Nella fine è l’inizio: in che mondo vivremo

Mauro Magatti, professore di sociologia generale alla Cattolica di Milano, presenta il suo ultimo lavoro giovedì 4 novembre al Festival della migrazione. "La nostra società non è una macchina da riparare, ma un organismo che ha bisogno di rigenerarsi. Per lasciare alle spalle la pandemia occorre costruire un ponte che ci permetta di arrivare su un'altra riva. Ora, forse, abbiamo la ragionevole speranza che sia possibile realizzarlo".

Modena, 3 novembre 2021 – Nel corso del Festival della migrazione (Modena, 4-6 novembre) promosso dalla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, dall’Associazione Porta Aperta di Modena, dal Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di UNIMORE e IntegriaMo, sarà presentato il lavoro di Mauro Magatti e Chiara Giaccardi “Nella fine è l’inizio: in che mondo vivremo”, edito da Il Mulino, una riflessione sulla crisi pandemica intesa come una lente per leggere il nostro tempo, un telescopio per guardare più lontano.

Non solo una sventura che interrompe una corsa da rimettere il prima possibile sui binari, ma una frattura che è anche una rivelazione, di limiti e insieme di possibilità. L’occasione per un avvenire inedito anziché per un divenire inerziale. La sfida è ora trasformare le tensioni che definivano il mondo pre-Covid in leve di cambiamento, a partire da cinque nodi cruciali che aprono altrettante vie verso equilibri più equi. Per rendere il nostro vivere insieme migliore di prima, e perché la fine di un mondo diventi un nuovo principio.

Il Festival, della migrazione nasce dal bisogno di uno studio approfondito e non ideologico su un fenomeno complesso, come quello delle migrazioni, che richiede una riflessione lontana dai luoghi comuni. L’obiettivo del Festival è quello di rappresentare la diversità, le sfumature e l’esperienza soggettiva all’interno della migrazione, partendo dal comune denominatore dell’appartenenza all’umanità.

L’autore, Mauro Magatti

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