Bosnia-Erzegovina: chiesta revisione sentenza per genocidio Serbia

Paralisi delle attività istituzionali

La delegazione della Bosnia-Erzegovina chiede la revisione del verdetto nella causa contro la Serbia per aggressione e il genocidio nella guerra 1992-95

La richiesta

Sakib Softic, agente della Bosnia-Erzegovina (BiH) davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, ha concesso il 23 febbraio la richiesta per la revisione della sentenza della Bosnia-Erzegovina contro la Serbia per aggressione e il genocidio.

L’invio dell’istanza di revisione è stato annunciato la settimana scorsa da Bakir Izetbegovic, il membro bosgniacco della Presidenza della BiH, nel Palazzo municipale di Sarajevo, dove si era tenuta una consultazione publica su questa richiesta, in presenza di numerosi ospiti, esperti di diritto, funzionari delle istituzioni della BiH e di organizzazioni non governative.

„Questo requisito non ha toglie i diritti alla vita di nessuno, e la revisione è il nostro diritto per conoscere la verità che serve a tutti, anche a quelli che la combattono", ha detto Izetbegovic, dopo le consultazioni nel Palazzo municipale.

Crisi della Presidenza di BiH

L’idea di sostenere la revisione della sentenza  ha trovato  resistenza nei politici della  Repubblica Srpska (RS). I partiti politici di questa entità sono d’accordo sulla considerazione che tale richiesta è illegittima perché non è stata oggeto di decisione delle istituzioni statali.

Il membro serbo della Presidenza della BiH Mladen Ivanic ha valutato la decisione per la richiesta della revisione del verdetto come illegittima, perché non è stata emanata  nelle istituzioni della BiH. Su sua iniziativa, la Presidenza della BiH si è riunita (23. febbraio) in sessione straordinaria per discutere la richiesta, ma l’incontro è stato interrotto, e Ivanic con  Izetbegovic hanno avuto due conferenze di stampa separate.

"La sessione della Presidenza è stata sospesa e non è stata presa la decisione di avviare la revisione. Onestamente credo che questo oggi sia uno degli ultimi tentativi per far  funzionare le istituzioni della BiH, che era mio desiderio", ha detto Ivanic ai giornalisti.

"I motivi per cui ho lasciato la riunione sono dipesi dall’impreparazione sull’accordo del regolamento interno della Presidenza", ha detto Izetbegovic dopo la sessione.

Crisi parlamentare

Il capo di Stato collettivo non è l’unica istituzione che vive i disagi dovuti alla attuale crisi politica. La Camera dei Rappresentanti è stata bloccata dal 17 febbraio a causa del boicottaggio delle sessioni da 13 membri del parlamento dei partiti di RS, dal governo e opposizione. Per adesso non vi sono le condizioni perchè questa istituzione assuma decisioni, anche se esiste un quorum per la regolamentazione delle sessioni.

 

Il capo del partito SDS da RS Vukota Govedarica, che è anche il membro della Camera dei Rappresentanti di BiH, ha detto il 23 febbraio, che l’attività non istituzionale di Bakir Izetbegovic comporta  un complessivo  nuovo posizionamento della SDS a livello statale, e che la maggioranza parlamentare alla Camera dei Rappresentanti è diventata discutibile.

"Questo significa che definitivamente entriamo in un mandato tecnico in cui la maggioranza parlamentare alla Camera dei Rappresentanti è in questione. Diventa impossibile lavorare in queste condizioni e noi faremo di tutto per proteggere l’accordo di pace di Dayton, che è stato seriamente messo in pericolo dall’azione non istituzionale di Izetbegovic", ha detto Govedarica, leader del partito SDS che fà parte della coalizione di governo al livello statale.

I rappresentanti dei partiti da RS hanno annunciato il blocco del funzionamento dello Stato fino a quando la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, come loro auspicano, non respinge la domanda per la revisione del verdetto nella causa contro la Serbia per l’aggressione e il genocidio.

Alleanza per il cambiamento, che fa parte della coalizione di governo a livello statale, secondo i suoi rappresentanti, nei prossimi due o tre giorni assunerà una posizione definitiva sulla loro nelle stituzioni statali. Alcuni esponenti di Alleanza sostengono che il funzionamento delle istituzioni della BiH sarà sospeso fino a quando la Corte dell’Aja non respingerà  la domanda.

Crisi del governo?

I funzionari della RS hanno anche annunciato che il Consiglio dei Ministri dal 24 febbraio eserciterà il, cosiddetto, mandato tecnico, ma senza specificare le implicazioni,  cioè se il boicottaggio reso noto significa l’assenza dei ministri serbi dalle riunioni, oppure  cessazione delle funzioni ministeriali ordinarie.

Blocco di parlamento e governo accadono nel momento in cui la BiH risponde alle domande   della Commissione europea. L’Unione europea ha invitato le autorità della BiH di non mettere in pericolo l’estensione dell”accordo con il FMI (Fondo monetario internazionale), perchè è importante per dare attuazione al  Programma di riforma, è stato sottolineato dalla Delegazione UE a Sarajevo. 

Peace Implementation Council preocupato per la situazione attuale 

Gli attuali sviluppi politici in BiH sono stati determinanti per l’avvio di una sessione straordinaria del Peace Implementation Council (PIC) di Sarajevo. Il PIC in una dichiarazione congiunta ha espresso preoccupazione per la situazione in BiH, ha affermato ai giornalisti l’ambasciatore russo in BiH Peter Ivancov. 

„Il PIC ha concluso che si deve operare sulla base del dialogo e del compromesso“,  ha detto Ivancov e anche sottolineato che i rappresentanti della Repubblica Turca  hanno  espresso la loro opinione su un paragrafo della dichiarazione congiunta.

Opinioni varie

Il professore di diritto internazionale, Tibor Varadi ha detto ad Al Jazeera Balkans, che la revisione si potrebbe fare solo sulla base dei fatti appena scoperti nel corso degli ultimi sei mesi.

Dopo aver ricevuto la richiesta, la cancelleria del Tribunale controlla tutti i fatti e le scadenze, che poi si trasmettono per la dichiarazione della Republica Serbia. Il premier della Repubblica Serba Aleksandar Vucic, considera irresponsabile la mossa della richiesta, che restituisce i rapporti passati di Serbia e BiH.

Nel 1993, BiH ha intentato una causa contro la Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) alla Corte internazionale di giustizia, l’istituzione giudiziaria più importante nell’ambito delle Nazioni Unite (ONU). 

Il verdetto è stato emesso il 26 febbraio 2007 in relazione alla procedura sulla violazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, che è stata adottata dall’Assemblea Generale ONU il 9 dicembre 1948. 

Il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia ha scoperto che il genocidio è stato commesso in Srebrenica, ma non nelle altri comuni della BiH, escludendo così la responsabilità della Republica Serbia per genocidio, e trovando solo i fallimenti nella prevenzione e punizione. 

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