Luciano Panama: tra rock e canzone d’autore

Il concerto, inserito nel programma di questa prima edizione di Sud.O.RE Festival, vede l’artista messinese, che è stato in tour con il suo album “PIRAMIDI” (uscito lo scorso ottobre) per tutta l’Italia

Si è svolto l’undici agosto nello scenario a dir poco suggestivo del Giardino delle Sabbie del Parco Horcynus Orca di Capo Peloro, incastonato come fosse la pietra di un diamante dello Stretto di Messina, il live “solo” di Luciano Panama. Il concerto, inserito nel programma di questa prima edizione di Sud.O.RE Festival, vede l’artista messinese, che è stato in tour con il suo album “PIRAMIDI” (uscito lo scorso ottobre) per tutta l’Italia, tornare a suonare nella sua città, nella punta più nord orientale della Sicilia, proprio nel luogo in cui abita e dove è cresciuto. Il concerto si apre con brani suonati con la chitarra acustica: L’osservatore, Le Ossa, Ti solleverò, tratti da Piramidi, che impattano con armoniosa eleganza e creano quel mood che anche più avanti non smetterà mai di accompagnare la performance. A seguire Magna Grecia scritta su quella spiaggia più di 15 anni fa. Spazio anche alle cover, sempre piuttosto pericolose… invece Amore che vieni amore che vai di Fabrizio De Andrè è un mix di sonorità ricche di carattere ed espressività che chiude la prima parte del set per passare al pianoforte con Battiti e Prima Luce, canzoni che riportano l’artista alla sua vita appena passata a rincorrere le date con la sua band Entourage, progetto che con l’album del 2013, Vivendo Colore, ha visto la vera maturità artistica. E’ il momento della seconda cover La Musica che gira intorno di Ivano Fossati, omaggio all’artista ligure con il quale si misura con personalità lasciando davvero la musica a girare.  E poi ancora Piramidi con Gente del Presente e Man. Si torna alla chitarra dove un altro brano tratto dal “passato”, Verve, e l’ultima cover Segnali di vita del maestro Franco Battiato chiudono il  live set. Peccato che il pubblico non abbia nessuna intenzione di andare via, mentre è già passata un’ora, il silenzio  rotto solo dagli applausi del pubblico rende l’atmosfera davvero magnetica. Nonostante Panama sia “solo” in questo set, alternandosi alla chitarra acustica e al pianoforte, il live risulta energico e mette in luce un progetto dettato da una forte passione che ha come obiettivo la ricerca dei contenuti. Panama esprime un’autenticità di scrittura e un timbro vocale interessanti. Sono progetti come questo che stanno alla base dello sviluppo culturale del nostro paese, della nostra città, musicisti indipendenti che si autogestiscono e autoproducono. Anche se oggi il termine “indie” è stato stravolto esiste ancora un tipo di scelta che spesso finisce nell’ombra a causa del music business che ha come principale obiettivo la parte economica della musica piuttosto che quella culturale. Ridateci i cantautori, quelli veri.

Stampa Articolo Stampa Articolo