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Taranto. Lo scrigno del dialetto, Lenoci e Ancona ieri al Salotto Letterario Recupero di Martina Franca

TARANTO – L’accogliente, ovattata sala del salotto letterario di Teresa Gentile, nel Palazzo Recupero di Martina Franca, ci richiama alla mente quel progetto culturale della nostra amica Michela Alessandroni della casa editrice flower-ed [1] che ha inaugurato la collana "Il Salotto di Ersilia", con l'intento di riproporre in edizione digitale gli scritti di Ersilia Caetani Lovatelli: un progetto di digitalizzazione atto a preservare, valorizzare e diffondere i suoi studi.

Partiamo da una digressione per parlare di questo binomio preservare-valorizzare. Perché, ieri sera, questo abbiamo visto: una kermesse di lavoro in team – come scrive quest’infaticabile dispensatrice di cultura sul suo profilo di Facebook – basato su salda amicizia e grande rete dove i nodi sono musica, poesia, tradizioni locali, del bel canto. Come quello del tenore Giovanni Nasti che ha offerto il vigore dei suoi polmoni alla serata. Tutto è venuto fuori ieri: la preoccupazione del presente, la bellezza del passato, le guerre e la pace, la terra e i suoi sapori, il Natale, la fede, la bellezza. Difficile fare sintesi di quelle emozioni che nascono da un racconto corale.

Allora parleremo di lui, di Francesco Lenoci, un martinese doc che vive a Milano, insegna economia all’Università Cattolica; è vice-presidente dei pugliesi nel Mondo, blogger molto attivo in rete, devoto di Don Tonino Bello, questa figura semplice che ha lasciato una scia del suo passaggio che non è solo santità, è pacifismo estremo, anche a costo della vita. Ma non è la biografia del professore che interessa, quanto piuttosto quello che ha detto nel cuore della bella serata. Il valore del dialetto come lingua che parla dell’anima del popolo in modo più diretto, che colpisce le sinapsi del piacere intellettuale.

Il professore cita i motti della Brigata Sassari in lingua sarda come del resto si può ascoltare nel loro inno [2] che viene espresso anche nelle parate del 2 giugno ai fori imperiali. Il dialetto è presente nei moti popolari risorgimentali. Chapeau!

Il vernacolo quindi non può essere indicato come lingua antica, stantìa, minore: “la lingua italiana è un artificio creato sopra la cultura millenaria degli idiomi popolari”. Un altro riferimento è stato alla poesia di tutto il mondo: “i poeti hanno nel corso dei secoli rappresentato l’intera essenza culturale del popolo mettendo in primo piano il proprio sentimento”

Questo diventa spartiacque anche rispetto a scelte culturali di valorizzazione del territorio. Come ha detto il sindaco, Franco Ancona. Il primo cittadino ha parlato di fascino e di difficoltà nell’affermazione di questa cultura.

Per tutte le devastazioni che ci sono oggi nell’omologazione di massa contemporanea. Ma ha fatto riferimento alla cultura dell’accoglienza, altro tema molto presente nelle poesie sciorinate ieri, con le attestazioni di custodi della bellezza date a ciascuno dei partecipanti, compreso il libro che raccoglie tutti questi contributi. Il sindaco ha parlato della prima accoglienza realizzata dal Comune di Martina Franca per l’emergenza profughi: “la prima tornata ha visto un’enorme solidarietà da parte dei martinesi, persino eccessiva, la seconda no, perché nel frattempo aveva fatto breccia il tema della sicurezza”.

L’anno che si chiude dopo le stragi da Parigi in poi pesa su tutti i pensieri comuni. Che necessita di un salto culturale imponente, per accogliere le diverse culture; evitare, per esempio, che i mussulmani di Bruxelles, che oggi sono un quarto della popolazione (stimati tra i 200 e i 300 mila), e ciò nei refrain della destra estrema viene visto come spauracchio per alimentare la xenofobia, non finiscano per essere da noi stessi buttati nella rete della propaganda dello Stato Islamico. Ecco la funzione straordinaria della cultura.

Non spegnere la speranza, di questo scrigno di tesori che è certamente destinato a diffondere cultura per il nostro godimento e che fa diventare questo salotto martinese, come scrive Teresa Gentile, luogo: “della Misericordia, dell'Amicizia, della Tenerezza e la comune e appassionata ricerca della Fratellanza, dell’Amore, dell’Armonia e della Bellezza”. E, per quanto ci riguarda, lo facciamo nostro.