Clima: la spinta dell’UE decisiva per l’entrata in vigore dell’accordo di Parigi

E’ una corsa contro il tempo per salvare il pianeta dagli stravolgimenti dell’effetto serra

E’ una corsa contro il tempo per salvare il pianeta dagli stravolgimenti dell’effetto serra. L’ultimo allarme viene dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) di Ginevra: per la prima volta a livello globale, nel 2015 la concentrazione media di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera ha raggiunto la soglia di 400 parti per milione per l’intero anno e nel 2016, nella scia del fenomeno El Nino, resterà al di sopra di tale livello e non ne scenderà al di sotto per parecchie generazioni.

31-10-2016

Il nuovo dato sottolinea l’urgenza di ridurre le emissioni di CO2 per attuare l’accordo di Parigi del dicembre 2015, il primo accordo universale che vincola a mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto di 2°C” rispetto ai livelli pre-industriali. Per rallentare l’aumento di temperatura, i paesi della Terra dovranno limitare le emissioni dei gas a effetto serra, come anidride carbonica, ossidi di azoto e di metano.

Bisogna fare presto e l’Europa ce la mette tutta. La leadership dell’Unione europea nella lotta al cambiamento climatico è stata determinante per anticipare l’entrata in vigore dell’accordo di Parigi. Grazie al voto di ratifica del Parlamento europeo, lo scorso 4 ottobre, l’accordo raggiunto alla conferenza sul clima di Parigi (la cosiddetta COP21, la 21° conferenza delle parti) entrerà in vigore il 4 novembre, a meno di un anno dalla sua firma e molto prima del 2020 inizialmente previsto. Sarà l’entrata in vigore “più veloce che mai” per un trattato internazionale, aveva esultato un tweet dell’UN Climate Change Action. Con la ratifica dell’UE, l’accordo sarà in vigore in tempo per la prossima conferenza sul clima, la COP22 di Marrakech, che si svolgerà dal 7 al 18 novembre. Lì, la delegazione UE potrà anche fare valere gli stanziamenti fatti dai 28 – 17,6 miliardi di euro nel 2015 – per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

L'impegno dell'Ue è di ridurre le proprie di almeno il 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Nel programma di lavoro per il 2017, presentato a Strasburgo il 25 ottobre, la Commissione europea s'è impegnata a lavorare, con il Parlamento europeo e il Consiglio dei Ministri dell'UE, su proposte concrete, lavorando in particolare sui veicoli e sulla mobilità a basse emissioni.

Bruxelles ha subito incoraggiato progetti che contribuiscono ad attuare il piano d’azione globale dell’accordo di Parigi. Un parco eolico offshore al largo delle coste del Belgio, 40mila alloggi in Francia a ridotto consumo energetico, una nuova cartiera in Finlandia operante senza combustibili fossili, la modernizzazione e il miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti siderurgici dell’acciaieria Arvedi in Italia. Sono solo alcuni dei progetti ammessi ai finanziamenti europei che dimostrano l’impegno Ue per realizzare un’economia a basse emissioni di gas a effetto serra.

La stragrande maggioranza dei progetti già approvati dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis) nel settore dell’energia (23% degli investimenti) riguardano le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Un altro 5% riguarda l’ambiente e l’uso efficiente delle risorse. Finora, quindi, quasi un terzo degli investimenti Feis sostiene progetti eco-compatibili. La Commissione europea propone di fare ancora di più: in futuro almeno il 40% dei progetti Feis per le infrastrutture e l’innovazione dovranno contribuire all’azione sul clima, in linea con gli obiettivi di Parigi.

Attualmente, l’economia UE è, tra le grandi del Pianeta, quella che si è dimostrata più efficiente sulla strada della de-carbonizzazione. E’ riuscita a disgiungere la crescita economica dalle emissioni di gas a effetto serra: tra il 1990 e il 2014, il prodotto interno lordo complessivo dell’Ue è salito del 46%, mentre le emissioni totali di gas a effetti serra sono scese del 23%. L’UE è una delle tre grandi economie (le altre sono Brasile a Canada) che generano più di metà della propria elettricità senza produrre gas a effetto serra.

Le energie rinnovabili stanno diventando una delle fonti principali di energia in Europa. Secondo un recente rapporto Eurostat, un quarto dell’energia prodotta in Europa arriva da fonti rinnovabili. Ma per i consumi, i Paesi dell’Unione dipendono dall’estero per quasi il 50% e il petrolio la fa da padrone con poco meno del 40% dell’energia consumata. Nell’UE, appena il 7,7% dell’energia consumata arriva dall’uso diretto di fonti rinnovabili (il 6,6% in Italia), escludendo però le fonti rinnovabili incluse nell’elettricità, come le centrali idroelettriche, l’eolico o il fotovoltaico. Complessivamente, considerando anche queste ultime, la quota di energie rinnovabili nel consumo di energia è aumentata continuamente dal 2004 al 2014, passando dall’8,5% al 16%, avvicinandosi all’obiettivo di raggiungere quota 20% dei consumi UE entro il 2020.

Oggi nell’UE le energie rinnovabili soddisfano le esigenze di 78 milioni di cittadini europei. Il settore dà lavoro a più di un milione di persone e genera un fatturato di 130 milioni di euro. Inoltre, le società europee detengono attualmente il 40% dei brevetti relativi alle tecnologie rinnovabili.

La transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio e la realizzazione di sistemi energetici più sicuri, sostenibili e affidabili sono i due obiettivi dell’Unione dell’Energia, una delle dieci priorità della Commissione Juncker, la cui centralità è confermata nel programma di lavoro per il 2017. Partendo dalla constatazione che “l’Europa dipende eccessivamente dalle importazioni di combustibile e di gas”, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker si è proposto di riformare e riorganizzare la politica energetica europea per creare una nuova Unione europea dell’energia. Nella primavera del 2017, secondo la tabella di marcia concordata lo scorso settembre al vertice di Bratislava, l’UE farà il punto sui progressi compiuti verso l’Unione dell’energia.

 

Disclaimer

L'opinione espressa è dell'autore e non rispecchia necessariamente la posizione della Commissione europea.

 

Fonte: 12 STELLE IN EUROPA – 03/11/2016 Newslettter della Rappresentanza in Italia della Commissione europea

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