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Puigdemont lascia Bruxelles per una conferenza a Copenaghen. Modello danese esempio per UE

Al trasferimento da Bruxelles a Copenaghen di Carles Puidgemont, che ieri nella città danese ha tenuto una conferenza all’Università, non si è fatta attendere la reazione della giustizia spagnola. L’ex capo della Generalitat catalana non smette di stupire. In esilio volontario in Belgio per sfuggire al mandato d’arresto della Procura che lo ha indagato insieme altri  consellers, alcuni di loro dietro le sbarre da ottobre scorso, con l’accusa di sedizione, malversazione, secessione e ribellione dopo la dichiarazione unilaterale d’indipendenza della Catalogna del 27 ottobre promossa e sostenuta da Puidgemont,dal Belgio si sposta in Danimarca per partecipare ad un dibattito sulla crisi catalana mettendo in moto così la procedura di arresto europeo emesso in novembre e ritirato in dicembre, per evitare la bocciatura della giustizia belga. La richiesta avanzata ieri dalla Procura non è però stata accolta dal giudice del Tribunale Supremo Pablo Llarena alla guida dell’indagine contro gli artefici dell’indipendenza in Catalogna. Lo stesso magistrato che il 5 dicembre scorso ritirò i mandati d’arresto internazionali a carico di Puigdemont e degli altri quattro ex ministri catalani destituiti e fuggiti in Belgio, lasciando in vigore solo quello per la Spagna. 

Intanto Il presidente del parlamento catalano Roger Torrent dopo i colloqui con i gruppi politici degli ultimi giorni ha proposto Carles Puigdemont come candidato presidente della generalitat, l’unico possibile fortemente sostenuto. Quello di Puigdemont, appoggiato dal fronte indipendentista che ha la maggioranza assoluta, è infatti il solo nome emerso dal giro di consultazioni. "Consapevole della situazione personale e giudiziaria" di Puigdemont, Torrent ha assicurato che farà "tutto quelle che è in mio potere" per proteggere i diritti alla "partecipazione politica" di tutti i deputati della Camera.

 Puigdemont  si è detto determinato a formare il nuovo governo della Catalogna. Lo ha sottolineato a margine della conferenza tenuta alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Copenaghen, aggiungendo che il parlamento catalano  terrà una sessione di investitura, che dovrebbe svolgersi fra il 29 e il 31 gennaio, in cui sarà discussa la sua candidatura forse telematica o delegata , dunque a distanza senza tornare in Spagna.

Ipotesi subito contestata dai gruppi unionisti e dal governo di Madrid, che avvisano di ricorrere alla corte costituzionale. Il premier spagnolo Mariano Rajoy in modo assai poco democratico, ha invece minacciato di prolungare il commissariamento della Catalogna in caso di elezione di Puigdemont dall’esilio in Belgio dove si trova da tre mesi. 

Il leader separatista alla conferenza di ieri, trattando l’attuale situzione di crisi della Catalogna, ha chiesto il rispetto di un processo democratico, ed è ”tempo che l’Unione europea segua l’esempio di autodeterminazione dei popoli attuato nelle isole Faer della Groenlandia, che grazie a questo principio si sono costituiti in territori autoni danesi”.