Il mare , un mondo liquido tra realtà e suggestioni.

La suggestività di alcuni fenomeni che si manifestano in un “habitat”così articolato, producono effetti stranianti in chi li osserva

La città di Messina è una città d’acqua, essa si stende languida verso il mare che la percorre  e la anima, si riflette nello Stretto quasi come in una laguna. Al viaggiatore che arriva per la prima volta nel porto, sfugge la linea di confine tra mare e terra e la città  appare erta  sullo specchio limpido della superficie marina. Di questo  connubio tra terra e acqua, gli autori hanno fatto il tema di fondo  del testo, arricchendolo delle loro preziose competenze ed esperienze. “Le suggestioni del mare di Messina” ( C. E. Edas Me 2018 pg. 198) è un ‘opera in due volumi( di cui solo il primo pubblicato) nata dalla collaborazione tra noti studiosi,esperti conoscitori del mare , i cui saperi s’intrecciano armoniosamente e vicendevolmente :Giovanni Ammendolia, Ignazio Rao( autori del primo volume) Mauro Cavallaro, Franz Riccobono(autori del secondo) . Il testo è scritto in memoria del prof. Guglielmo Cavallaro, già docente di Zoologia marina presso l’Università di Messina, da cui è partito quel fuoco che ha animato gli autori nella stesura dell’opera. Il “Fretum Siculum”, come veniva chiamata dai Romani, questa strettoia d’acque che stacca la Sicilia dal continente ,viene osservato non solo dal punto di vista naturalistico ma anche sotto l’aspetto socioculturale.  Tra gli argomenti di maggior spicco, si colloca l’indagine sulla individuazione della località definita da Appiano “ Nauloco” (rifugio per le imbarcazioni )  situata nell’ampia zona  compresa tra Capo Milazzo e Capo Peloro , esattamente in prossimità della spiaggia di Acqualadroni, allo sbocco del fiume Malpartito, oggi Fiumara dei Corsari(come dimostrano antiche concrezioni, ritrovate in loco). Di grande interesse risulta anche la trattazione delle correnti marine a scorrimento orizzontale per l’attrazione del sole e della luna e il riferimento al Caloffuru, il più temuto tra i gorghi che terrorizzavano i naviganti. Interessante è anche l’excursus sull’ambiente pelagico e sui pesci abissali al cui studio un grande scienziato  messinese dell’età dei lumi, Anastasio Cocco, dedicò gran parte della sua vita. Di rilievo inoltre l’attenzione alla sfera antropica nel rapporto simbiotico  e scaramantico tra l’uomo e il mondo acquatico. Il linguaggio vernacolare registra il transfert di molti termini che, dalla sfera marina, sono stati assunti per  indicare atteggiamenti e comportamenti degli uomini. La paura del mare viene esorcizzata con orazioni e riti scaramantici e le orazioni che servono a placare la furia marina si accompagnano a gesti rituali quali “La caddata da cruci” sul pescespada, il taglio della tromba marina, oppure la benedizione dei natanti. Grande è la sapienza degli uomini di mare nel riconoscere i fenomeni atmosferici, nell’interpretare gli eventi e in qualche modo domarli. E’ un mondo primordiale quello del mare, in cui generosità, impeto e coraggio hanno un ruolo rilevante. La suggestività di alcuni fenomeni  che si manifestano in un “habitat”così articolato, producono effetti stranianti in chi li osserva. Soprattutto ai giovani va il forte messaggio dell’opera: bisogna salvaguardare  le tradizioni della cultura marina come lascito non solo materiale  ma anche morale. Il codice degli uomini  di mare è quello che preserva la vita degli altri senza tener conto della propria. Prova ne è il grande contributo dato dalle flotte siciliane per la salvezza dei profughi . 

 

Immagine pixabay

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