Una mostra della plastica sugli arenili, ecco ‘l’Archeologia da spiaggia’

La mostra apre le porte domani alle 12 a Napoli

Il mare non è solo la consuetudine, che vale per quasi tutti, del costume e del sole. Il mare è bello sin da queste giornate soleggiate e ventose, il mare è bello per leggere, e, chi l’avrebbe mai detto, per realizzare da rimasugli di plastica e residui erosi dal tempo, installazioni artistiche e opere da ammirare. Domani 28 aprile a Napoli (ore 12, sale della Stazione Neapolis del Mann) sarà presentata alla stampa la mostra “Archeologia da spiaggia” di Maurizio Finotto. Nell’esposizione, a cura di Melania Rossi, come fa sapere una nota degli organizzatori, saranno raccolte diverse installazioni, realizzate dopo dieci anni di ricerca sui litorali italiani: le opere di Finotto sono state create con gli oggetti di plastica portati dal mare sugli arenili.

Verranno riproposti artificialmente gli habitat dei singoli oggetti di plastica dopo la risacca del mare e accostamenti con i manufatti archeologici, videoinstallazioni, ma anche parallelismi tra le iscrizioni epigrafiche e quanto rimane scritto sugli oggetti di plastica. Se si vuole sensibilizzare alla cura del mare e all’attenzione alla sostenibilità si vuole anche far riflettere sul valore del tempo e dello spazio che nel mare perde la percezione che siamo abituati ad avere piedi a terra. Le onde restituiscono oggi oggetti datati e provenienti da luoghi lontanissimi. E la plastica diventa magari scialuppa di qualche storia dimenticata almeno oggi.

Capitò qualche anno fa a una ragazza messinese di prendere dal mare una bottiglia con dentro un biglietto di un giovane marinaio imbarcato che chiedeva, sia in inglese che in francese, a chi avesse trovato la bottiglia, di far recapitare la lettera a una ragazza francese di cui forniva generalità e indirizzo. Una tradizione che continua ad avere fascino anche oggi, o forse ancor di più. Intanto alla mostra del mare l’archeologia è tutta presa dalle spiagge, dall’umanità distratta e da quella che prova poi a trasformare in bello ciò che bello non è. La mostra, proposta anche in collaborazione con lo Studio Trisorio, resterà visibile al Museo sino al prossimo 31 luglio.

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