Crisi dei rifugiati: la risposta dell’Europa

Nel vertice di Novembre a La Valletta l'UE incontrerà i paesi africani maggiormente interessati per discutere sulle questioni delle emigrazioni e sulla crisi dei rifugiati

 A cura di Salvatore Pogliese, Deputato al Parlamento europeo, membro sostituto della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni

 

L'Europa sta affrontando un fenomeno migratorio di portata eccezionale. Centinaia di migliaia di persone, provenienti da aree geografiche differenti, si sono messe in movimento con l'obiettivo di raggiungere i paesi membri dell'Unione europea. Nel corso del 2015, nella sola Italia, sono arrivate oltre 116.000 persone. I migranti ospitati nei diversi centri governativi, in quelli temporanei e nella rete di accoglienza del Servizio centrale di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) sono 86.000.

In termini economici il costo sostenuto dalla Repubblica Italiana per far fronte a questo massiccio arrivo di migranti si aggira attorno a un miliardo di Euro. C'è chi scappa da guerre e persecuzioni e c'è invece chi decide di partire spinto semplicemente dal desiderio di trovare condizioni di vita migliori.

 

Nel primo caso il dovere di solidarietà, ispirato dalle radici cristiane del nostro continente, spinge l'Europa a fornire le risposte più adeguate, senza ulteriori indugi. Nel secondo caso, per quanto concerne i cosiddetti migranti di natura economica, è bene ribadire il concetto che solo all'interno di un quadro legale è possibile accettare l'immigrazione; i flussi migratori devono essere rigidamente controllati e bisogna far comprendere, a chi vive fuori dal nostro continente, che in Europa non vi è spazio per l'immigrazione clandestina.

A tal fine è necessario combattere le reti criminali che stanno organizzando la maggior parte di questi "viaggi della speranza".

E' essenziale mettere fuori uso i barconi utilizzati dagli scafisti e distruggere tutte le infrastrutture logistiche utilizzate dai trafficanti di essere umani. Nel corso di questi ultimi mesi ho ribadito più volte la necessità di procedere alla modifica di "Dublino III", soprattutto per quello che concerne la responsabilità e l'obbligo per gli Stati d'arrivo dei migranti di occuparsi da soli della valutazione e della registrazione della domanda d'asilo. Ritengo che siano necessarie regole comuni sul diritto d'asilo che includano la possibilità di trattare le domande direttamente nei paesi d'origine o sulle navi che pattugliano il Mediterraneo. Allo stesso tempo bisogna creare dei centri europei di valutazione delle domande d'asilo posti alle frontiere esterne dell'UE, gli ormai noti "hotspot". A livello internazionale servirebbe un'azione militare più forte, sotto l'egida delle Nazioni unite e coinvolgendo gli USA, la Russia e i Paesi arabi.

 

L'obiettivo di questa missione dovrebbe essere l'eliminazione dell'ISIS. Assieme ai miei colleghi della delegazione italiana di Forza Italia abbiamo ribadito, all'interno di un documento rivolto ai vertici del PPE, l'importanza di predisporre degli accordi bilaterali con i paesi di transito e d'origine come quello sottoscritto dal governo Berlusconi con la Libia nel 2008 (che ha ridotto gli arrivi di quasi il 90%, da 37.000 a 4.400 persone). Questo genere di accordi sono fondamentali per interrompere il flusso migratorio e per favorire i rimpatri di chi non ha il diritto per ottenere l’asilo politico e altre protezioni internazionali. L'Europa è stata certamente troppo lenta nel prendere atto dell'enorme portata del fenomeno migratorio e per troppo tempo ha lasciato da soli alcuni dei propri stati membri, in primis l'Italia e la Grecia. Finalmente però, anche grazie alle pressioni del Parlamento europeo, qualcosa ha iniziato a muoversi. Il Consiglio straordinario "Affari interni "del 14 settembre scorso ha approvato la ricollocazione di 160.000 migranti tra i paesi membri dell'UE.

 

La Commissione europea, dopo l'adozione dell'Agenda europea sull'immigrazione, ha presentato un secondo pacchetto di proposte legislative che riguardano un sistema di ricollocamento permanente e una lista europea dei Paesi d'origine considerati sicuri. Sia il meccanismo permanente di solidarietà che l'elenco europeo comune dei paesi d'origine sicuri dovranno essere adottati congiuntamente da Parlamento europeo e dal Ottobre I 2015 Pag. | 6 http://www.eppgroup.eu/italy/ Consiglio (con procedura legislativa ordinaria).

A Novembre, inoltre, si terrà a La Valletta un vertice durante il quale l'UE incontrerà i paesi africani maggiormente interessati per discutere delle questioni attinenti all'emigrazione e alla crisi dei rifugiati. Mi auguro che in quell’occasione si possano compiere altri significativi passi in avanti sul tema dell’immigrazione, sul quale si gioca la credibilità dell’Europa.

 

da  Euroinformazioni  di Ottobre 2015   

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