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Brexit, tre mesi dopo

Brexit, tre mesi dopo. Dopo lo shock iniziale – peraltro durato qualche settimana – è interessante capire cosa è avvenuto. Il famigerato “crollo economico” non si è verificato, già questa è una notizia. Il potenziale “pentimento” di inizio luglio è via via scemato e gli ultimi sondaggi hanno registrato un buon 52% a favore di Brexit. Il Paese, ad ogni modo, rimane profondamente diviso, i fautori del “si” vorrebbero anzi velocizzati i processi di divorzio dall’Unione. L’economia, scrivevamo, non ha risentito troppo dell’esito del referendum e i consumatori sono stati i primi a combattere il pessimismo dilagante. Le vendite al dettaglio sono aumentate e l’Ufficio nazionale di statistica Ons ha evidenziato che i dati “non danno alcun segnale di un calo della fiducia dei consumatori dopo Brexit”. Altrettanto positivo il dato che riguarda l’occupazione, rimasto invariato al 5,9%, sotto di quasi 4 punti percentuale rispetto la media europea. Il caro prezzi. I temuti aumenti del costo della vita dovuti al calo della sterlina non si sono verificati, del resto proprio l’indebolimento iniziale della valuta inglese ha avuto un effetto positivo sulle esportazioni made in Uk e per il turismo che ha fatto registrare un +36% in materia di acquisti da parte di stranieri, in particolar modo per beni di lusso come moda e gioielli. Il calo della sterlina ha poi dato una spinta notevole al mercato immobiliare, anche in questo caso molti investitori stranieri hanno colto l’opportunità. La politica. Le trattative per l’uscita dall’Unione non partiranno prima di un anno, Theresa May è stata chiara: “La Gran Bretagna è uscita dalla porta e non rientrerà dalla finestra”, lascerà la Ue ma non si sa come e quando. Molto probabilmente l’iter inizierà a inizio 2017 anche se alcuni analisti credono che si potrebbe arrivare a settembre per via delle elezioni in Germania. Secondo alcune stime si andrà comunque incontro a un rallentamento dell’economia, un leggero calo dell’occupazione e dei salari reali e già la settimana prossima ci saranno due dati importanti per capire l’andamento futuro dell’economia: il primo dato sul Pil trimestrale dopo Brexit e l’indice del settore servizi. Le conseguenze per i cittadini Ue in Uk. La May finora non ha chiarito questo punto, le ragioni sono semplici: prima di esporsi vuole ottenere una garanzia simile dai paesi europei che ospitano circa 2milioni di cittadini britannici. L’aspettativa è che chi è già qui da oltre cinque anni, e ha quindi diritto di residenza, possa restare. Sembra invece sempre più probabile che in futuro i nuovi arrivi da Paesi Ue dovranno dimostrare di avere un'offerta di lavoro prima di potersi trasferire. Piccoli ma sostanziali cambiamenti.