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A FORTE CAVALLI INAUGURATA LA MOSTRA SULLE OPERE DEL GENIO MILITARE

Foto di Giovanni Isolino

Strade militari, opere idrauliche collegate. Storie di uomini, di pendii da scegliere come avamposto militare per avvistare, difendere e contrattaccare. Storie di strade da costruire per collegare, di fortificazioni, di grandi opere di ingegneria umana, ma storie anche di guerre, però da conservare nella memoria quale insegnamento per le nuove generazioni. Come si legge in un cartello: “Ho visto la guerra per questo amo la pace”.

Forte Cavalli, collina sud di Messina, da dove lo Stretto diventa una lunga linea. Una striscia tra terra e mare che si può raccogliere dentro uno sguardo fin quasi Milazzo, da una parte, e dell’altra oltre la città di Reggio Calabria. Il complesso di mura in pietra, piazza d’armi, locali, corridoi e torrette d’avvistamento è una delle testimonianze storiche di fortificazioni umbertine ristrutturato e trasformato in un museo militare che custodisce atti, cimeli, armi e munizioni che vanno dal 1860 fino al bombardamenti del 1943 sulla città dello Stretto.

Da oggi questo luogo ospita una mostra iconografica sulle opere del Genio militare, realizzate tra il XIX e il XX secolo sui monti Peloritani, materiale di una ricerca realizzata nell’ambito del dottorato in “Turismo, Territorio e Ambiente”, presso il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Messina e organizzata dall’associazione Comunità Zancle con il fondamentale aiuto di tutte le istituzioni militari di Messina ( presenti all’evento, ndt) e con il patrocinio dell’Assemblea regionale siciliana.

“Un luogo – ha sottolineato il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, nel suo intervento – che ci riporta alla mente tutti coloro che sono caduti per restituire la libertà alla nostra Sicilia e all’intera nazione e che è testimonianza della fondamentale e straordinaria opera ingegneristica che il genio militare ha svolto in tantissimi territori e, in particolare, sulle colline messinesi”.

“Il museo – ha spiegato successivamente Enzo Caruso, direttore del museo storico di Forte Cavalli – colleziona dei pezzi unici, che oggi non si trovano più da nessuna parte, e che ci sono stati donati da tutte le istituzioni militari. Dei reperti attraverso i quali possiamo vedere e toccare la storia, cosa assai diversa dal poterla solo raccontare”.

Infine sempre nel week end, al vivaio forestale di “Ziriò”, sono state scoperte delle tabelle segnaletiche in legno, che indicano le molteplici opere concentrate in quell’area, anticamente conosciuta con il nome di “Passo Croce di Cumia”.