Respinte da Theresa May le linee guida sulla Brexit

Il documento del vertice europeo a 27 del 29 aprile non è piaciuto alla premier britannica che incalza con le sue richieste

di Redazione

 

I punti cardine delle linee guida approvate ieri al vertice europeo sulla Brexit , sono state respinte dalla  premier britannica, Theresa May. Le richieste del documento messo a punto dal summit a 27, per l'uscita dal Regno Unito dall'Ue, sono state ritenute dalla May, mere posizioni negoziali, assolutamente non vincolanti e di nessun conto. Da Bruxelles sono arrivati messaggi chiari alla Gran Bretagna, primo tra tutti un invito "a non farsi illusioni", come sottolineato dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, perché c'è un "conto da pagare", ha avvertito il presidente francese Francois Hollande. "Non è una cospirazione", ha chiarito la cancelliera tedesca Angela Merkel, il conto "sarà considerevole" ha stimato il premier olandese Mark Rutte. La May sembra non tenre in considerazione la linea intrapresa dai leader europei e insiste sottolineando: Innanzitutto vorrei insistere sul fatto che non abbiamo un accordo sulla Brexit da Bruxelles. Abbiamo le loro linee guida negoziali, abbiamo le nostre linee guida negoziali attraverso la lettera ex articolo 50, e il discorso alla Lancaster House da me pronunciato sull'argomento a gennaio", con la volontà di controllare l'immigrazione e porre un termine alla giurisdizione delle Corti Ue. "E' importante che intorno al tavolo si sieda un forte premier del Regno Unito – ha proseguito May, in campagna elettorale in vista delle politiche dell'8 giugno – con un forte mandato da parte del popolo del Regno Unito, un fatto che rafforzerà la nostra posizione negoziale per garantire che otterremo il migliore accordo possibile". Bruxelles: l'uscita dall'Ue non è gratis La posizione di Bruxelles è chiara: l'uscita dall'Unione non è gratis. Niente di punitivo, ma Londra dovrà pagare il conto e le trattative sull'accordo commerciale futuro non saranno condotte in parallelo, è il messaggio emerso dal summit straordinario sulla Brexit. Un fronte sul quale i 27 hanno trovato una straordinaria unità per quella che si annuncia come una delle trattative più difficili della storia dell'Ue. In una manciata di minuti, i capi di stato e di governo hanno sottoscritto le linee guida che governeranno il negoziato per il divorzio. Per ora non ci sono cifre ufficiali, ma secondo calcoli informali circolati ammonterebbe a 60miliardi di euro, anche se fonti diplomatiche non escludono che la somma finale possa essere anche più alta. Il premier Gentiloni ha tenuto ad assicurare che "per l'Italia non ci sono grandi pericoli". La partita dei conti potrebbe tuttavia spaccare la compattezza dimostrata dai 27 fin qui. Sul pericolo ha avvertito Juncker. "Faremo di tutto affinché non accada". Ma quando si andrà a mettere mano al portafoglio, le tensioni potrebbero essere inevitabili, perché tra i Paesi "c'è chi non vuole sborsare un euro in più, e chi non ne vuole rimettere nemmeno uno". A causare divisioni potrebbe essere anche la questione della ricollocazione dell'Agenzia del farmaco (Ema) e dell'Autorità bancaria (Ema) dalla Gran Bretagna all'Ue, che una ventina di Paesi, tra cui l'Italia, si sono candidati ad ospitare. Criteri, procedure, e roadmap dei trasferimenti si fisseranno al vertice di giugno, e una decisione potrebbe arrivare già in autunno. Tra i tre temi chiave, oltre ai conti finanziari, le garanzie per 4,5milioni di cittadini che vivono in Ue e in Gran Bretagna e le frontiere tra l'Irlanda del nord e l'Irlanda (il premier irlandese Enda Kenny ha chiesto di aggiungere una dichiarazione alle minute della riunione, in cui si riconosce che in caso di riunificazione ci sarà un ingresso automatico nell'Ue). – 

 

 

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