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Svezia, è rebus governo

Il leader di estrema destra svedese Jimmie Åkesson è sicuramente tra i vincitori di questa tornata elettorale che ha visto il suo partito, SverigeDemokratzerna, conquistare ben 62 seggi in parlamento, il 17,7% delle preferenze. Situazione di stallo dunque che scaturisce nel day after a Stoccolma, si registra infatti una sostanziale parità tra il blocco centrista e quello di sinistra, dalle prime dichiarazioni si prevedono mesi di trattative per formare il nuovo esecutivo.

La fase più complicata inizia adesso, con i partiti storici che cercheranno di formare – secondo le prime indicazioni – una nuova coalizione governativa che escluda i sovranisti di SD di Åkesson assicurando un nuovo esecutivo. Analisti politici svedesi ed esperti di politica dell’area preannunciano che ci potrebbero volere settimane (o mesi), di certo l’ennesima conferma del “lungo respiro” sovranista che sta interessando tutta l’Europa sta allarmando molti governi dell’Unione, da Berlino a Parigi si registra inquietudine rispetto al risultato ottenuto da SverigeDemokratzerna.

Parliamo pur sempre della prima potenza nordica e di una delle più moderne e competitive economie mondiali.

Ma analizziamo i numeri del giorno dopo: Stefan Löfvén arriva al 40,6 per cento, l’ex sindacalista metalmeccanico leader del blocco di sinistra (al governo da quattro anni) rimane primo ma i socialdemocratici scendono al 28,3 per cento, il peggior risultato elettorale che li riguarda dal 1921. I quattro partiti “borghesi” del blocco centrista Nya Moderaterna raggiungono il 40,3 per cento.

Tradotto in seggi il nuovo parlamento reale di Stoccolma, Riksdag, vedrà 144 seggi al governo uscente e 143 alle storiche opposizioni con la spina nel fianco dei 62 sovranisti del giovane Jimmie Åkesson. Insomma, non sarà facile formare il nuovo governo. Uno svedese su cinque, questo è quello che dicono i numeri, ha votato per SverigeDemokratzerna allineandosi così con chi aspira ad un’Europa diversa e più incline ai particolarismi che all’apertura, con chi – durante la campagna elettorale – ha impostato la comunicazione sulla paura dell´immigrazione di massa, sulla lotta al crimine importato e su riserve dure verso il futuro del Paese nell´Unione europea di cui è un importante membro pagatore pur conservando la valuta nazionale.