Ue, Consiglio europeo: Brexit e crisi migratoria

Ieri a Bruxelles all'apertura dei lavori il premier britannico Cameron: per Londra il migliore accordo

di Redazione

 

Bruxelles – L’english breakfast  delle 11 convocato da Tusk ieri sera è saltato, la sessione plenaria a 28 è stata rinviata alle 13.30, ma potrebbero esserci variazione sull’orario. Il negoziato con Cameron si annuncia  più difficile del previsto, al momento secondo quanto trapela da Bruxelles, sono in corso i bilaterali in cui i legali del Consiglio stanno vagliando le possibili soluzioni modulate durante la notte dagli sharpa.

 

Sul tavolo dei lavori a Bruxelles che ieri ha aperto il Consiglio europeo, introdotto dal presidente Donald Tusk, ci sono la Brexit, cioè la possibile uscita della Gran Bretagna dal’Unione europea e l’attuale  crisi migratoria di esponenziali  dimensioni.

La riunione riprenderà  questa mattina alle 11 e sul tema della Brexit, Cameron ha chiesto l’accordo migliore, non uno qualsiasi e a Bruxelles pone almeno tre  condizioni di cui la prima riguarda il welfare, cioè la riduzione  dei benefit per ameno 4 anni , in favore dei lavoratori europei non britannici ma residenti nel Regno Unito, circa gli  assegni familiari,  all’assistenza sanitariria gratuita e i contributi ai disoccupati.

A questa condizioni sono fermamente contrari i paesi dell’Europa dell’est, in particolare la Polonia, preoccupata che la eventuale concessione a Londra possa divenire un precedente che giustifichi altri paesi dell’Ue nel fare richieste  simili . la seconda condizione posta dal premier britannico riguarda l’esenzione della City di Londra,  la piazza finanziaria europea più importante, dalle regole sull’unione bancaria e di mercato che vincolano i movimenti della finanza. Inoltre l’introduzione delle modifiche nei trattati per che concerne l’impegno dei capi di governo a non procedere oltre nella  integrazione delle politiche dell’Unione,

Combatterò per la Gran Bretagna ha detto ieri al suo ingresso al vertice europeo David Cameron, perché per vincere il referendum di giugno, voluto da chi auspica una uscita del Regno Unito dall’Ue, dovrà ottenere queste concessioni, uscire cioè con un accordo congruo agli interessi della Gran Bretagna.

Ma la decisione finale come sottolineato ieri dal presidente Tusk e ribadito dalla Merkel, spetterà ai cittadini che  esprimeranno la propria volontà al referendum di giugno.

Sul piano della crisi dei migranti, i paesi dell’est chiedono che sia attuata una nuova politica, che insiste sul  blocco dei rifugiati al confine tra Macedonia e Grecia.  La cancelliera Merkel  rimane contraria ad una politica di chiusura delle frontiere a condizione  che venga pianificato un programma di distribuzione dei migranti che arrivano dai  centri di raccolta turchi e inoltre che  la Turchia  blocchi  i trafficanti clandestini .

L’Austria invece spinge per i  super controlli ai valichi di confine con gli altri paesi europei, e una quota di accesso, oltre alla chiusura del Brennero. Tutte condizioni considerate incompatibili “con gli obblighi del Paese secondo le norme europee e internazionali”, ha incalzato la Commissione europea.

In giornata la conclusione del vertice.

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