
di Francesco Mazzarella
C’era una volta, in un cassetto di legno chiaro, un mondo silenzioso e ordinato, dove ogni calzino viveva al fianco del suo gemello. Si dormiva tranquilli, ci si svegliava in coppia, si andava nel mondo due a due. Uguali. Precisi. Perfetti.
Tutti tranne uno.
Lui si chiamava Zig. Arancione con pois blu, il bordo verde fluo e un piccolo razzo ricamato vicino al tallone. Un giorno, dopo un lungo e turbolento viaggio in lavatrice, il suo gemello non tornò più. Forse si era nascosto. Forse si era perso. O forse, come pensava Zig nei giorni tristi, aveva scelto di non tornare.
Da allora, Zig si sentì vuoto a metà. Gli altri lo evitavano, parlavano sottovoce quando passava.
“È solo.”
“È diverso.”
“È… spaiato.”
Zig imparò a stare in silenzio, rannicchiato in un angolo del cassetto. Guardava gli altri uscire in coppia, vivere le loro avventure, tornare stanchi ma felici. Lui restava lì, immobile, con un piccolo razzo che non partiva mai.
Finché un giorno, la piccola Mia – occhi grandi e cuore ancora più grande – aprì il cassetto. Cercava qualcosa di speciale per la giornata della gentilezza.
Frugò tra le coppie ordinate, poi si fermò. Prese Zig tra le dita.
“Tu sei bellissimo…” sussurrò. Zig arrossì, se mai un calzino potesse farlo.
Poi Mia prese un altro calzino: si chiamava Toc. Verde prato con stelle rosse e una piccola toppa sul tallone, segno di una lunga storia. Anche lui era spaiato da tempo. Anche lui conosceva la malinconia.
Mia li accostò. “Diversi, sì. Ma insieme… che meraviglia.”
Zig tremò. “Ma… siamo così lontani…”
Toc abbassò il bordo. “Non combaciamo.”
Ma Mia non aveva dubbi. “E proprio per questo vi scelgo. Perché siete unici. E insieme, siete veri.”
Li infilò con cura ai piedi, sorrise e uscì di casa. Il mondo la guardava curioso, qualcuno rideva. Ma lei camminava fiera, perché portava ai piedi due storie diverse che avevano deciso di camminare insieme.
Da quel giorno, Zig e Toc non si sentirono più sbagliati. Non si somigliavano, è vero. Ma proprio per questo potevano imparare l’uno dall’altro. Toc ascoltava quando Zig sognava. Zig rideva quando Toc raccontava le sue cicatrici.
Nel cassetto, la voce si sparse: Mia ha indossato due calzini diversi. E li ha fatti sentire scelti.
Qualcosa cambiò. I calzini cominciarono a guardarsi con occhi nuovi. La paura del diverso lasciò spazio alla curiosità. E qualcuno, piano piano, provò a mettersi accanto a un altro… non uguale.
Perché se c’è un cuore che accoglie, anche ciò che sembra storto può diventare bellezza.
E Zig capì che non era importante trovare l’altro uguale a sé.Era più prezioso trovare qualcuno disposto ad amarlo così com’era. E da allora, ogni calzino spaiato sa: non è l’essere uguali che unisce, ma il riconoscersi preziosi nella propria unicità. E saper accogliere l’altro così com’è… è la più bella avventura da indossare.
Fine… o inizio.