Putin è l’erede dei Soviet: è dentro non la cultura russa ma rossa sovietica comunista

I carri armati russi che sfilano con la bandiera rossa con falce martello è una simbologia che ricorda il 1956 ungherese e il 1968 praghese......... La Russia è altro tempo rispetto ai Soviet dal 1905, 1917, 1924, 1982. La non conoscenza di quella geopolitica è dolorosa......Chi combatte Dostoevskij facilità Putin nell'azione sovietica. C'è una diversità di fondo anche antropologica tra il russo e il sovietico



Nel tempo di Putin la sovietizzazione instaura il regime comunista. Se non fosse tragica e drammaticamente terribile la questione tra Russia e Ucrania dovremmo pensare all’orrido ironico comico kafkiano. Nessuno si è chiesto in questi giorni di ignoranza storica che Putin è l’erede dei Soviet. È dentro non la cultura russa ma rossa sovietica comunista. I carri armati che sfilano con la bandiera rossa con falce martello è una simbologia che ricorda il 1956 ungherese e il 1968 praghese oltre alla Polonia di Wojtyla. È mai possibile non capire e non dire che il metodo Putin è il metodo Lenin, Stalin, Brežnev…Nessuno ha il coraggio e l’onestà di pronunciare il termine “erede comunista”, ovvero adattamento del metodo della sovietizzazione, già visto nella storia sino al 1989. L’Occidente teme di pronunciare un tale concetto. Anche militarmente è chiara la metodologia. La Russia è altro tempo rispetto ai Soviet dal 1905, 1917, 1924, 1982. La non conoscenza di quella geopolitica è dolorosa. L’Ucraina è stata figlia del mondo sovietico e che la caduta dei Muri ha reso unica, libera e sola rispetto anche alla Romania sino ai Balcani. In un tempo sradicato le ideologie sono la sconfitta delle idee. Il pensiero debole è soltanto non pensiero in cui la fragilità prende il sopravvento. Abitiamo lacerazioni e supposizioni di valori. Siamo eredi del sottosuolo quando il sottosuolo ha radicamenti o quando il nostro essere eredi ha scavi di appartenenza. Se non si pongono delle premesse storiche il giustificazionismo diventa lecito. Il fatto è che il comunismo è fallito ma i comunisti sono rimasti. Non si può stravolgere una evidenza che è diventata epocale ed apocalittica. La biografia di Putin è una testimonianza certa. Figlio del PCUS URSS ha messo nella sua strategia militar-occupazionale tutto il bagaglio sovietico comunista.  È banale combattere Dostoevskij che comunista non è stato ma russo sì. Non è stato sovietico come Evtushenko. Chi combatte Dostoevskij facilità Putin nell’azione sovietica. C’è una diversità di fondo anche antropologica tra il russo e il sovietico. Putin è sovietico non russo. Quando manca la ragion pura prevale l’ideologia. L’Europa e l’Occidente fino a quando continueranno con questa “melina” navigheranno nella finzione e tra le maschere che la verità dovrebbe smascherare. Si chiami con il vero nome le realtà senza fare il girotondo tra Asia, Eurasia ed Occidente.  Si potrebbe ascoltare una parolina da qualcuno per capire il misfatto di questi giorni? Putin è figlio del comunismo o meglio continuatore di coloro che hanno praticato l’invasione cecoslovacca con Jan Palach che si è dato fuoco nella Piazza di Praga assediata dai carri armati con bandiera rossa. Non mi si venga a dire che sono due temperie diverse. Il comunismo è unico. Ieri con Brežnev. Oggi con Putin. Un Putin che si è occidentalizzato soltanto con camicia e cravatta. Si dica la verità se si ha la lealtà del coraggio e se si vuole veramente affrontare una disperazione che è solo morte. È una guerra etnica, economica, geopolitica tra un mondo comunista ancora tale e una realtà che ha superato il comunismo. Dostoevskij resta l’interprete della civiltà russa. È il riferimento dello spazio metafisico ed eretico. Nel suo ultimo romanzo “I fratelli Karamazov” scrisse: “Ricorda soprattutto che non puoi essere giudice di nessuno. Perché non vi può essere sulla Terra nessuno che giudichi un criminale se prima non abbia riconosciuto di essere egli stesso un criminale come chi gli sta dinanzi, e di essere forse il maggior colpevole del delitto da questi commesso. […] Perché se io fossi giusto, forse non vi sarebbe neppure il criminale dinanzi a me”. L’uomo spirituale è l’uomo che supera la storia. È oltre la storia. L’uomo sovietico è l’autocrazia che si fa regime. Quell’uomo forte raccontato da Corrado Alvaro in un libro in cui si racconta la geografia sovietica del 1938. Quest’uomo vive in “Delitto e castigo”: “Tutto è nella mani dell’uomo […] Sarei curioso di sapere che cosa gli uomini temono più di tutto. Fare un passo nuovo, dire una parola propria li spaventa al massimo grado”. E si intaglia ancora in quell’uomo che attraversa la “casa dei morti” con un suggestivo immaginario tra tragico e ironico: “Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! – Guardate piuttosto come ride” (“Memorie dalla casa dei morti”).Consiglierei di leggere di Dostoevskij  “Note invernali su impressioni estive”. Capitoli di viaggio che raccontano l’anima del russo Dostoevskij tra Europa, slavismo ed Occidente.  Il fatto è che il mondo sovietico non è mai riuscito a comprendere la civiltà russa. L’ha sfidata ed è diventato non rivoluzionario inteso in termini innovativi, bensì ha tentato di trasformare in potere in regime. Ovvero invece di rivoluzionare è diventato un regime conservatore. Ma il comunismo è una realtà conservatrice. Infatti Putin non è affatto rivoluzionario. È un conservatore alla Robespierre che si inventò la rivoluzione per trasformare il potere in Regime. Restaurare una geopolitica della sovietizzazione in apparato comunista. Ovvero: nel tempo di Putin la sovietizzazione instaura il regime comunista.


Cover : Pierfranco Bruni

Stampa Articolo Stampa Articolo