A Teheran un incontro senza appuntamento e fu amore

La città dove le notti sono profumate di rose e gelsomino, e le stelle brillano come diamanti nel cielo, una giovane donna di straordinaria bellezza, con occhi dal cielo stellato e capelli neri come la notte. In una Terra che si chiamava Persia

Pierfranco Bruni

Tra le vie e un canto si racconta di un incontro e di un amore in una terra chiamata Iran…
Teheran, città dove le notti sono profumate di rose e gelsomino, e le stelle brillano come diamanti nel cielo, viveva una principessa di nome Shirin. Era una giovane donna di straordinaria bellezza, con occhi come il cielo stellato e capelli neri come la notte. La sua pelle era come il latte, e le sue labbra erano rosse come le rose di Shiraz.
Un bel giorno, mentre passeggiava nei giardini del palazzo, Shirin vide un giovane occidentale che si era perso nelle strade di Teheran. Era un uomo di grande bellezza, con occhi azzurri come il cielo e capelli biondi come il sole. Si chiamava Alessandro, e veniva da un paese lontano, dove le Alpi toccano il cielo.


Shirin e Alessandro si incontrarono per destino. Un incontro senza appuntamento. Si guardarono negli occhi, e si innamorarono intensamente. La principessa di Teheran e il giovane occidentale si amarono con passione e rispetto, senza mai dimenticare le loro rispettive culture e tradizioni.
Vissero insieme per lungo tempo, e la loro storia d’amore fu come un fiume che scorre senza fine. Si rispettavano a vicenda, e si amavano con tutta l’anima. La principessa Shirin insegnò ad Alessandro la poesia di Rumi e la musica di Tar, e Alessandro le insegnò la storia dell’Occidente e la filosofia di Platone.

La loro storia d’amore fu come un ponte tra due mondi, un ponte di rispetto e comprensione. E vissero felici, circondati dalla bellezza della Persia e dalla cultura dell’Occidente.


Ma in una sera senza luna Alessandro partì. La principessa Shirin rimase sola nel palazzo, con il cuore pieno di nostalgia e di ricordi. Il giovane occidentale le aveva lasciato un vuoto dentro, che sembrava impossibile da colmare.
Shirin aspettò per lungo tempo, sperando che Alessandro tornasse da lei. Ma il tempo passava, e non arrivavano notizie. La principessa si consumava di dolore e di solitudine, e le notti erano più lunghe e più oscure senza la presenza del suo amato.
Shirin non perse la speranza. Continuò a vivere la sua vita, circondata dalla bellezza della Persia e dalla cultura del suo popolo. Ma il suo cuore rimaneva legato ad Alessandro, e ogni giorno si chiedeva se lo avrebbe rivisto ancora. Chissà se lo avrà mai rivisto?
La storia di Shirin e Alessandro divenne una leggenda, un simbolo dell’amore che può unire due persone provenienti da mondi diversi. La principessa di Teheran continuò a vivere, con il cuore aperto e la speranza tra una via e un canto.

Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al  Ministero della Cultura

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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