Dall’uomo dal pensiero perduto non si rinasce. Dal mistero forse. Da Zambrano a Sgalambro

La filosofia ha risposte? Sul piano epistemologico potrebbe averle. Sul piano esistenziale non può e non deve...La perdita di senso è il mettere insieme la Ragione e il Mistero. Se siamo credenti ci tocca la provvidenza nel cerchio del sacro. Se non lo siamo la "perditenza" scava voragini. Un massacro. Chi avrà il dono di svegliarsi domattina capirà. Chi non si sveglierà è un precipitato. Un enigma? Forse. O semplicemente l'assurdo che divora l'uomo del pensiero...

La perdita di senso è una ricerca di orizzonte del limite. O una ricerca della memoria di orizzonte. Contraddizioni in termini non solo filosofici che giungono nel momento in cui l’età si fa avanti e ti chiede i consuntivi. La Ragione vuole consuntivi. La Metafisica va oltre le ragioni e domanda se i legami tra il tempo e la memoria hanno toccato il fondo dell’essere.

Non è affatto vero che attraverso queste demarcazioni è possibile trovare la consapevolezza, la comprensione, la conoscenza. Noi siamo ricercatori o cercatori di conoscenza o ci affidiamo al mistero? Maria Zambrano mi ha insegnato che bisogna abitare il mistero dentro le conoscenze. Manlio Sgalambro pone le premesse di una rappresentazione che Nietzsche ha collocato in quell’aldilà del bene e del male che ha come riferimento il teatro della nascita della tragedia.

Questo per dire che la ragione pur trovando una ragione speculativa non può restare da sola senza fare I conti con il tragico. Con l’età siamo un po’ tutti tragici. Il tragico si lega a due punti nodali dell’esistenza: la malinconia e la nostalgia. Il trattino che unisce è l’esilio. Ovvero la solitudine.

Occorrerebbe saper vivere nell’esilio se siamo veramente uomini stranieri nel tempo. Chi lo abita con le età e con la memoria scivola inesorabilmente nel ricordo. Perché abbiamo ricordi? Perché abbiamo mancanze, assenze, vuoti. La filosofia delle mancanze è una ambigua simbologia dell’erranza. L’errante è solo. Ma forse legge la profezia come sostanza del superamento. Perché è errante? Perché vuole vedere cosa c’è oltre il deserto. L’esilio è la sopravvivenza nell’isola che si porta dentro. Come uscirne fuori?

Non bisogna rincorrere l’aurora. Bisogna restare nel bosco e non cercare. Forte qui è la lezione della Zambrano. Una lezione che comunque bisogna comparare con l’esperienza. Sgalambro non offre a sua volta alcuna porta e corridoi all’età e quindi al tempo. Mai nostalgia mai ricordare. Accettare la morte di tutto. Dico morte. Non fine.

La filosofia ha risposte? Sul piano epistemologico potrebbe averle. Sul piano esistenziale non può e non deve. La morte è un fatto naturale. La fine (dico fine) di tutto non è un dato naturale. Avvisto l’orizzonte ma vedo soltanto delle immagini lineari confuse. Mi trovo su un balcone a spazio aperto e osservo. Cosa percepisco nel vedere? Una vastità fino ad un punto limite. Poi non vedo altri. Immagino soltanto. Cosa ci resta allora? L’immagine e l’immaginario.

Infatti i nostri occhi sono puntati sull’immaginario che proviene da un’immagine. Cosa mi potrebbe venire incontro? Un pensiero infranto nell’onirico. Forse qui si potrebbe inserire la ragione del vivere o la ragione di esistere in un esistente che si cattura con il pensiero soltanto. L’età ci rende semplicemente degli intrusi. Estranei. Stranieri. Folli. Siamo dei caduti dal caos o dal labirinto.

La perdita di senso è il mettere insieme la Ragione e il Mistero. Se siamo credenti ci tocca la provvidenza nel cerchio del sacro. Se non lo siamo la “perditenza” scava voragini. Un massacro. Si riescono a raccogliere macerie in rovina. E poi? Chi avrà il dono di svegliarsi domattina capirà. Chi non si sveglierà è un precipitato. Un enigma? Forse. O semplicemente l’assurdo che divora l’uomo del pensiero.

L’uomo che perde in fondo è l’uomo che sa vincere. La filosofia è pensare la distruzione con ironia sapendo che il mondo e il tempo sono campi del tragico. L’uomo del pensiero perduto è l’uomo che pensa e sa che la sola ragione non può bastare. Dalla ragione non si rinasce. Dal mistero forse. Ma rinascere ha un significato nel significante? La speranza ha un atteggiamento religioso. La disperdanza ha l’atteggiamento della dispersione o della disperazione.

Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Presidente Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.Archeologo già direttore del Ministero Beni Culturali, Direttore responsabile del Dipartimento Demoetnoantropologico, Direttore Responsabile unico della Biblioteca del Ministero dei Beni Culturali. Membro Commissione Premio Internazionale di Cultura per l’Antropologia presieduta da Luigi Lombardi Satriani, decano dell’antropologia contemporanea Ordinario Sapienza Università di Roma. @riproduzione riservata

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