Le verità nascoste sul caso Regeni. A Cambridge interrogata la tutor del giovane ricercatore

La Procura di Roma affonda il colpo, ma è ancora in tempo?

Sono passati più di due anni dal rapimento, la tortura e l’omicidio del ricercatore friulano Giulio Regeni. Il giovane era un dottorando all’Università di Cambridge al momento in cui si verificarono i fatti e la Procura di Roma, nelle vesti del pm titolare delle indagini Sergio Colaiocco, ha voluto analizzare anche questo profilo della vita di Regeni, ritenendolo irrinunciabile per la conoscenza delle ragioni che hanno portato al suo omicidio. A dir la verità la Procura di Roma si era mossa già da diverso tempo in questa direzione, trovando però le resistenze della fonte principale, la tutor dello studente MahaAbdel Rahman. Ieri, 10 gennaio 2017, si sono dunque create le condizioni diplomatico-legali necessarie per l’audizione della tutor come testimone. L’audizione è avvenuta nell’Università di Cambridge con l’ausiolio e la collaborazione delle autorità inglesi e alla presenza di due avvocati della Abdel Rahman. La teste ha risposto a tutte le domande poste dal tutor ed è da considerarsi ancora “persona informata sui fatti e non indagata”, come riferito in un comunicato della Procura di Roma. Ma il pmColaiocco non è rimasto del tutto convinto dalla deposizione della tutor, soprattutto per le numerose risposte “non so” e “non ricordo” e, in particolare, su una domanda, non concernente in alcun modo i fatti avvenuti in Egitto, né l’attività di ricerca condivisa tra tutor e dottorando. Per costatare la credibilità della teste, infatti, il pm ha chiesto alla stessa ""se avesse mai ricevuto una qualche forma di dono o regalo da parte del Regeni, essendo a conoscenza del fatto che lo studente le avesse regalato una copia di Gomorra, il primo libro di Roberto Saviano. Nonostante la non pericolosità della domanda da un punto di vista probatorio, la Abdel Rahman ha risposto con un secco “non ricordo”, liquidando la domanda e riducendo ai minimi termini le possibilità del pm di considerarla fonte attendibile. Infatti, oggi 11 gennaio, a seguito dell’interrogatorio e delle richieste della Procura di Roma, le autorità inglesi hanno proceduto alla perquisizione dell’abitazione e dell’ufficio della tutor egiziana. Sono stati sequestrati pc, pen drive e altri documenti “utili a fare definitiva chiarezza, in modo univoco ed oggettivo, sul ruolo della professoressa nei fatti di indagine”, riferisce la Procura di Roma, che nel frattempo ha ricevuto finalmente piena collaborazione da parte dell’Università di Cambridge, la quale ha finalmente messo a disposizione ogni documento di lavoro e ogni fonte di comunicazione presenti in archivio tra la Abdel Rahman e Giulio Regeni. Sembra quindi che, con estrema fatica ed incredibile lentezza, si stia svelando, almeno in parte, la verità sugli ultimi giorni di Giulio Regeni. La speranza è che dopo due anni, residuino ancora documenti necessari alle indagini, essendo intercorso tempo sufficiente per Università e tutor di sbarazzarsi dei file “scomodi e indesiderati.”

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