La maternità da Francini a Rihanna, se il pancione è un lusso da Superbowl

La psicoterapeuta: La nostra società non offre strumenti, politica non pensa a futuro.

Roma – Il pancione rosso fuoco di Rihanna ha illuminato il palco dell’half time del Superbowl. Una maternità sfoggiata a colpi di effetti speciali, passi di danza e fuochi d’artificio. Un’immagine ben diversa dalla culla vuota portata sul palco di Sanremo da Chiara Francini, l’attrice fiorentina che attraverso il testo di Nicola Borghesi ha parlato invece di una maternità a volte sfuggita, a volte cercata, ma mai raggiunta. Una maternità sfiorita mentre il tempo della maturità è trascorso inseguendo l’obiettivo di un lavoro stabile e soddisfacente.

Se Rihanna rappresenta la donna-star che può tutto, anche ballare con il pancione su una piattaforma sospesa in aria, con gli occhi del mondo puntati addosso; per la donna comune portata in scena da Francini, divisa tra il lavoro e il desiderio di diventare madre, il tempo passa senza che il presente trovi risposte. E la culla resta vuota.

Secondo la psicoterapeuta Anna Maria Nicolò “oggi la maternità è diventata ormai una conquista, un lusso. La nostra società non aiuta le donne”. Intervistata dalla Dire, la psicanalista spiega che al modello patriarcale tutto incentrato sullo sfruttamento riproduttivo della donna, si è sostituito un modello in cui la donna è potenzialmente libera di lavorare, diventare madre e avere una vita soddisfacente. Ma è una scelta illusoria. “Oggi la donna può scegliere, ma questa scelta non è mai libera. Prima la donna-madre in una situazione di sudditanza, aveva intorno a sè la famiglia, che la aiutava tramandando di generazione in generazione quelle informazioni fondamentali per chi è diventata madre da poco- spiega la psicoterapeuta- oggi quel contesto famigliare non c’è più, e per fortuna. Ma non c’è neanche la società, ad aiutare le donne. La società contemporanea avrebbe dovuto offrire alle donne gli strumenti indispensabile per potersi affermare nella vita privata e lavorativa. Ma non l’ha fatto. Per questo la maternità è ancora un lusso di poche donne che possono permettersi un lavoro e un figlio”.

Per le altre, il più delle volte la scelta è di rinunciare a una delle due cose. E spesso per chi sceglie di essere madre, la conseguenza obbligata è la rinuncia al lavoro. “La cosa più importante è rispettare la libertà della donna- spiega Anna Maria Nicolò- le donne dovrebbero essere libere di scegliere, o non essere costrette a scegliere. Ma oggi sempre più donne scelgono di restare a casa e non lavorare. Se è una decisione libera, va bene. Ma se è una scelta obbligata, con il tempo sviluppa una frustrazione che poi ricade sul piano dello sviluppo neuropsicologico del bambino. E intanto la politica si occupa pochissimo di questi temi, trascurando l’individuo del futuro. Non offre gli strumenti perché la donna possa mantenere la sua dimensione di madre e di donna con un lavoro soddisfacente”.

Da “Agenzia DIRE”

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