C’era una volta nel mio paese una via Carmelitani

Nel mio paese la Spagna ha recitato la sua Andalusia. C’era una volta una strada di infanzie vissute...Tutto è memoria, tutto resta come a disegnare il cuore di Dio. Sono nato in una grande casa su Via Carmelitani dove il castello segnava orizzonti di tempo. “Solo Dios basta”, dice Santa Teresa d’Avila. Via dei Carmelitani è il mio sogno che vive...

PIERFRANCO BRUNI

“Nada te turbe
nada te espante,
todo se pasa,
Dios no se muda;
la paciencia
todo lo alcanza…” .

Non ho più storie. Le storie sono finite. E il finito cosa è?
Ma se nulla mi turba, nulla mi spaventa perché la pazienza tutto ottiene.
Viaggio nei solchi della pazienza perché nulla può spaventarmi…
C’era una volta una strada, in un paese di infanzie vissute, che si chiamava Via Carmelitani. O Via dei Carmelitani.
Forse c’era questa strada e forse alla fine di questa strada c’era un convento di suore carmelitane.
Le Carmelitane scalze.

Io sono cresciuto lungo i passi di questa via. E c’erano mio padre e mia madre. Ma questa strada ha segnato anni di scavi che restano simboli negli anni che sono spariti. La ricordo e nel ricordare cerco di non dimenticare i dettagli.
Questo mio paese ha radici in cui la Spagna ha recitato la sua Andalusia. Ho vissuto in una grande casa da dove si leggono i torrioni del castello.
Un castello in cui i Mendoza hanno tracciato memorie.
Tutto è fatto di memorie perché tutto resta come a disegnare il cuore di Dio. Soltanto nel cuore di Dio è possibile attraversare il tempo che consideriamo perduto. Sono nato in una grande casa su Via Carmelitani e la mia famiglia portava in dono la nobiltà degli spazi e del castello recitato da Santa Teresa di Gesù.
La Santa Teresa D’Avila.

La Santa che recita: “…quien a Dios tiene
nada le falta.
Solo Dios basta”.

C’era una volta…
Forse c’erano una volta due palme e poi il vento portò la sabbia dei deserti e le tartarughe fuggirono e le aquile si persero e tutto ha un senso…
Perché tutto ha un senso…

Rileggo sui gradini della scala della mia casa nel giardino delle fejoie le parole che mi porto dentro da quando ho cominciato a capire gli orizzonti nascosti di una via… Via Carmelitani…
Ora mi hanno detto che non porta più questo nome… Non ha importanza… Per me resterà Via Carmelitani…
Forse c’era una volta…
E gli echi che mi giungono da distanze si lasciano ascoltare: “Niente ti turbi – niente t’attristi, tutto dilegua – Dio non si muta, con la pazienza – tutto t’acquisti, manchi di nulla –se hai Dio nel cuore: basta il suo amore” (Santa Teresa D’Avila”.
Forse c’era una volta…

C’era una volta una vita che si racconta come bellezza… perché nella bellezza il silenzio si vive come ascolta del Dio che non ci perde del Dio che non perdiamo… fino a quando “L’acqua della grazia/arriva alla gola,/tanto che l’anima non può/né sa, come avanzare/né come tornare indietro”.
Quella via è il racconto di una casa di una vita di un sogno…
C’era una volta…
Mio padre non smette di vestire la sua eleganza e mia madre ha il sorriso negli occhi…

Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al  Ministero della Cultura

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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