L’etno antropologia della lingua
Agostino Gaudinieri.
Tra i soldati, militari ufficiali, ricorre spesso il nome di Agostino Gaudinieri. Il Gaudinieri, nato a Spezzano Albanese il 28 luglio del 1892, che arriverà a rivestire successivamente il ruolo di Colonnello, viene nominato con Regio decreto del 16 aprile del 1914 Sottotenente di complemento di Fanteria, la cui nomina viene pubblicata sulla “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” in data 18 maggio 1914, numero 117.
Mentre, due anni dopo, il Ministero della Guerra con Disposizione sugli Ufficiali in Servizio Permanente, sempre Arma di fanteria, adotta un provvedimento per la promozione a Tenente con Decreto Luotenenziale del 24 agosto 1916, Decreto che viene pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” de 14 settembre 1916, numero 217.
Più volte distintosi per le sue azioni e più volte ferito viene molte volte decorato.
In qualità di Sottotenente di complemento del suo Reggimento di fanteria venne decorato perché “ferito più volte mentre conduceva energicamente il suo plotone in soccorso di altri reparti, non si allontanava dal combattimento. Bosco Cappuccio, 20 luglio 1916”, così si legge negli Atti ufficiali (http://www.istitutonastroazzurro.org/). Precedente, dunque, alla nomina di Tenente.
In una ricostruzione sui decorati di guerra lo storico Ferdinando Cassiani, successivamente citato nello studio di Alessandro Serra, ebbe a scrivere: “…fra le insidie di Bosco Cappuccio, Agostino Gaudinieri, magnifica tempra di ufficiale, tre volte ferito, merita la medaglia d’argento al valore militare” (in Ferdinando Cassiani, “Spezzano Albanese nella tradizione e nella storia”, 1929 e poi ripreso da Alessandro Serra in “Spezzano Albanese nella vicende storiche sue e dell’Italia (1470 – 1945)” del 1987.

Agostino Gaudinieri ebbe una carriera brillante sino ad arrivare a colonnello dell’esercito ed ebbe un ruolo particolare sia durante il passaggio dalla Marcia su Roma alle Leggi Fasciste sia durante gli anni del Regime. Sempre al servizio dell’esercito fu un punto di riferimento nell’ambito dei rapporti tra la vita militare, l’attività del Regime e la Monarchia.
Era figlio di una nobile famiglia di Spezzano Albanese, ecco le sue origini Arbereshe (Italo – albanesi): La madre la nobile Amalia Guaglianone e il padre il nobile Mariano Gaudinieri, le cui discendenze risalgono alla nobiltà di Acri tra il tardo Rinascimento e l’età pre Illuminista. Aveva altre due sorelle: Giulia e Marietta e un fratello di nome Domenico.
Fu una personalità importante e imponente nella Calabria tra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Visse, dopo i natali di Spezzano Albanese, a Cosenza con proprietà anche a Mendicino, in provincia di Cosenza.
La sua figura rientra nel quadro delle riproposte di quegli eroi di guerra che hanno combattuto portando alto il vessillo d’Italia. Infatti a Bosco Cappuccio, lungo il fiume Isonzo, si svolse una dura battaglia, che vide l’esercito italiano impegnato in prima fila a difendere il destino della Patria.

Agostino Gaudinieri fu un protagonista di quella “resistenza” in nome dell’Italia. Muore nel 1966. Hanno scritto sulla sua poesia in lingua italiana e in dialetto, personalità importanti della letteratura e persone l’attenta antropologa Maria Zanoni, esperta di antropologia dei linguaggi, ha dato una sua sottolineatura. Qui di seguito alcune delle poesie tra Padula e Ciardullo in una ironia che soltanto nel dialetto ha una forte resa espressiva
La poesia il dialetto
1
Chiova. Chiova.
Chiova.
U vidi cumi chiova?
Ogni guccia ti luccica
supra a capo.
Si na fata
e u cori è tuo.
Cu te mi curicu
e cu te fa jurno!
2
Un ce’ chiu’
u fucularu appiccicatu.
Un ce’ nessunu.
A casa e’ vacanta.
Ma a vuci si senta
intra i stanzi
e m’arriva cumi
u vientu.
3
A sazizza è a palu
o rutunna.
Chi a vo’ cotta
chi a vo’ cruda.
Chi a vo’ sutta a cinnira
chi a vo’ aru fuoco.
Ma cumi a fa’ fa’
e’ sempri bona.
Russa o ianca.
Na cosa u ntana scurda’.
Cu spitu si gira
ma cu i mani
ana mangia’.
Sulu a cussi’
a vucca a po’ assapura’
cu nu piezzu i pani
ana mangia’.
Vruscenti ti ricrii
u cannaruozzu
e tutti i ntrami.
Nun ti scurda’
tunna o a palu
a sazizza
cu i mani tana gusta’
e cu u mussu ana licca.
4
I pipazzi da grasta
su tutti crisciuti.
Cu tiempu
ca passa o si criscia
o si mora.
Se pipazzi
vruscienti
incinirati
mangi
ti scuordi ca a morti
ti po’ arruba’ a vita.
Vienimi a truva’
ca u pipazzu
ti fazzu pruva’
5
Quannu scinna a notte
e chiova supra i rosi
u vientu manna via
tutti i nuvuli
e a luci da luna fa chiaru
u scuru.
Io piensu a tutti
i juorni passati
e mi scinna
na malincunia
accussi triste
ca sulu u silenzio
po’ capì.
Passa u tiempu
e i paroli
nu bastanu pe raccunta’
na vita di viaggi e damuri
di gioi e duluri.
Guardu a rosa
che puru sutta a niva
è rimanuta tisa
e na canzuna antica
mi sona inta a capu
e tantu cosi vidu
come si non fussero
mai
….
Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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