Il Premio Nobel per la medicina 2020 al tempo del Covid-19

Ai virologi Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice scopritori del virus dell’epatite C, assegnato il Premio Nobel per la medicina 2020. A renderlo noto l’assemblea di Stoccolma che stabilisce i vincitori del prestigioso riconoscimento

È in questo anno fortemente provato dalla pandemia, durante il quale l’importanza della ricerca medica per la società e per l’economia mondiale è diventata fondamentale, che viene assegnato il premio più prestigioso al mondo a Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice, i tre virologi che negli anni ’80 hanno scoperto il virus dell’epatite C. Nel periodo in cui il mondo si trova ancora impegnato a combattere un nuovo virus con una serie di vaccini in fase di sperimentazione, il riconoscimento assume una valenza fortemente simbolica dimostrando come la guerra contro i virus sia spesso molto contraddittoria. Infatti mentre si spera nella stessa risoluzione per il Covid-19, la battaglia contro l’epatite C si può definire ormai un caso di successo. Per la prima volta nella storia la malattia è curabile e non è lontano, secondo gli esperti, il momento in cui l’epatite C verrà eradicata.

Il lavoro dei tre premiati dunque ha contribuito a spiegare una delle principali fonti di epatite trasmessa dal sangue, che non poteva essere spiegata dal virus dell’epatite A e B e la loro scoperta ha essenzialmente eliminato l’epatite post-trasfusionale in molte parti del mondo.

L’annuncio è stato dato come ogni anno dal Karolinska Institutet di Stoccolma in Svezia, in diretta via Internet e social network. Poche le presenze in aula a causa delle restrizioni imposte dal Coronavirus e per la prima volta nella sua storia anche la cerimonia di premiazione in programma all’inizio di dicembre sarà virtuale.

Fino alla fine degli anni 70 erano noti solo due virus che potevano colpire il fegato, quello dell’epatite A, che ha una fase acuta e viene trasmesso da acqua o cibi crudi non puliti, ma che non ha effetti a lungo termine, e quello dell’epatite B, trasmesso dal sangue e che invece tende a cronicizzarsi e, se non curato, può causare epatiti e portare anche la morte. Ma una volta identificati questi due virus, gli scienziati, fra cui lo stesso Alter, si accorsero che molti pazienti che ricevevano le trasfusioni continuavano ad ammalarsi di epatite.

Fu proprio Alter che negli anni ‘70 dimostrò che il sangue di questi pazienti poteva trasmettere la malattia alle scimmie e dato che non poteva trattarsi né di epatite A, né di epatite B, doveva trattarsi di un altro patogeno. Qualche anno dopo, fu Houghton che riuscì a identificare il genoma di un nuovo tipo di virus, che battezzò epatite C, mentre fu Rice, alla fine degli anni ’80, a dimostrare che questo nuovo virus della famiglia dei Flavivirus era proprio capace di causare la malattia.

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