La fiction tra Benito e Dino Grandi? Credo proprio di sì con tanti errori storici e molta demagogia

Sì, il cinema è finzione. Vero.... La lunga notte – La caduta del Duce, prima tv su Rai, appare una leggerezza che nasce da una non conoscenza della scientificità storiografica e di tutti i modelli di ricerca che dal 1945 sono stati avanzati sia in campo propriamente storico, sia letterario che cinematografico...

[2/2, 15:52] Pier: Non mi irrita assolutamente questa fiction in tre serate. Perché dovrebbe. Mi fa soltanto sorridere. Mi fa capire oltre tutto con quanta leggerezza si affrontano e si propongono, in prima serata, vicende che non hanno alcuna attinenza filologica con la storia che consideriamo un insieme di fatti. Mi riferisco proprio a La lunga notte – La caduta del Duce, prima tv su Rai 1. Una leggerezza che nasce da una non conoscenza della scientificità storiografica e di tutti i modelli di ricerca che dal 1945 sono stati avanzati sia in campo propriamente storico, sia letterario che cinematografico. Non può essere così affrontata una questione che ha cambiato, oltre la cronaca, il volto di una Nazione e dell’Europa attraverso la “radicalizzazione” dei protagonisti diventati personaggi.

A cominciare dai fatti inventati come Italo Niccolai e il padre. Si vuole un ruolo predominante al partito d’azione? E i comunisti e i cattolici?

Le dinamiche sono state altre. Ben altre. È da dilettante mostrare una Rachele capace a governare soltanto le galline. È come se il Gran Consiglio non fosse fascista. È come se non avessero accettato le leggi del 38. Dal 38 al 43 sono passati cinque anni. Bottai nel 1940 si inventa la rivista Primato con un progetto politico culturale preciso. Dopo il 38. Insomma ci stavano Grandi, Ciano e Bottai (e gli altri che firmano un ordine del giorno che Mussolini conosceva già e che aveva accettato di mettere ai voti), che avevano fatto il Fascismo. Si pensi al ruolo di Bottai nella formazione culturale del Fascismo sin dall’inizio dei suoi incarichi.

Sì, un film è arte della invenzione e fantasia, ma a questo punto lo si dica molto bene e non in una semplice piccolissima sottolineatura illeggibile. Allora. Claretta Petacci non è stata assolutamente quella “soecie” di donna che si è voluta mostrare. C’è una vasta bibliografia in merito che fa rabbrividire. Mussolini non è stato un “rincoglionito” preda delle fobie. Grandi non è stato questo grande stratega che si voluto mostrate con tutte le contraddizioni emerse tra Casa Savoia e gli inglesi. Non poteva non sapere che la caduta di Mussolini sarebbe stata la caduta del Fascismo e tanto meno poteva illudersi di diventare il “presidente del Consiglio” diretto da un Vittorio Emanuele che da lì a poco fuggirà nonostante l’incarico dato a Badoglio, Maresciallo sconfitto.

Ci sono errori di fondo. Il fatto che Mussolini va in vesti borghese da Re è un dato da non trascurare assolutamente. Lo spettatore si è chiesto perché? Cosa stava accadendo realmente tra la Santa Sede e l Savoia o si vuole credere che il ruolo della principessa abbia realmente avuto un ruolo decisivo? Il fatto è che questo tipo di operazione diseduca alla realtà storica al di là della verità o meno. Il film di Lizzani è ben altra cosa. Ritorno su Claretta. Rivedete quel film di Lizzani per capire la tragicità dei fatti. Qui invece sembra un raccogliticcio di sensazioni messe insieme senza alcun apporto storico e bibliografico.

Il cinema è finzione. Vero. Ma quando si affrontano questioni del genere bisogna andare oltre pur partendo da una storia condivisa. Il rapporto Ciano Edda è una commediucula. Invece è un dramma.

Il rapporto tra Edda e lo stesso Mussolini è ben altro. Il fatto che culminerà, il risultato del Gran Consiglio, nel Processo di Verona offre una chiave di lettura molto più ampia. La notte del Gran Consiglio non si è svolta tirando e nascondendo dalla tasca la bomba a mano di Grandi e sarebbe finito come Pietro Micca. Ma dove hanno tirato fuori queste leggende?

L’altra contraddizione che si è notata è che nella Roma di quei giorni non sembrava affatto che si stesse in una atroce dittatura. Rivedere le scene all’esterno per rendersi conto. Insomma è una tre giorni che non fa bene a una storia che da Renzo De Felice a Giuseppe Parlato, dalla storiografia marxista a quella dei Malgeri ha costruito, se pur in sponde diverse, un viaggio dentro tutto il Fascismo. Dove andranno Grandi e Bottai dopo quella notte? Lo si sarebbe dovuto accennare. E gli altri? E I processati? E Ciano? Veramente si vuole credere che Mussolini non avesse la forza di salvare Ciano dalla fucilazione? Ma questa forse è una “finzione” che verrà dopo con altre tre puntate?

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, è direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Recentemente, con decreto del Ministro della Cultura, è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“.
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