Messina, due eventi commemorativi in onore della Serva di Dio la Regina Elena – domenica 26 giugno

di Domenico Interdonato

Immagine: Messina, Largo Seggiola e il monumento in onore della Regina Elena (1960).

 

A Messina, domenica 26 giugno 2016 la Delegazione Provinciale di Messina delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon,   ha organizzato due eventi commemorativi in onore della Serva di Dio la Regina Elena, a testimonianza di devozione e riconoscenza della Città per il soccorso prestato alla popolazione messinese sconvolta dal terremoto del 1908.

In particolare, sarà officiata alle ore 10,30 una solenne Liturgia Eucaristica presso la Concattedrale dell’Archimandritato del SS. Salvatore (via San Giovanni Bosco n. 54) dal suo Rettore Mons. don Vincenzo Castiglione, 3° Cappellano Militare Capo (Col.) r.  alla presenza del Presidente Nazionale dell’I.N.G.O.R.T.P., il Cap. di Vascello (r.) dr. Ugo d’Atri, proveniente dalla Capitale. Sono state invitate tutte le Autorità civili e militari, le Associazioni d’Arma e Combattentistiche, i principali Ordini Cavallereschi, le Confraternite diocesane e tutta la cittadinanza.

A seguire, alle ore 12,30, in Largo Seggiola nel corso della cerimonia di adozione dell’aiuola circostante il monumento alla Regina Elena, verrà scoperta e benedetta una targa commemorativa. Gesto che vuole essere anche un modo per contribuire a riqualificare l’area cittadina ove trova sede lo storico monumento costruito il 26 giugno 1960 grazie ad una silenziosa sottoscrizione volontaria da parte della cittadinanza. La preziosa statua fu opera del genio artistico del famoso scultore Antonio Berti, le cui realizzazioni adornano diverse città italiane.

Contesto

 

La Serva di Dio Elena di Savoia (Jelena Petrovic Njégos)
Regina d’Italia

Nata a Cettigne (Montenegro) 8 gennaio 1873 + Montpellier (Francia) 28 novembre 1952

 

In occasione dell’apertura dei festeggiamenti per il 50° anniversario della morte della Regina Elena, il vescovo di Montpellier ha avviato la fase diocesana del suo processo di canonizzazione. Principessa reale del Montenegro, sposando Vittorio Emanuele III divenne Regina d’Italia e poi d’Albania ed Imperatrice d’Etiopia. In riconoscimento alla sua grande fede ed alle attività benefiche da lei sostenute, il pontefice Pio XII le conferì nel 2001, la più alta onorificenza prevista a quei tempi per una donna, la “Rosa d’oro della cristianità”.  Jelena Petrovic Njégos nacque a Cettigne, allora capitale del Regno del Montenegro, l’8 gennaio 1873, dal sovrano Nicola I. Sposò, convertendosi al cattolicesimo, il principe ereditario d’Italia S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia, assumendo così anch’ella il titolo di Principessa di Napoli. Con l’assassinio di S.M. il Re Umberto I, l’anno 1900 vide l’ascesa al trono della nuova coppia reale. Dal punto di vista ufficiale assunse, in versione femminile, tutti i titoli del marito S.M. Vittorio Emanuele III: Regina d’Italia e, con l’avvento dell’impero coloniale, Regina d’Albania ed Imperatrice d’Etiopia. La sua presenza accanto al sovrano si mantenne sempre umile e discreta, mai coinvolta in questioni strettamente politiche, ma piuttosto dedita e attenta ai bisogni del suo popolo adottivo. Solo il 27 novembre 1939, tre mesi dopo l’invasione tedesca della Polonia e la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia alla Germania, la Regina Elena si sentì in dovere di scrive una lettera alle sei sovrane delle nazione europee ancora neutrali (Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Bulgaria e Jugoslavia), al fine di evitare all’Europa ed al mondo l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Riconoscendo i suoi alti meriti, il Sommo Pontefice Pio XII il 15 aprile 1937 le aveva conferito la “Rosa d’oro della Cristianità”, cioè la più importante onorificenza possibile a quei tempi per una donna da parte della Chiesa Cattolica.
Qualche mese dopo l’Università di Roma la proclamò invece dottore in medicina “honoris causa” e parecchi stati le conferirono altissime onorificenze, che Ella accettò solo per ragion di stato, essendo particolarmente restia a qualsiasi forma di vanità. Con l’abdicazione di suo marito alla Corona d’Italia, si ritirarono in esilio presso Alessandria d’Egitto, dove il 28 dicembre 1947 rimase vedova. Tre anni dopo si scoprì malata di cancro e si trasferì in Francia a Montpellier, presso l’Albergo Metropoli, continuando ad aiutare il prossimo, pur avendo risorse sempre più scarse e dovendo combattere strenuamente contro il male che l’affliggeva. Nel 1951 si trasferì al “Mas du Rouel” e nel novembre 1952 si sottopose ad un grave intervento chirurgico nella clinica di “Saint Cóme” ove morì il 28 novembre 1952. Fu sepolta, come suo desiderio, in una comune tomba del cimitero cittadino a Montpellier, insieme ai poveri che aveva sempre amato.
In occasione dei festeggiamenti per il 50° anniversario della morte della Regina Elena la Repubblica Italiana ha voluto dedicare alla sua memoria un francobollo commemorativo con sovrapprezzo a favore della ricerca e delle prevenzione dei tumori del seno. Sempre in tale ricorrenza il vescovo di Montpellier diede ufficialmente inizio alla causa di canonizzazione della “Serva di Dio Elena di Savoia, laica della diocesi di Montpellier e del vicariato di Roma, regina d’Italia”. Attore del processo è l’Association Internationale Reine Hélène d’Italie, con sede a 542 Rue de Centrayrargues, 34000 Montpellier, France, a cui ci si può rivolgere per informazioni e per dare relazioni di grazie ottenute per intercessione della Serva di Dio. La fama di santità della Regina Elena era già stata esplicitata dal Card. Ugo Poletti, in un’omelia di cui si riportano alcuni passi nel secondo documento sottostante.

LETTERA ALLE REGINE D’EUROPA 
“Signora e Cara Sorella, 
La profonda commozione ispirata dalla visione della immane guerra che si sta svolgendo sui mari, per terra, per l'aria, dovunque grandi Stati e grandi Popoli con tutto il loro coraggio, con tutto il loro genio e con tutte le loro ricchezze, dibattono senza tregua e senza pietà interessi e sentimenti in contrasto, mi spinge a rivolgervi un cordiale invito: 
La guerra che infiamma tanti eroismi a distruggere vite, lavoro, fede nel domani, cioè i presìdi stessi della civiltà, minaccia di dilagare nello spazio e nel tempo, e di inasprire i suoi terribili rigori ogni giorno peggio, così da scuotere la base stessa della comunione delle genti. 
Altissime autorità hanno già rivolto ai belligeranti in nome di Dio ed in nome di uno, ovvero di un altro popolo neutrale, voti di pace che non furono accolti. 
Questi precedenti potrebbero inaridire le speranze e togliere coraggio a nuove iniziative. Ma non impediscono ai cuori innumerevoli delle donne di ogni regione del mondo, di elevare ai Capi degli Stati belligeranti l'invocazione sorta dal proprio orrore, dalla propria pietà e dalla propria saggezza, perchè si fermino a considerare non solo le proprie ragioni, ma quelle altresì del sentimento umano . Esso implora tregua a tanta strage di vite, ed a tanta distruzione di beni, a tanto turbamento di animi, e a tanta interruzione di industrie, di arti, di studi civili; implora la cessazione della guerra, non ai soli belligeranti aspro flagello, ma a tutti, senza distinzione, causa di sacrifici immani. 
Io mi rivolgo perciò a Vostra Maestà, a Sua Maestà la Regina Elisabetta del Belgio, a Sua Maestà la Regina di Jugoslavia, a Sua Maestà la Regina Giovanna di Bulgaria, a Sua Maestà la Regina Alessandra di Danimarca, a Sua Maestà la Regina Guglielmina dei Paesi Bassi ed a Sua Maestà la Granduchessa Carlotta di Lussemburgo, e le prego di volere accogliere con me quelle invocazioni di madri, di sorelle, di spose, di figlie; di conferire alle medesime invocazioni prestigio, vigore, diffusione, efficacia, unendo gli animi nostri e le nostre voci al fine di ottenere che le ostilità siano sospese e che gli sforzi siano uniti affinché si raggiungano accordi e pace duratura. 
Nessuno può dubitare della devozione con la quale ciascuna di noi sarebbe pronta al sacrificio di sé e dei suoi stessi figli per la propria Patria. 
Questo stesso comune sentire ci induce a comprendere di quali ansie vivano oggi milioni di madri, anelanti esse pure ai giusti riconoscimenti dei diritti dei loro Paesi, ma altresì alla salvezza dei figli mercé una pace definitiva e saggia. 
A questo invito ed alla speranza di unire gli sforzi nostri pacificatori, mi incoraggia l'esempio di due Principesse di Savoia: Margherita d'Austria vedova di Filiberto II Duca di Savoia, che fu dal suo Padre nominata Governatrice dei Paesi Bassi, e Luisa di Angoulème moglie di Carlo di Valois, nata principessa di Savoia e madre di Francesco I Re di Francia. 
Queste due Principesse, spinte irresistibilmente ad arrestare le ininterrotte effusioni di sangue prodotte dalle guerre fra imperiali e francesi, negoziarono nel 1529 quel trattato di Cambrai che, in loro onore , fu chiamato la "Paix des Dames". 
Possa anche a noi essere consentito di persuadere gli uomini ad ammettere che la guerra sia troncata, e che adeguati metodi per risolverla, con onore di tutti, siano equamente cercati dalle parti”. 

DALL’OMELIA DEL CARDINALE UGO POLETTI 
Il 24 Ottobre 1993 ebbe luogo la solenne inaugurazione dei paramenti, confezionati dall'abito nuziale della Regina Elena, restaurati dall'Association Internationale Reine Hélène d’Italie, con una Santa Messa solenne celebrata da S.Em.Rev.ma il Signor Cardinale Ugo Poletti, che pronunciò l'omelia della quale qui di seguito si riportano i passi più salienti ed inerenti la vita di S.M. la Regina Elena: “II ricordo odierno della Regina d'Italia, Elena di Savoia, è doveroso, anche secondo le parole della Sacra Scrittura: «Mementote praepositorium vestrorum …» (Eb.17,7), «Ricordatevi dei vostri capi». La Regina Elena è stata forse troppo sottovalutata anche nell'estimazione popolare perché, entrata con nobile discrezione, con umiltà e con intelligenza nella Famiglia Reale, ha saputo tenere, nella storia del popolo italiano, il suo ruolo di Regina con silenziosa generosità e con spirito sciolto e spontaneo. Ha portato, nella Casa Reale Sabauda, sempre contraddistinta da uno stile austero, rigoroso, estremamente riservato, con caratteristiche prettamente piemontesi, un tocco di delicatezza, di finezza, di umanità, di apertura verso la povera gente, come si conviene ai nobili ed ai governanti, che devono avere cura e sollecitudine verso tutti i sudditi, ma anche amore per i più poveri. La Regina Elena è stata definita la «Regina della Carità», e non poteva esserle attribuito titolo più nobile e più degno; si è servita della sua altissima dignità per un compito veramente cristiano, il più nobile tra tutti i compiti: «servire»; servire i bisognosi, servire la povera gente. L'esempio nel quale la bontà e sollecitudine materna della Regina rifulse in modo incancellabile, è stata la sua azione nel terribile terremoto che distrusse Messina nel 1908. La Regina si recò subito là, in mezzo alle famiglie doloranti, tra case in lutto, a soccorrere i feriti e a guidare gli smarriti, organizzando di persona un efficace e intelligente servizio di amore, di carità cristiana, che La rese cara a tutto il popolo italiano, il quale Le attribuì di conseguenza, il nome memorabile di «Regina della Carità». Quello fu l'episodio più evidente. Ma la regina Elena ha profuso amore e carità in mille forme sconosciute, in mille modi che, sempre personalizzati, raggiungevano i bisognosi più nascosti della popolazione italiana. Donna forte, serena, aperta e persino garbatamente estroversa; consorte saggia a prudente; madre cristiana educatrice; di nonna affettuosa, gioiosa; persona attenta al bene e al servizio del suo popolo italiano. Parlano tuttavia la sua stessa vita pubblica, la sua dignità e la sua sempre composta nobiltà, la sua fede, il suo amore silenzioso per l'Italia che non possono essere dimenticati. Sono certo che quella fede cattolica che Ella ha accettato e abbracciato per poter sposare Vittorio Emanuele III, non è stata mai per lei una formalità, bensì una regola di vita piena di servizio, e Colui che tiene conto anche delle più piccole cose, certamente ha premiato già nella gloria questa nobile donna. Non tanto dunque preghiamo per lei, ma preghiamo con lei perché molti imparino questa lezione: la nobiltà più grande è quella dello spirito, la nobiltà più vera è quella che illustra, illumina la vita. È vera dignità regale quella che dona la regalità allo spirito. Noi preghiamo perché non vengano mai meno nel popolo italiano i valori di rispetto, d'amore, di servizio alla gente, per i più poveri, per i più umili. La Regina Elena nella Casa Savoia e nella storia d'Italia è una gemma di dignità regale e di nobiltà cristiana”. 

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