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A Vilnius dal 16 al 19 novembre il Congresso dell’AJE-AEJ

Democrazia e media affidabili, il pluralismo dell’informazione e l’editoria pura, il ruolo delle organizzazioni non governative e le campagne di disinformazione della Russia, il sistema dei media in Lituania nel più ampio contesto europeo. Sono  questi alcuni dei temi che saranno dibattuti al 55° congresso internazionale dell’AJE-AEJ, che  si svolgerà quest’anno a Vilnius, dal 16 al 19 novembre. Nella capitale lituana converranno giornalisti di tutta Europa per affrontare le problematiche legate al futuro dell’UE, allo sviluppo dei social media, alla crisi dell’editoria e alla libertà di stampa. Saranno tre giorni di dibattiti, con la partecipazione delle delegazioni di giornalisti provenienti dai paesi dell’Unione Europea, dei rappresentanti delle istituzioni comunitarie e lituane. Sarà fatto anche il punto sulle difficoltà che sta attraversando il processo d’integrazione europea  e si parlerà anche del futuro dell’UE. In merito, il presidente onorario dell’AJE-AEJ, Athanase Papandropoulos, in un suo messaggio sottolinea come bisogna essere “molto cauti sul futuro. 60 anni dopo la firma del Trattato di Roma e 28 anni dopo la caduta dei regimi comunitari totalitari, il nostro antico continente cerca di trovare nuovi percorsi attraverso quello che io chiamo "nuove patologie" della modernità post-ideologica. Quindi, in queste circostanze, la crisi della democrazia in Europa e l'incapacità dei partiti e delle elite politiche di rispondere adeguatamente alle sfide della globalizzazione espongono le classi medie, sempre più frammentate, alle tentazioni dell'euroscetticismo e, in alcuni casi, della xenofobia. Questo sembra essere un ritratto della realtà contemporanea, ma l'attuale crisi  – continua il messaggio – ha profonde radici. Il pensatore spagnolo Ortega Gasset ha descritto le patologie della massa e del sistema democratico nascente fin dall'inizio del XX secolo, in un significativo testo intitolato "Una democracia morbosa", che sembra prefigurare la situazione attuale. La crisi dei media, il degrado e la svalutazione della cultura sembrano essere le minacce distintive della nuova democrazia post-ideologica del nostro tempo, conosciuta come "democrazia del pubblico". I partiti politici, con questa profonda crisi, in alcuni casi – afferma Papandropoulos – cercano scorciatoie pericolose attraverso l'uso demagogico e retorico del termine "persone", mentre la figura carismatica del leader guadagna in prestigio come modello di riferimento. Il risentimento, causato dalla mancanza di rappresentanza, della giusta domanda dei cittadini, può rivolgersi all'ira e destabilizzare le istituzioni democratiche. C'è pertanto l’urgenza di un’Europa inclusiva, con un rinnovato sistema di welfare, basato sul cittadino e non sulle masse. D'altra parte, il giornalismo è toccato da  cambiamenti senza precedenti. Notizie che una volta erano difficili e costose da ottenere, oggi ci circondano come l'aria che respiriamo. Gran parte dell’informazione – conclude il messaggio – è letteralmente ambientata nei computer, nelle tavolette, negli iphones, nei cartelloni pubblicitari, sui treni, nei velivoli e nei telefoni mobili. Inoltre, quando le informazioni vanno velocemente come oggi e ciò può provocare la loro distruzione prima che ci sia tempo per essere comprese. Forse è giunto il momento per guardare all'Europa come un progetto culturale”.