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“Quel che abisso tace”. Arandora Star, la tragedia del 2 luglio 1940 nel romanzo Storico di Maura Maffei

Dublino, marzo 2021 – “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, 2019) di Maura Maffei ripercorre magistralmente ed emotivamente la storia dell’Arandora Star, la nave da crociera inglese, affondata da un un sommergibile tedesco, all’alba del 2 luglio 1940.  Tra le 446 vittime italiane registrate ci furono anche tre siciliani  Salvatore Ciampa, nato a Messina il 7 febbraio 1884, Andrea e Baldassarre Plescia, nati a Palermo rispettivamente il 16 gennaio 1905 e il 1° gennaio 1915.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e RAI2 Tg-Storie hanno recentemente ricordato la tragica vicenda.

Le 355 pagine del libro, un lungo e doloroso calvario, narrano la vicenda tragica dei 446 italiani civili, emigrati in Gran Bretagna che annegarono nell’Oceano Atlantico, tutti e per tanti motivi trascurati dalla storia. In esse “rivivono anche la follia della dittatura fascista e le sue tragiche conseguenze”, come si legge nelle prime pagine. L’Italia era appena entrata nel conflitto mondiale accanto a Hitler. Italiani, tedecshi e austriaci, residenti in Inghilterra vennero rastrellati e imbarcati nell’Arandora Star, con destinazione Canada. La nave venne silurata in circostanze controverse, dal sottomarrino tedesco Günter Prien, il 2 luglio 1940, ma con gravi responsabilità inglesi. Tra queste ricordiamo: La Convenzione di Ginevra del 1929 non era stata rispettata. Persone civili erano state abbandonate in  uno scenario di guerra, dopo essere state ingiustamente “internate”.

Meraviglia che una nazione quale il Regno Unito, che si è dichiarata la “culla della democrazia”, possa usare  metodi selvaggi, quali l’internamento senza processo in periodi di guerra e di pace, come è successo nell’Irlanda del Nord fino a pochi anni fa. L’emblema della Croce Rossa, che avrebbe potuto indicare che l’Arandora Star trasportava prigionieri di guerra, non figurava sulla nave nè quello di altre associazioni umanitarie internazionali, contrariamente a quanto richiesto e previsto dalle convenzioni internazionali, un vero crimine di guerra.

1,550 persone – oltre il doppio di quante ne potesse contenere – vi si trovavano ammucchiate come sardine, quando affondò.  805 perirono in quella tragedia di cui 446 erano italiani. Essi non avevano nulla a che fare con la Guerra, ma sono periti nell’Atlantico all’altezza delle coste irlandesi. 19 sono stati identificati come italiani e pietosamente sepolti dagli irlandesi, quando le loro salme giunsero ormai irriconoscibili sulle coste delle contee di Mayo, Sligo, Donegal, Antrim e Fermanagh. 29 cimiteri ospitano i resti di altri irriconoscibili.

Il libo è scritto molto bene con pagine di lirismo e di pathos profondo che accompagnano ogni riga del racconto. “Paura, fame, disprezzo verso i prigionieri  sono descritti dall’autrice in modo sincero, intenso, commosso, drammatico”.

Ne proponiamo poche righe: “Tutto era stato profanato, nello scorrere di poche ore. La dolce quiete della famiglia e dei ricordi, il profumo di spigo della camera da letto, l’azzardo dei sogni che a vent’anni non vogliono cedere… Perfino la luna lo schiaffeggiava di luce, nel buio che nessuna lampada scolorava. Attraverso la grata e il vetro opaco di polvere, si posava insolente sul muso tumefatto, violandone lo strupro dei lineamenti” (p. 25), scrive Maura Maffei di Oscar, subito dopo il suo internamento.

Oscar, il protagonista, è un italo-irlandese, nato da madre irlandese e papà italiano, un espediente che dà all’autrice la possibilità di avvicinarsi alla cultura irlandese di cui ne ammira profondamente la storia. Luoghi e persone dell’”Isola dello smeraldo” vi vengono descritti con accuratezza.

L’ammirazione per la lingua e la cultura dell’Irlanda e per gli irlandesi in genere da parte della scrittrice – una terra che lei tanto ama -, non conosce limiti e non potrebbe essere diversamente. L’umanità, infatti, di questa piccola nazione, che ha tanto sofferto durante la sua storia prima con due secoli circa di incursioni vichinghe, poi con quasi 800 anni di dura repressione inglese, è stata forgiata all’apertura all’”altro” di cui l’ospitaltà ne è una gemma preziosa.

Riportare alla luce la verità sull’Arandora Star, restituire giustizia a queste vittime innocenti della storia, sono compiti che l’autrice disimpegna in modo eccellente.

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Biografia: Maura Maffei, nasce in Liguria e risiede in Casale Monferrato. E’una profonda conoscitrice della storia e della cultura irlandese. Tra il 2001 e il 2007 ha firmato oltre 200 articoli monografici per il mensile Keltika. E’ autrice di numerosi libri: “Il traditore” (Marna 1993), “Le lenticchie di Esaù” (Marna 2003), “La lunga strada per Genova” (Marna 2007), “Feuilleton” (Edizioni della Goccia, 2015, casa editrice casalese), “Anna che custodì il giovane mago” (Edizioni della Goccia, 2017). Nel 1999 ha pubblicato per i tipi della prestigiosa casa editrice Coiscéim di Dublino un romanzo in gaelico d’ Irlanda, intitolato “Fealltoir”. Ha inoltre pubblicato in ebook il romanzo “Astralabius” (vincitore del premio letterario “Io scrittore” 2002).
Per Parallelo45 Edizioni ha già pubblicato tra il 2016 e il 2017 i tre volumi della trilogia “Dietro la tenda”, rispettivamente intitolati: “La fragilità della farfalla”, “L’ ala del corvo” e “L’ astuzia della volpe”. Quest’ opera è stata scritta a quattro mani con l’ autore irlandese Ronan U.O.Lorcain. Tra i numerosi premi letterari vinti, si ricorda il primo premio assoluto al 56° concorso letterario Internazionale “San Domenichino – Città di Massa” nel 2015 con il romanzo “La sinfonia del vento”, pubblicato nel 2017.