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Mattarella e Borut Pahor: St. Modestus in Slovenia diffusore dei principi fondativi europei. Il pensiero di Enzo Farinella

25 ottobre 2021 – Il Presidente Sergio Mattarella è stato in visita ufficiale alla giovane nazione slovena nei giorni scorsi, quando, dall’alto del Ponte di Salzano, che unisce le due rive dell’Isonzo e simbolicamente anche le città di Gorizia e Nova Gorica, accolto dal capo dello Stato sloveno, Borut Pahor. ha dichiarato: «Il processo d’integrazione continentale non sarà completo fino a quando i Paesi dei Balcani occidentali non potranno condividere tutti la nostra stessa prospettiva. Per storia, per cultura, per valori, essi sono parte costitutiva dell’Europa, che è culla del loro passato e orizzonte del loro futuro. Slovenia e Italia avvertono insieme, pienamente, la responsabilità di sostenere le aspirazioni dei nostri vicini e di accompagnare i processi di riforma che stanno perseguendo in risposta alle istanze profondamente sentite dai loro popoli. Non ci nascondiamo quanto impegnative siano le complessità da sormontare sul cammino dell’integrazione. Ma sono superabili! E non giustificano esitazioni da parte dei 27 o inversioni di rotta da parte dei Paesi dei Balcani occidentali».

I due Capi di Stato si sono incontrati sul confine tra Italia e Slovenia e hanno voluto essere presenti insieme in luoghi importanti per suggellare la nomina a Capitale europea della cultura per il 2025 delle due città di Gorizia e Nova Gorica. Queste città, in precedenza separate dal confine di stato italo-jugoslavo e poi italo-sloveno, sono di fatto ora unite, dal 21 dicembre 2007, giorno in cui la Slovenia è entrata nell’area del Trattato di Schengen che ha provocato la definitiva caduta delle barriere doganali. La loro diversità rappresenterà “la vetrina dell’autentico spirito europeo”, ha asserito il Capo della Stato italiano, aggiungendo: “La diversità culturale non è un tratto che distanzia e separa, ma un valore che arricchisce questa realtà e chi in essa vive, chi la osserva, la rispetta e l’ammira”.

Costruire una memoria condivisa – ha rimarcato Mattarella [1] – vuol dire accettare le responsabilità, ripercorrere la storia affrontando con rispetto, approccio rigoroso e scientifico le vicende dolorose patite dalle popolazioni di queste terre, consolidando i rapporti bilaterali e le tante iniziative che legano Lubiana e Roma nel contesto delle comuni istituzioni europee.

Oggi il confine tra Italia e Slovenia [2] da frontiera di divisione si trasforma in elemento di raccordo e di collaborazione, punto di incontro e di aggregazione capace di generare nuove idee, di essere moltiplicatore di iniziative, di far crescere insieme.

A questo messaggio ha fatto eco il Presidente della Slovenia, Borut Pahor, affermando: «Al giorno d’oggi purtroppo sussistono molte divisioni e divergenze che seminano panico tra le persone, ma è proprio per questo che dobbiamo sfruttare questo progetto, il progetto della capitale europea della cultura 2025, e tutto ciò che esso offre e offrirà prima e dopo. Sloveni e italiani, tutti dobbiamo cogliere questa opportunità storica per rimodellare le nostre nazioni secondo le nostre volontà sovrane nel segno del dialogo e del rispetto reciproco. Dobbiamo resistere alla politica delle divisioni e delle divergenze forzate che possono privare i nostri figli di qualcosa di così bello ed edificante. Col nostro agire tollerante ma determinato dobbiamo essere d’esempio e d’ispirazione per tutti coloro che credono nei valori fondamentali dell’Europa, nella pace duratura, nella collaborazione e nell’amicizia».

Dialogo, fratellanza, amicizia, tolleranza, rispetto reciproco , pace duratura e libertà hanno sostenuto l’idea di una Europa unita. Valori sui quali ripuntare per un rinnovamento concreto, rivalutando l’azione civilizzatrice dell’opera missionaria irlandese. Un messaggio cristiano dal quale i Paesi europei dovrebbero trarre ispirazione per la ripartenza del sogno europeo. Chiediamo al professor Enzo Farinella studioso di monachesimo irlandese, di analizzare brevemente l’azione precorritrice di giustizia solidarietà e libertà, dei pellegrini d’Irlanda nel territorio sloveno.

St. Modestus

”Nel secolo VIII, questi valori di pace duratura, di libertà e condivisione, erano stati promossi da S. Modesto, un Santo irlandese, chiamato l’Apostolo della Carinzia o della Karantania o l’Apostolo degli odierni sloveni, essendo riuscito a convertire al cristianesimo questo popolo.

Era stato questo il sogno di S. Colombano di Bobbio, che da Bregenz pensava di lavorare in mezzo a loro. Tracce di questo sogno rimangono ancora. Può essere interessante ricordare che in questa zona costiera dell’Adriatico, intermedia tra il territorio italiano e quello sloveno, sono tuttora presenti, a partire dalla fondazione regia dell’abbazia matrice di San Colombano di Bobbio [3] e dall’espansione monastica che ne era seguita dal VII al IX secolo. Si tratta in particolare della località denominata San Colombano e – a poca distanza – dell’antica chiesa di Muggia Vecchia, poste sulle alture che stanno a confine tra la baia di Muggia e il vallone di Capodistria. Sulla collina soprastante l’abitato di Muggia, che è situato lungo la riva del mare, si trova la basilica di Santa Maria Assunta, unico edificio rimasto in piedi del precedente abitato medioevale di Muggia Vecchia. La basilica venne probabilmente fondata in epoca longobarda [4] dai monaci bianchi di San Colombano [5], già presenti anche in area veneta – come nel resto del regno longobardo [6], soprattutto lungo la Via Postumia [7] -.

St. Virgilio

Anche S. Virgilio, monaco irlandese, avrebbe voluto avere una parte attiva nell’evangelizzazione degli sloveni, ma gli impegni della vita cristiana di Salisburgo, dove lavorò per ben 40 anni, non glielo permisero. Ma fu proprio lui, da Arcivescovo di Salisburgo, ad inviare Modestus in quella regione, dietro richiesta del Duca di Karantania, Cheitimar, verso il 755, per cristianizzare la gente della ducea.

Si dice che il loro lavoro si estese fino a parti remote della Karinzia, ai confini dell’Ungheria, dove il fiume Drava sfocia nel Danubio.

Nell’emergente sovranità slovena che oltre 1,300 anni dopo avrebbe raggiunto la sua totale indipendenza, Modesto fu precursore di giustizia, libertà e solidarietà. Egli predicò anche la suprema dignità dell’essere umano, proclamando l’uguaglianza fra tutti. Secondo le cronache, egli fu il primo Vescovo della Karantania con sede nella Chiesa di Maria Saal, al di là del fiume Glan dove si trovava la fortezza del Duca Borut a Karnburg. – In sloveno: Krnski grad, cioe’Maria Saal (Gospa sveta) sulla pianura Karinzia di Zollfeld: un posto molto centrale, vicino alla montagna di Magdaslensberg, alla vita politica e culturale della Ducea e alla Kaiserplaz di Karnburg, dove si trovava la sede palatina del Duca, Re ed Imperatore Arnulf di Karinzia nel IX secolo -.

Modesto ammirò la bellezza naturale di questa piccola nazione e influì soprattutto sul carattere degli sloveni, gettando le fondamenta della cristianità in questa piccola nazione.

L’opera missionaria di Modesto pose le fondamenta per quel che sarebbe divenuta dopo la nazione più democratica e moderna, l’attuale Slovenia, il paese più giovane dell’Unione Europea e uno dei più giovani del mondo, dichiarando la propria autonomia e indipendenza il 25 giugno 1991”.

Di tutto questo si parla nel libro di Enzo Farinella: Born in Ireland, Lit up AustriaIrish Monks & Pilgrims in Europe & Austria, di cui Reinhard Kepler ha scritto nell’introduzione: “Riflettere sui grandi Santi irlandesi, all’origine della nostra storia, potrebbe segnare la via d’uscita dal nostro stallo spirituale, caratterizzato dall’oblio dei grandi valori”.

Un approfondimento sulla straordinaria opera missionario irlandese in Slovenia è stato trattata sulle nostre pagine dal professor Enzo Farinella, il giugno scorso. Cliccando il link in basso è consultabile l’articolo

https://www.paeseitaliapress.it/storia-arte-cultura/2021/06/15/la-slovenia-dei-monaci-dirlanda/

Enzo.farinella@gmail.com [9]

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