La condizione delle donne in Iran

La “rivoluzione” femminile nel regime iraniano

Le limitazioni imposte alle donne iraniane sul piano della loro libertà espressiva e femminile, rappresentano una negazione del loro essere, in violazione assoluta dei diritti umani. La condizione della donna, sottoposta nel corso degli ultimi quarant’anni a sostanziali mutamenti, nell’attualità del nostro tempo ha subito un’azione fortemente discriminante. Malgrado diversi articoli della Costituzione iraniana vigente dal 3 dicembre 1979 stabiliscano pari dignità sociale per tutti, dunque pari diritti per uomini e donne, la Repubblica Islamica in forza della legge della Sharia dispone trattamenti abusanti verso le donne. A partire dall’abbigliamento, al taglio dei capelli, all’educazione, fino alla scuola. È recente la nuova proposta di legge diretta a penalizzare le donne che mostrano i capelli. La proposta punta a punire le trasgreditrici, negando loro l’accesso a servizi fondamentali come i trasporti. Attualmente il mondo femminile è costretto dal regime iraniano, repubblica islamica presidenziale teocratica, a una serie di proibizioni che fanno tornare il paese agli anni precedenti il 1960 e il 1970, dove le riviste di moda mostravano copertine uguali a quelle dei paesi occidentali, modelle in minigonna e tacchi alti, oggi queste immagini appaiono lontanissime.

Le donne hanno l’obbligo di indossare chador e hijab, la polizia religiosa ha l’obbligo di arrestare ragazze e donne con un abbigliamento considerato sconveniente. Non possono cantare se non insieme a un uomo, non possono ballare e non possono assistere a manifestazioni sportive negli stadi se giocano degli uomini, non possono viaggiare all’estero da sole e sono anche discriminate nelle eredità. Sono obbligate a nascondere il più possibile le forme del corpo anche a scuola, altrimenti soggette a reclusione da 10 a 2 mesi, pena che può essere sostituita da una multa, l’esilio, il licenziamento, il divieto di essere assunte in un posto di lavoro. Le donne lottano con una vera e propria rivoluzione per far rispettare i propri diritti, per chiedere uguaglianza, l’accesso al sistema d’istruzione superiore e universitario svincolato dall’hijab. Il 16 settembre 2022 la morte della ventiduenne Mahsa Amini a Teheran si diffonde in tutto il mondo. La ragazza era stata accusata di portare l’hijab in maniera non corretta, le notizie riportano che la giovane era stata condotta in caserma e poi trasportata in ospedale in stato di coma, le autorità riferiscono morte per cause naturali, ma questa versione non convince l’opinione pubblica e gli osservatori internazionali. Il popolo scende nelle piazze e iniziano le proteste, ovunque le donne si sfilano il velo dal capo e gridano il loro dissenso. Ma la repressione del regime è feroce, chi viene arrestato viene brutalmente picchiato e condotto a morte. In questo modo si cerca di intimorire i manifestanti. Tuttavia, le donne e le ragazze sono ancora in prima linea nelle rivolte popolari, continuando le proteste per sfidare decenni di discriminazioni e violenze, sfidando le leggi e le autorità perché i diritti delle donne sono diritti umani.

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