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L’ITALIA e la candidatura della SERBIA all’UNIONE EUROPEA – Prospettive di collaborazione politica e sviluppo economico

Secondo i dati a disposizione dell’Istituto di Statistica Serbo nel corso del 2014 l’Italia ha consolidato la propria posizione commerciale (già secondo partner commerciale della Serbia nel 2012 e 2013) divenendo primo partner commerciale della Serbia, con un interscambio pari a circa 2.000 milioni di Euro, con un surplus per l’Italia pari a 22 milioni di Euro (l’export italiano è risultato pari a 1.049 milioni di Euro, +28,9% rispetto allo stesso periodo del 2012, e l’import è stato pari a 1.026 milioni di Euro, +128,4%). L’Italia rappresenta anche il primo investitore estero in Serbia con una presenza di circa 500 aziende, una quota di capitale investito stimata intorno ai 2 miliardi di Euro e un volume d’affari di circa 2,5 miliardi. I lavoratori impiegati dalle imprese italiane sono più di 20.000, il 2% circa della forza lavoro serba, dato esplicativo dell’attenzione attribuita da parte serba alla presenza delle aziende italiane sul territorio. Le opportunità di investimenti volti a sviluppare la capacità produttiva delle aziende italiane sono numerose grazie anche alle favorevoli condizioni fiscali e l’accesso a mercati emergenti.
La presenza italiana è leader sia in ambito bancario – grazie ai gruppi Banca Intesa-San Paolo (prima banca nel Paese) e Unicredit – sia in quello assicurativo – Delta Generali e SAI-Fondiaria- e sia in quello manifatturiero.
Con l’apertura di Palazzo Italia nel 2006, nuova sede dell’Istituto di Cultura, la promozione culturale italiana in Serbia è entrata in una nuova fase, nella quale l’ambizione è quella di offrire servizi ed eventi di alto livello culturale. Palazzo Italia è diventata la “vetrina” dell’Italia in Serbia ed è un centro di servizi e di informazione a disposizione del pubblico. L’Ambasciata d’Italia insieme all’Istituto Italiano di Cultura promuove l’insegnamento e la diffusione dell’italiano nel settore universitario, la nascita e l’attività dei dipartimenti di italianistica presso i maggiori atenei serbi. A Belgrado, dove è presente un lettorato presso la cattedra di italianistica del Dipartimento di filologia, sono state superate le mille iscrizioni, facendo dell’italiano la seconda lingua più insegnata dopo l’inglese; a Novi Sad – dove è stato istituito un lettorato di ruolo – l’insegnamento dell’italiano ha raggiunto la durata quadriennale e il numero di iscritti ha superato i duecento. Nel 2009 l’insegnamento dell’italiano è stato introdotto anche presso l’università di Kragujevac. Nel settore della scuola secondaria media e superiore sono stati conseguiti notevoli progressi, l’italiano è stato inserito nei programmi didattici delle scuole primarie e secondarie, tra le principali lingue d’insegnamento alla pari delle cosiddette “lingue universali”.
Il 5 giugno 2006 è stata proclamata la nascita della Repubblica di Serbia, Stato successore dell’Unione di Serbia e Montenegro, scioltasi a seguito della dichiarazione d’indipendenza del Montenegro, il 3 giugno 2006. L’Unione di Serbia e Montenegro era stata istituita il 4 febbraio 2003 quale Stato successore della Repubblica Federale di Jugoslavia (RFJ), a sua volta fondata nel 1992 dopo la dissoluzione della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia a seguito della secessione di Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia. La corrente Costituzione della Repubblica di Serbia include quale parte integrante del Paese anche il Kosovo che, sulla base della Risoluzione ONU 1244 del 1999, è stato amministrato da una Missione delle Nazioni Unite (UNMIK) fino al 17 febbraio 2008, allorché ha dichiarato la propria indipendenza, che Belgrado non ha però riconosciuto. Nell’aprile 2008 la Serbia ha firmato un Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’Unione Europea mentre nel dicembre 2009 è stato abolito l’obbligo del visto di ingresso per i cittadini serbi nei Paesi UE dell’Area Schengen.
Nello stesso mese di dicembre 2009 la Serbia ha presentato la domanda di candidatura all’Unione Europea e circa un anno dopo (ottobre 2010) il Consiglio Europeo ha trasmesso tale domanda alla Commissione Europea, che il 12 ottobre 2011 ha espresso il proprio parere favorevole al riguardo. Dal 1º marzo 2012 la Serbia gode dello status di Paese candidato all’Unione Europea. Il recente Consiglio europeo del 28 giugno 2013, valutati positivamente i progressi di Belgrado per l’adeguamento della legislazione locale all’acquis comunitario e nell’ambito del Dialogo con Pristina per la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, ha deciso l’apertura dei negoziati di adesione della Serbia all’UE entro gennaio 2014 (i negoziati per l’adesione vera e propria sono iniziati il 21 dello stresso mese).
Dopo la dissoluzione dell’Unione di Serbia e Montenegro la Repubblica di Serbia è succeduta ad essa nella titolarità degli accordi internazionali, sia bilaterali sia multilaterali e nel marzo 2012 la Serbia ha ottenuto lo status di Paese Candidato all’adesione all’Unione Europea: ciò ha consolidato il quadro di stabilità e spinto un movimento di riforme che ha favorevolmente influito sugli affari.
I primi accordi bilaterali tra Italia e Serbia sono stati firmati l’11 settembre 2006 a Belgrado, nell’occasione è stato sottoscritta un’intesa in materia di visti, con cui sono state introdotte agevolazioni per alcune categorie di cittadini serbi in materia di rilascio di visti Schengen. Tre anni dopo (13 novembre 2009) si è svolto a Roma il primo vertice intergovernativo tra Italia e Serbia, nel corso del quale sono stati firmati diversi accordi.
Altre intese si sono stabilite nel campo della cooperazione scientifica e tecnologica tramite l’accordo firmato a Roma il 21 dicembre 2009, in materia di conversione delle patenti di guida, mediante scambio di note, effettuato a Belgrado il 13-14 luglio 2011 e in materia di cooperazione energetica il 25 ottobre 2011 a Roma.
La presenza italiana, come detto, è leader sia in ambito bancario – grazie ai gruppi Banca Intesa-San Paolo (prima banca nel Paese) e Unicredit – sia in quello assicurativo – Delta Generali e SAI-Fondiaria- sia in quello manifatturiero. In questo contesto si inserisce l’operazione FIAT. Nel dicembre 2009 a Kragujevac è stato firmato l’importante accordo tra il gruppo FIAT, la ZASTAVA e lo Stato serbo, con rispettivamente il 67% e il 33% delle azioni, per la costituzione di una joint-venture (Fiat Auto Serbia) che ha avviato nel 2012 la produzione di un nuovo modello, la Fiat 500L. Si tratta di un investimento di oltre 1 Miliardo di euro che ha le importanti esigenze di fornitura e infrastrutturali proprie dell’industria automobilistica e ha sviluppato un ampio indotto, in particolare tra ditte italiane che forniscono beni e servizi. La produzione è stata avviata nell’estate 2012 e il veicolo è sul mercato dal settembre 2012. Lo stabilimento di Kragujevac produce al momento a ritmi di circa 110.000 auto annuali, con importanti possibilità di crescita. Guardando alle altre aree di sviluppo rilevanti prospettive di investimenti futuri sono nel settore dell’energia. Le potenzialità – in particolare idroelettriche – del territorio serbo e la priorità formulata dalle autorità di Belgrado di aumentare e diversificare la produzione domestica di energia aprono prospettive di grande interesse per realizzare e gestire in Serbia impianti di generazione che producano energia ad uso del mercato locale o destinata all’export.
Grazie ai finanziamenti disposti da Banca Mondiale, BEI, BERS e Commissione Europea il settore delle infrastrutture stradali e ferroviarie è in forte sviluppo, in particolare l’attiva presenza di Italferr, partner di Ferrovie di Serbia nell’opera di ammodernamento della rete nazionale e la partecipazione di numerose aziende italiane a importanti progetti quali la realizzazione del Ponte Zezelj di Novi Sad, la modernizzazione di tratti della rete ferroviaria in Vojvodina e lungo l’asse Belgrado-NIS e l’interesse per lo sviluppo dell’asse Bar-Belgrado. Da sottolineare inoltre le opportunità nel settore agroalimentare, specialmente in Vojvodina: le esigenze di modernizzazione tecnologica combinate alle ottime possibilità produttive del territorio e l’esportazione a dazi zero su mercati emergenti quale quello russo determinano importanti opportunità per gli investitori. In Serbia si sta poi affermando un polo tessile che alimenta e contribuisce alla presenza di aziende quali Pompea, Golden Lady, Calzedonia e Fulgar, oltre al cospicuo investimento del Gruppo Benetton (2011) per un’importante produzione (6 milioni di capi annui) situata nella località di Nis.
Inoltre il settore calzaturiero si è arricchito dell’accordo tra Geox e la Repubblica di Serbia per l’apertura di un impianto produttivo a Vranje, nel sud della Serbia (2012). Un altro settore in costante ascesa è quello dei trasporti aerei per i quali si sono aperte importanti opportunità in ragione della crescita dei rapporti economico-commerciali e della liberalizzazione dei visti turistici per i cittadini serbi che viaggiano in Europa da inizio 2010. Tra i fattori che concorrono ad attrarre l’interesse degli investitori italiani figura la posizione centrale della Serbia nella rete logistica e di collegamenti infrastrutturali della regione. Il Paese, grazie anche alla fitta rete di accordi commerciali con i partner dell’ex-Jugoslavia, con la Russia e la Turchia, costituisce una porta d’accesso privilegiata a questi mercati. Per ciò che riguarda la cooperazione culturale grazie all’apertura di Palazzo Italia nel 2006, nuova sede dell’Istituto di Cultura, la promozione culturale italiana in Serbia è entrata in una nuova fase, nella quale l’ambizione è quella di offrire servizi ed eventi di alto livello culturale. Palazzo Italia è diventata la “vetrina” dell’Italia in Serbia ed è un centro di servizi e di informazione a disposizione del pubblico.
L’Ambasciata d’Italia insieme all’Istituto Italiano di Cultura promuove l’insegnamento e la diffusione dell’italiano nel settore universitario, la nascita e l’attività dei dipartimenti di italianistica presso i maggiori atenei serbi. Inoltre, l’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Serbia – firmato dal ministro Franco Frattini e dal vice Primo ministro Djelic a Roma il 21 dicembre 2009 – ha contribuito alla cooperazione nel campo dei progetti di ricerca, dei programmi di studio e di scambio di docenti e discenti, dell’organizzazione congiunta di seminari e conferenze.
Sulla base di questo accordo il 9 luglio 2013 è stato firmato a Belgrado il primo Protocollo Esecutivo di Collaborazione Scientifica e Tecnologica per il triennio 2013-2015 che prevede quindici progetti per lo scambio di ricercatori e sette progetti di grande rilevanza nei seguenti settori: biomedicina e biotecnologie; agricoltura e tecnologie alimentari; energia e protezione ambientale; matematica, fisica, chimica e biologia; nanotecnologie e nuovi materiali; tecnologie per l’informazione e la comunicazione (ICT); tecnologie applicate ai beni culturali.
Tornando al processo negoziale per l’ingresso della Serbia nell’Unione Europea, in questi mesi è in corso il monitoraggio del capitolo 35, che riguarda la normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina, e i negoziati sui capitoli 23 e 24 inerenti il rafforzamento dello stato di diritto, giustizia, libertà e sicurezza. Tanja Miscevic, Capo Negoziatore per la Serbia, ha chiarito che nel corso del 2014 si prevedono circa 50 tra monitoraggi e rapporti analitici sull’ottemperanza all’ “acquis comunitarie” e per ogni capitolo seguirà un rapporto della Commissione Europea sul monitoraggio in cui verranno definiti i principi sulla base dei quali iniziare i negoziati per ogni singolo capitolo. Infine un recente sondaggio Gallup, ordinato dalla Commissione europea ha evidenziato che il 55% degli intervistati in Serbia sostiene il processo di integrazione europea, mentre il 39% è contro.