico di chi ha sbagliato”. Il sacerdote di Assisi ha anche ricordato: “Sul web la chiacchiera si trasforma in calunnia, l’offesa vola. Abbiamo sottoposto ai colossi di internet la Carta di Assisi con dieci principi, per primo rispettare l’altro: non scrivere quello che non vorresti fosse scritto su di te. Chi tradisce il comandamento viene meno alla sua umanità”.