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Puigdemont, Madrid ritira mandato di estradizione. Incontro positivo tra Sanchez e Torra

Madrid, 29 luglio 2018 Carles Puigdemont non sarà estradato dalla Germania. Il Tribunale Supremo di Madrid ritira il mandato di cattura internazionale. Dopo che la giustizia tedesca aveva ritenuto legittima solo l’accusa di malversazione respingendo quella, molto più grave, di ribellione reato punibile in Spagna con 30 anni di carcere, il giudice Pablo LLarena ha deciso di ritirare il mandato d’arresto europeo per l’ex capo della Generalitat catalana e cinque separatisti fuggiti  all’estero.

Resta comunque in piedi l’ordine di detenzione in tutto il territorio spagnolo secondo cui  Puigdemont avrà completa libertà di movimento ma non potrà rientrare a Barcellona pena  l’arresto. Stessa situazione per i politici secessionisti sotto accusa per lo stesso reato ritenuto legittimo dalla Corte tedesca che ha preferito non consegnare Puigdemont alla Spagna dove sarebbe stato giudicato per malversazione,  accusato  di aver utilizzato fondi pubblici nell’organizzazione del referendum secessionista della Catalogna seguito dalla dichiarazione unilaterale ritenuta incostituzionale dal governo di  Mariano Rayoj, che lo stesso 27 ottobre mise in moto una persecuzione giudiziaria dai toni repressivi in nome dell’Unità del Paese.

Carles Puigdemont per sfuggire al mandato d’arresto emesso dal Tribunale spagnolo  con l’accusa di sedizione, ribellione ed appropriazione indebita,  spiccato qualche ora dopo la proclamazione pacifica d’indipendenza della Catalogna riparò in auto esilio a Bruxelles dove stava rientrando il 25 marzo tornando dalla Finlandia, nella quale aveva tenuto una conferenza all’Università di Helsinky, passando dalla Germania. Aveva da poco superato in auto la frontiera danese quando la polizia tedesca, informata sembrerebbe dai servizi di intelligence, lo fermava sull’autostrada A7 Schleswig Holstein.

Il suo rientro in territorio spagnolo è per il momento rinviato in attesa che la situazione giudiziaria assuma toni più distesi anche alla luce del nuovo governo di Madrid a guida del socialista Pedro Sanchez che ha sostituito il premier Mariano Rayoj esautorato dalla sfiducia votata dal parlamento spagnolo con l’accusa di corruzione insieme alla nomenclatura del suo partito.  

L’ipotesi di ritornare in libertà, per i consellers dell’ex esecutivo catalano arrestati poche ore dalla dichiarazione d’indipendenza, ventilata gli scorsi giorni, per il momento appare sfumata.

Arrestati nelle tornate di ottobre e gennaio scorsi, gli indipendenti rimangono nelle prigioni catalane dove da poco sono stati  trasferiti da quelle madrilene. Lo ha stabilito il procuratore LLarena che seguendo la linea dell’ex governo Rayoj, lascia in cella l’ex vice-presidente Oriol Junqueras, gli ex presidenti Jordi Sànchez e Jordi Cuixart dei movimenti della società civile catalana Anc e Omnium Cultural, gli ex responsabili degli Esteri e degli Interni del Governo Puigdemont, Raül Romeva e Joaquim Forn, e per ultimo Jordi Turull candidato alla presidenza della Catalogna, in manette 24 ore dopo il mancato voto di investitura parlamentare.

Alla guida della Procura generale della Spagna da qualche settimana si trova Maria José Segarra. Il nuovo procuratore capo è stato nominato dal governo socialista di Pedro Sanchez, e ci si auspica che la magistratura spagnola segua finalmente la linea della democrazia e della certezza del diritto.

 

""La questione della Catalogna, che dalla fine del 2017 ha determinato un crisi istituzionale in Spagna di vaste proporzioni non solo politica ma anche sociale ed economica, al centro dell'incontro del 9 luglio a Madrid  del primo ministro  spagnolo Pedro Sánchez, e l’attuale presidente catalano, l’indipendentista Quim Torra. I due leader hanno concordato la riattivazione delle commissioni bilaterali governo – regione catalana, sospese nel 2011, in passato canale di comunicazione tra le due parti. Lo ha reso noto a margine dell’incontro l’ufficio di presidenza del Consiglio della Spagna.

Secondo  molti osservatori internazionali ed i media spagnoli, il colloquio tra il premier socialista Sanchez e  il capo del governo della catalogna Torra è stato molto positivo malgrado ancora ci siano sul terreno dell’indipendenza catalana delle divergenze da pianificare.

Soprattutto sulla proposta per un altro referendum sull’indipendenza avanzata da Quim Torra al governo di Madrid. In pratica il presidente catalano punta ad ottenere un avvicinamento delle posizioni tra Madrid e Barcellona sul terreno della secessione catalana dal governo centrale. Ma al momento Sánchez esclude questa condivisione. Malgrado l’incontro tra i due leader sia andato molto meglio delle previsioni, dovuto certamente all’apertura del nuovo primo ministro spagnolo, l’ipotesi che la proposta di autodeterminazione possa essere accolta ad oggi appare non percorribile. Un grande passo in avanti in linea con i principi democratici europei è stato comunque fatto.