PALERMO, 3 marzo 2023 – (gpc) Nella splendida cornice del Salone delle Bifore di Palazzo Sclafani a Palermo, sede del Comando Militare, si è tenuta la Conferenza dal tema “I diversi volti della violenza” organizzata dall’Associazione Millecolori in occasione dei dieci anni di attività. Una attività contrassegnata dal contrasto attivo alla violenza.
La Conferenza ha dato voce, di fronte ad un numeroso pubblico formato soprattutto da studenti, agli esperti impegnati sul territorio nella lotta alle diverse forme di violenza sia sulle donne che anche sugli uomini e in generale sulle categorie più deboli della società odierna.
Una nuova casa rifugio e un centro per uomini maltrattati e più in generale una rete antiviolenza in collaborazione con le forze dell’ordine sono i progetti annunciati da “Millecolori” come afferma la dottoressa Adriana Argento, Responsabile dei servizi dell’associazione. «Lavoriamo per il benessere e la cura nelle relazioni e abbiamo in programma di ampliare i servizi di sostegno alle vittime con l’apertura di una seconda Casa Rifugio ad Indirizzo Segreto per le donne vittime di violenza; l’attivazione di un Centro Antiviolenza per Uomini Maltrattati, in rete con l’USIC Sede Regionale “Palermo” e il Centro Antiviolenza Lia Pipitone; l’avviamento di una Rete Antiviolenza a livello Nazionale con le Forze dell’Ordine, che si occupi di monitorare il fenomeno della violenza senza distinzione di genere».
Ancora poche le case rifugio in città, è quanto ha denunciato la dottoressa Paola Mirto, Coordinatrice del Centro Antiviolenza “Lia Pipitone”, che ha anche annunciato l’avvio di percorsi di psicoterapia per le donne con l’aiuto di professioniste qualificate nel settore e nell’accompagnamento dei soggetti a rischio. “Non dimentichiamo gli uomini spesso vittime di violenza quanto le donne, i figli maschi che assistono a scene di violenza sono gli uomini di domani, già segnati da esperienze di violenza”.
Non è estranea a questi temi la scuola, anzi è la prima agenzia interessata all’individuazione della violenza e soprattutto all’avvio della risoluzione di casi di violenza.
La scuola è interessata anche in un forte impegno per la pace.
“Bisogna puntare alla diffusione della cultura del rispetto – ha sottolineato la professoressa Anna Modica, del Liceo De Cosmi di Palermo – e soprattutto a percorsi di solidarietà e per la pace”.
È stato sottolineato anche l’enorme lavoro che fanno le donne nelle missioni di pace all’estero, divenendo modelli di riferimento per le donne delle popolazioni coinvolte nei conflitti, e il lavoro fatto anche in ambiti di grande sofferenza come le prigioni.
Il cyberbullismo, il Revenge porn e comunque tutte le forme di violenza tecnologica sono state affrontate dal Tenente Jessica Barattin, Ufficiale del Comando provinciale dei Carabinieri di Palermo.
“La violenza fisica, che lascia i segni, è facilmente riconoscibile. C’è una violenza nascosta, quella tecnologica, che porta all’isolamento della vittima e che si scopre spesso quando non c’è nulla da fare per la vittima stessa – ha affermato il Tenente Barattin -. Ecco perché è necessario parlarne subito in famiglia o a scuola e non aspettare situazioni irrimediabili”.
Sono in aumento i casi di Revenge porn, vendette pornografiche che avvengono spesso al termine di una relazione e in cui si mettono in atto ricatti attraverso il web con la pubblicazione di immagini intime tra i relatori.
“Bisogna sottolineare che il reato non è commesso solo da chi è autore delle immagini – ha sottolineato l’ufficiale dei carabinieri – ma anche da chi diffonde le immagini stesse”. Bisogna pensare che il danno provocato, spesso è irreversibile con casi di suicidio, di cui parlano le cronache attuali.
Anche lo stalking digitale si sta affermando nel mondo tecnologico con una forte violenza. I carabinieri sono al passo con i tempi e le tecnologie, quello che è stato denunciato è invece la scarsa collaborazione con i gestori dei Social Network.
Del Protocollo EVA ha invece parlato la dottoressa Rosaria Maira del sindacato di polizia, una modalità operativa per il primo intervento degli operatori di polizia nei casi di violenza di genere (maltrattamenti in famiglia, stalking, abusi, liti familiari…).
“Il protocollo “EVA” della Polizia di Stato, acronimo di Esame Violenze Agite ha codificato in linee guida le Best Practice per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo intervento degli addetti al controllo del territorio, attraverso la elaborazione di una “Processing Card” composta di schede che i poliziotti devono compilare ed inserire negli archivi informatici di polizia quando intervengono a seguito di segnalazione di violenza di genere”. Ad oggi, in questo 2023 le vittime sono state 13 e ben 122 lo scorso anno. Il fenomeno della violenza alle donne assume sempre più contorni allarmanti.
L’importanza del linguaggio e della buona informazione possono dare una notevole mano di aiuto per fermare la violenza e per collaborare con gli enti e le associazioni preposte al contrasto alla violenza in genere.
“Conoscere e trasmettere conoscenza è fondamentale – ha affermato la dottoressa Marina Turco, responsabile dell’informazione di Tele Giornale di Sicilia -. Oggi si propagandano solo opinioni personali, spesso pericolose. Questa non è informazione”.
È calato il giornalismo di qualità, manca l’approfondimento e la verifica, è stato denunciato. Si sente dire continuamente “l’ho letto su facebook…”, ma questa non è verità.
“Il problema – afferma ancora la giornalista – è che il pubblico si accontenta e non richiede una informazione onesta che invece scade sul pettegolezzo e non scava nella verità”.
Ecco allora la necessità di una presa di coscienza da parte della comunità sociale nel richiedere una giusta e valida informazione senza essere pruriginosi. È necessario chiedere dal basso un buon giornalismo di qualità. “Oggi i giovani non sanno scrivere perché non leggono, la lettura restituisce scrittura e libertà di opinione, argine ad ogni forma di violenza”.
Infine l’intervento del dottor Antonino Balsamo, presidente del Tribunale di Palermo che ha annunciato la realizzazione, all’interno del Tribunale, di un luogo dove consentire alle persone offese di rendere la loro testimonianza senza nessun condizionamento e contatto fisico con le persone indagate o imputate. (GPC)