La Spagna è lo specchio sul passato dell’Europa: PSOE al 29%, Vox raggiunge il 10% ed entra in Parlamento

Vincono i socialisti, la destra fa un grande scivolone ma i fascisti (definiti oggi come “ultradestra”) guadagnano i loro primi seggi

Madrid – Dopo la tornata di elezioni politiche, in Spagna si è avvertito un forte sospiro di sollievo. I socialisti del PSOE guidati da Pedro Sànchez guadagnano il 29% (121 seggi) e diventano il primo partito spagnolo. A questi si aggiungono i 42 seggi, insperati fino a pochi giorni fa, di Unidas Podemos, la coalizione di Pablo Iglesias. Sarà necessario attendere quindi le trattative dei prossimi giorni (o mesi, diremmo in Italia), per capire se il Governo sarà di matrice socialista o comunque spostato verso l’ala progressista del Parlamento. Servono infatti almeno 176 seggi per avere la maggioranza in Spagna, quindi dovranno essere fatti dei compromessi.

Il partito che riceverà probabilmente più avances sarà quello degli Indipendentisti (Erc), guidato da Oriol Junqueras che nonostante il piccolo deficit di essere attualmente carcerato, ha ottenuto 15 seggi.

Dall’altro lato della barricata, si è registrato un clamoroso flop della destra storica. Infatti, la campagna politica che prevedeva il ribaltamento dei ruoli e il ritorno del PSOE all’opposizione (per 15 anni consecutivi il PP ha infatti governato con Josè Maria Aznar) si è dovuta scontrare con la paura e il distacco del popolo verso prese di posizione forse troppo conservazioniste.

Il primo partito di matrice destroide rimane quindi il Partito Popolare (PP) con il 16,7% e 66 seggi. Pochi rispetto alle aspettative e al di sotto delle più nefaste previsioni: il leader, Pablo Casado, alla vigilia delle elezioni aveva definito una grave sconfitta scendere al di sotto degli 80 seggi.

Stesso finale amaro anche per Albert Rivera e il suo partito, Ciudadanos, 15,8% e 55 seggi. A pesare sono stati soprattutto i pochi voti ricevuti dalla parte “centrista” della popolazione.

Il flop “a metà” è stato invece quello del partito di ultradestra Vox che sfonda il muro del 10% e conquista i suoi primi seggi (24) in Parlamento. Infatti da una parte ci si aspettava un ribaltone più incisivo dopo la grande campagna politica messa in atto da questo partito ultraconservazionista. A proposito, ultimamente si utilizza questo prefisso “ultra” per indicare tante cose o meglio per evitare di indicarne di alcune divenute, forse non per molti, un tabù. Ma porre ultra prima di destra non significa altro che indicare una sorta di fascismo. Poi può definirsi “neo”, malinconico, reazionario o che dir si voglia, ma il succo resta bene o male lo stesso.

Ed è proprio su questo punto che si vuole calcare la mano. Infatti, come sottolineato da Julia Navarro, affermata scrittrice e giornalista spagnola, “purtroppo la Spagna non è diversa dagli altri paesi europei. Come si spiega l’estrema destra in Germania, in Olanda, in Italia e nei paesi nordici? È un fenomeno che si sta producendo a livello globale.”

È innegabile d’altronde che la destra negli ultimi anni abbiamo conquistato i cuori (o meglio gli stomaci) di una gran fetta della popolazione europea. I discorsi populisti contro lo straniero, sul patriottismo e il nazionalismo ricordano in parte quel che avvenne a inizio del secolo scorso, il c.d. secolo breve. Ma ancor prima l’ascesa del Vox in Spagna, ricorda parecchio l’Afd in Germania e soprattutto la Lega in Italia. L’inizio non è mai grandioso. Infatti anche la Lega, prima di eliminare la sua dicitura “Nord” fluttuava sul 3% e alle prime elezioni da sola “Lega” conquistò proprio il 10%. Poi in pochissimo tempo è diventata primo partito italiano, quasi senza accorgersene. Basando la propria campagna politica sulla pura e semplice paura dello straniero. A proposito, breve excursus, i clandestini in Italia sono diventati dai circa 500.000 prima delle elezioni politiche ai 90.000 attuali, stabili dal 2015 (cit. proprio del Ministro Salvini di qualche giorno fa). A sottolineare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, l’ipocrisia di questa matrice politica e dell’inconsistenza delle proprie idee e dichiarazioni (e permettete l’inciso, dell’ingenuità – odio/paura del diverso – del popolo italiano).

Tornando all’ascesa neofascista in Spagna, quel che spaventa è appunto questo comun denominatore con Italia e Germania. Non a caso furono le tre principali dittature di destra dello scorso secolo e le tre forme principali di fascismo europeo (franchismo, fascismo e nazismo – parole diverse per indicare un ideale molto comune). Da questo asse esplose il secondo conflitto mondiale che distrusse il XX secolo, riducendolo a pochi decenni. Non è intenzione tirare quindi le somme e dichiarare impudentemente l’arrivo di una terza grande guerra. Quel che è certo però è che l’odio richiama altro odio e la voglia di conflitto sta emergendo nella popolazione. Soprattutto proprio quei popoli che tanto hanno sofferto per le dittature fasciste e dei quali si credeva che non potesse mai più tornare qualcosa di simile, si dimostrano deboli e facili a ricadere nei soliti errori. A non comprendere la storia. Un esempio su tutti? Questo fine settimana si è inscenato ancora l’anniversario (il 74°) della morte di Benito Mussolini a Predappio, con simboli, cori e inni nostalgici. E ancora gli striscioni esposti a Milano da un gruppo ultras con su scritto Onore al Duce. D’altronde il calcio è anch’esso specchio della realtà e del pensiero di un popolo, anche se solo di una piccola frangia. Proprio Salvini twitta molto sullo sport e sulla sua fede milanista e attacca poi i gruppi ultras definiti solo una piccola minoranza rispetto al grosso del pubblico che tifa in modo positivo e corretto. Ecco! Spero valga lo stesso per l’Italia e per l’Europa. Spero che queste ondate di fascismo e di xenofobia tornino a ridursi al pensiero di pochi e non rispecchino quello di intere popolazioni. Spero che i partiti politici di ultradestra o qualunque altro nome fantoccio adoperino, vengano osteggiati e combattuti per incitamento all’odio. Spero tanto che questo nuovo secolo e forse millennio non venga definito tra qualche decennio ancora come breve, troppo breve per tutti noi.

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